La Legge di Bilancio 2023 prevede importanti modifiche al regime pensionistico per le donne, attraverso la misura Opzione Donna, che sarà nuovamente prorogato per il 2023 dopo molte discussioni e cambiamenti di direzione. In questo articolo andremo ad approfondire i requisiti e le nuove regole di accesso a questa misura di pensionamento anticipato a cui non tutte le lavoratrici possono accedere.

Opzione Donna 2023: requisiti richiesti, a chi si rivolge la misura

Opzione Donna 2023

Dal 1° gennaio 2023, le lavoratrici che hanno compiuto 60 anni e possiedono un’anzianità contributiva di 35 anni potranno accedere all’Opzione Donna. Le madri con un figlio potranno richiedere la pensione anticipata di un anno, mentre quelle con due o più figli potranno andare in pensione con due anni di anticipo. Per usufruire di questa opzione, le lavoratrici devono appartenere a una delle seguenti categorie:

  • avere una percentuale di invalidità pari o superiore al 74%;
  • essere caregiver per almeno sei mesi;
  • essere lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende per le quali è aperto un tavolo di confronto per gestire la crisi aziendale.

Questi requisiti devono essere verificati dalle commissioni competenti.

Concludendo, nel 2023 sono stati modificati alcuni requisiti di accesso per Opzione Donna, come l’età anagrafica, che deve essere di 60 anni (59 con un figlio e 58 con due o più figli) e 35 anni di contributi maturati entro il 31 dicembre 2022. Tuttavia, le regole sui tempi di maturazione dell’anzianità contributiva sono rimaste invariate.

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Calcolo assegno: come funziona

Per quanto riguarda l’assegno previdenziale, questo viene calcolato con il sistema contributivo, il che significa che la pensione subisce una decurtazione del 20-30%. Nel 2023 sono ancora in vigore le finestre mobili: le lavoratrici dipendenti riceveranno la pensione dopo 12 mesi dalla maturazione dei requisiti, mentre quelle autonome dovranno aspettare 18 mesi.

Per poter accedere a Opzione Donna 2023, le lavoratrici dipendenti devono avere 35 anni di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2022 e devono aver interrotto il loro rapporto di lavoro, senza poter utilizzare il cumulo gratuito dei contributi versati in diverse casse previdenziali e al netto dei periodi di malattia o disoccupazione.