Chi oggi ha meno di 35 anni in pensione potrebbe non andarci mai. Perdonate il titolo provocatorio, ma a ben ragionare la realtà è questa. Primo, perché le stime indicano che chi oggi è un under 35 andrà in pensione a 74 anni di età, che è già un traguardo importante da raggiungere. In secondo luogo perché chi andrà in pensione a quell’età, percepirà un assegno di almeno 1.000 euro. Questo significa due cose: che chi non arriva a 1.000 euro dovrà continuare a lavorare. E, inoltre, che chi avrà 1.000 euro pure sarà costretto a continuare a lavorare, anche perché i 1.000 euro di oggi non avranno certo il valore dei 1.000 euro fra 40 anni. Pertanto, esiste un problema giovanile, ovvero quello di chi oggi ha 35 anni e pensa di andare in pensione e forse dovrà rivedere le sue prospettive e pensare magari, sin da adesso, a una rendita integrativa.

Hai meno di 35 anni? In pensione ci andrai molto tardi

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Le nuove generazioni italiane stanno attraversando un momento di incertezza, specialmente quando si parla del futuro pensionistico. I dati più recenti mostrano un panorama alquanto preoccupante: per i giovani sotto i 35 anni, l’idea di una pensione potrebbe sembrare un’illusione piuttosto che una certezza. Ma come siamo arrivati a questo punto?

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Un’indagine condotta dal Consiglio Nazionale dei Giovani, in collaborazione con Eures, ha rivelato che l’attuale generazione, in base alle attuali proiezioni, potrebbe dover lavorare fino a un’età avanzata prima di poter percepire una pensione degna di nota.

Il rischio delle competenze e la fuga dei talenti

Parallelamente alla crisi pensionistica, l’Italia si confronta con un altro grave problema: la formazione dei giovani. Nonostante l’alta percentuale di disoccupazione e l’abbandono scolastico, molti studenti non acquisiscono le competenze essenziali, soprattutto nel campo scientifico-tecnologico. Queste carenze formativo-professionali sono preoccupanti considerando che questi settori rappresentano le aree con la maggiore richiesta di impiego.

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Questa situazione ha portato molti talenti a cercare opportunità oltre i confini nazionali, spinti dalla ricerca di migliori condizioni lavorative e salariali.

Meno di 35 anni e precario lavorativo: alla ricerca della stabilità

La Banca d’Italia ha messo in evidenza un’altra faccia di questa medaglia: la precarietà lavorativa che riguarda i giovani italiani. La transitorietà dei contratti e la mancanza di stabilità lavorativa sono diventati la norma per molti. Questo panorama lavorativo non è favorevole per chi aspira a costruire un futuro solido, né dal punto di vista professionale né da quello previdenziale.

Dall’istruzione alla pensione: i numeri parlano chiaro

Il rapporto Invalsi ha mostrato dati allarmanti riguardo le competenze degli studenti. Molti di loro non raggiungono le competenze base in materie fondamentali come italiano e matematica. E se guardiamo ai divari regionali, emerge un quadro ancora più complesso: nascere in una regione piuttosto che in un’altra può significare avere un’istruzione di qualità inferiore.

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Ma tornando al tema delle pensioni, il panorama diventa ancora più intricato. Fattori come la discontinuità lavorativa, i salari bassi, la mancanza di protezione sociale e i cambiamenti demografici stanno minacciando la sostenibilità del sistema pensionistico italiano.