Financial Independence, Retire Early è l’acronimo che sta alla base del metodo FIRE. Cos’è il metodo FIRE? Com’è facile intuire, si tratta di una metodologia che consiste nel raggiungere l’indipendenza finanziaria per andare in pensione in anticipo. Di quanto anticipo stiamo parlando? Circa 40 anni. O anche un po’ prima, o un po’ dopo, non importa: ciò che conta è che si potrebbe smettere di lavorare anzitempo, senza attendere (ad esempio) l’Inps o il raggiungimento dei requisiti minimi per il pensionamento anticipato o di vecchiaia.

Come funziona il Metodo FIRE?

Per andare in pensione intorno ai 40 anni è necessario:

  • Avere un lavoro e quindi un reddito mensile più o meno fisso
  • Avere un secondo lavoro o altre entrate
  • Ragionare su fondi pensione e su strumenti di investimento dei propri risparmi.

L’obiettivo di questo metodo è andare in pensione in anticipo anzitempo. Pertanto, visto che non possiamo basarci sulla pensione Inps (per cui bisogna attendere di raggiungere i requisiti richiesti), dovremo fare affidamento sulle nostre capacità e sull’applicazione di un metodo preciso.

Chi ha detto che il primo guadagno è il risparmio non ha detto una bugia e questa è più o meno la massima alla base del metodo, che consiste sinteticamente nel non spendere tutto il reddito di cui disponiamo, ma mettere da parte il più possibile. Questo non significa adottare uno stile di vita frugale, fare sacrifici e vivere con 5 euro al mese: semplicemente significa evitare spese superflue e massimizzare i profitti.

Più il reddito aumenta, più le spese devono diminuire: in questo modo sarà possibile andare in pensione prima.

Il metodo del 4%

Uno dei metodi da seguire è la regola del 4%, teorizzata dal consulente finanziario (ora in pensione) William Bengen nel 1994. La sua teoria, che qui abbrevieremo al massimo, si basa su un concetto di indipendenza finanziaria, che prevede di ragionare in prospettiva su quanto serve accumulare per andare in pensione in anticipo. Secondo Bergen, quindi, si può smettere di lavorare quando la parte dei risparmi accumulata è 25 volte superiore alla quota annua che spendiamo per mantenerci. Una vola raggiunta questa cifra, il 4% di questo fondo sarà la nostra pensione annua.

Facendo un esempio pratico, se guadagni 2.000 euro al mese, ne incasserai circa 24.000 euro in un anno. Questa cifra, moltiplicata per 25 volte, sale fino a 600 mila euro. Una volta ottenuta questa somma, potresti smettere di lavorare e la tua “pensione” annua, che potremo definire più comodamente rendita, sarà costituita da un prelievo annuo del 4% (24.000 euro, quindi).

Dalla teoria alla pratica

Quella formulata sopra è e resta teoria che non tiene conto di diverse variabili, ma si basa piuttosto su una vita costante, senza squilibri e sempre uguale. Non calcola, quindi, l’aumento del tasso di inflazione, la necessità di spese indifferibili e improvvise, eventuali elementi di disturbo come un licenziamento o altre problematiche che influiscono direttamente sui guadagni. Per questo motivo il miglior modo per mettere in pratica quanto teorizzato è attuare una serie di accorgimenti.

Prima di tutto il Metodo FIRE è un ottimo impegno mentale, perché educa sin dalla giovane età a pensare alla pensione. E di questi tempi, dove la pensione delle nuove generazioni sembra irraggiungibile se non quasi inesistente, è un bene saper pensare e mettere in atto strategie di pensionamento alternativo e creazione di nuove rendite.

Il Metodo FIRE è utile perché educa al risparmio e a evitare le spese superflue, ma anche alla massimizzazione dei guadagni, con l’obiettivo di aumentare il proprio reddito sin dalla più giovane età, tramite un secondo lavoro, ma anche tramite investimenti. Accumulare risparmi e metterli in uno o più fondi o conti deposito o affidarsi a strumenti di gestione del risparmio è decisamente una ottima soluzione per non farsi trovare impreparati in futuro.

Risparmiare oggi, infatti, significa anche investire: in base al proprio carattere e al tipo di investitore che siamo (più o meno propenso al rischio) non possiamo pensare al nostro denaro come immutabile, ma come a qualcosa che deve evolvere affinché non perda di valore.