Sui mercati finanziari fare previsioni a lungo termine è abbastanza difficile. Nel breve termine, invece, le cause dei diversi movimenti dei mercati dovrebbero essere più o meno facilmente individuabili.

I recenti andamenti, però, sembrerebbero far venire meno anche questa certezza. Così almeno hanno affermato gli esperti di Fundstore, una piattaforma di fondi comuni che fa capo a Banca Ifigest. Osservando l’attuale andamento dei mercati finanziari gli analisti hanno messo in evidenza la loro difficoltà nel comprende quanto stia accadendo nelle ultime settimane. Nel report gli esperti hanno usato una frase molto significativa per avere il metro della situazione: “Quel che si è visto non è razionalmente spiegabile, o quantomeno non del tutto”. Del resto, come potrebbe esserlo se si considera che la razionalità degli investitor è solo presunta?

Il giudizio di Fundstore non si limita solo all’andamento delle borse, a partire da quella di Wall Street, ma a tutto il mercato obbligazionario.

Mercato obbligazionario: Cosa è accaduto?

Ma cosa ha lasciato tanto stupore anche in coloro che di professione analizzano i mercati? La cosa difficilmente spiegabile è il rendimento del Treasury, ovvero i titoli emessi dal Governo statunitense. Questi sono cresciuti da un 1,2 per cento nel mese di agosto a un 1,7 per cento lo scorso 21 ottobre. Poi una caduta, a 1,4 per cento. La domanda è: quali elementi hanno influenzato questo andamento?

Una motivazione potrebbe essere l’instabilità degli operatori, che trova origine nelle politiche monetarie messe in atto dalle banche centrali ormai da oltre un decennio. Secondo logica, la risalita dei rendimenti obbligazionari è quasi scontata; l’economia americana cresce al 6 per cento, la stessa percentuale dell’inflazione.

Il trend rialzista dell’inflazione sembra essere molto più duraturo di quanto la Federal Reserve avesse ipotizzato. Ciò ha modificato l’atteggiamento degli investitori che hanno reagito vedendo Treasury.

La posizione della Federal Reserve

Ovviamente la Fed gioca un ruolo determinante in tutto questo scenario. A novembre è stata annunciata la riduzione del quantitative easing, oltre allo stop all’acquisto di Bond nella prossima primavera. Nel board di dicembre sono poi arrivate le prime aperture sull’aumento dei tassi di riferimento.

Stando alle previsioni dovrebbero essere tre i rialzi. L’aspetto però significativo è che, al di là delle intenzioni, per adesso il costo del denaro resta dove sta.

Il neo riconfermato presidente Jerome Powell quindi avrebbe in qualche modo rassicurato gli operatori: la Banca centrale statunitense sa come fronteggiare l’inflazione mantenendo una politica monetaria espansiva. Questo sostiene i mercati obbligazionari, e anche i titoli di stato italiani.

Resta aperta la questione inflazione, arrivata al livello record del 6,2 per cento rispetto ai consumi. L’ombra di una inflazione globale continua a oscurare i cieli dei mercati finanziari.