Quest’anno c’era Quota 102, nel 2023 ci sarà Quota 103. Si potrà uscire in via anticipata dal mondo del lavoro con 62 anni di età e 41 anni di contributi. La platea potenzialmente interessata da questa nuova misura è stimata in 47.600 persone, che però potrebbe scendere a poco più di 41.000 per via del Bonus Maroni del 10%, riservato a chi usufruisce della possibilità di restare al lavoro avendo sulla busta paga una decontribuzione di circa il 9,19%, ma con l’assegno previdenziale congelato quando si opta per il rinvio, quindi non più maturabile.
In cosa consiste Quota 103
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Quota 103 prevede una soglia all’importo dell’assegno previdenziale, che non dovrà risultare superiore a 5 volte il minimo Inps, ovvero 36.600 euro il prossimo anno. Vigerà inoltre il divieto di cumulo con altri redditi di lavoro, mentre sono esclusi i redditi di lavoro autonomo occasionale, ma fino a un massimo di 5.000 euro annui.
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Quota 103 resterà vigente solo per un anno: potranno accedervi solo le persone che soddisfano i requisiti richiesti entro il 31 dicembre 2023. Quindi, chi raggiunge i 62 anni di età e i 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023 potrà accedere alla misura di pensione anticipata, pertanto tutti coloro i quali sono nati entro il 31 dicembre 1961.
Chi raggiungerà il minimo contributivo entro il 2024, non potrà quindi accedere a Quota 103, a meno che non abbia altri contributi da riscattare per raggiungere il pensionamento entro la scadenza prevista.
Ape Sociale e Opzione Donna: novità 2023
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Proroga di 1 anno per Ape Sociale, la forma di anticipo pensionistico riservato ai lavoratori che si trovano in condizioni di difficoltà. Per il 2023 la platea di potenziali beneficiari è di 20 mila lavoratori, mentre la spesa complessiva della misura ammonta a 134 milioni di euro, di cui 70 milioni sono stati ricavati dalle risorse non spese negli anni precedenti.
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Modifiche importanti per Opzione Donna, che viene sì prorogata di 1 anno, ma con alcune limitazioni. La misura sarà riservata alle donne che assistono coniuge o parente con handicap con invalidità civile pari o superiore al 74%, alle lavoratori licenziate e a quelle le cui aziende di cui sono dipendenti hanno aperto un tavolo di crisi. Il requisito contributivo resta fermo a 35 anni, mentre quello anagrafico varia in base ad alcune condizioni: le donne con due figli potranno uscire a 58 anni, quelle con un figlio a 59 anni e tutte le altre a 60 anni. A 58 anni potranno uscire anche le lavoratrici dipendenti di aziende in crisi.