La previdenza complementare rappresenta una tipologia di previdenza che si affianca a quella obbligatoria, senza sostituirla. Alla base del sistema della previdenza complementare, è presente un meccanismo di finanziamento a capitalizzazione. L’adesione del lavoratore a queste soluzioni complementari è del tutto facoltativa.

Che cos’è la previdenza complementare e quali sono i vantaggi

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Se sei alla ricerca di un modo per contrastare il progressivo impoverimento del sistema pensionistico italiano, la previdenza complementare può rappresentare la giusta soluzione da adottare. Per chi decide di aderire al sistema di previdenza integrativo, viene creato un conto individuale, all’interno del quale saranno inviati i vari versamenti. Questi saranno investiti sul mercato da gestori altamente specializzati, in modo da garantire rendimenti piuttosto variabili, in funzione principalmente dell’andamento dell’economia e dalle decisioni effettuate. Non bisogna temere che il tuo denaro possa venire perso, in quanto è anche attivo un sistema di controllo (una commissione di vigilanza sui fondi pensionistici), affinché ogni operazione avvenga in totale sicurezza e nel rispetto dei contributi per la previdenza complementare.

Nel momento in cui andrai in pensione, in questo modo verrà liquidata la rendita che si aggiunge alla pensione maturata grazie ai contributi obbligatori. La prestazione che viene a maturarsi nel tempo, comprensiva dei particolari risultati di gestione, potrà essere percepita sotto forma di capitale, per intero o solo una parte di questa. Attenzione, proprio perché si tratta di un sistema integrativo rispetto a quello classico, i benrfici di questo sistema si possono ottenere anche in assenza della pensione dovuta alla previdenza pubblica.

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Previdenza complementare: differenze rispetto all’obbligatoria

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Per quanto riguarda la previdenza obbligatoria, questa si basa su un principio di ripartizione. I contributi che vengono versati dai lavoratori, come sappiamo vengono utilizzati per il pagamento delle rate pensionistiche. Invece, il sistema della previdenza complementare si basa sulla capitalizzazione, nella quale i contribuiti che versi vengono investiti sul mercato finanziario in modo da generare una rendita per l’utente. Vediamo nel dettaglio quindi quali sono le principali differenziazioni di questa soluzione rispetto all’obbligatoria:

  • volontaria (puoi liberamente scegliere se aderire a questo sistema di contributi);
  • a capitalizzazione;
  • contribuzione definita (sai precisamente quanto devi versare, mentre la prestazione finale dipende dalla variabilità del mercato finanziario in cui è stato effettuato l’investimento in questione);
  • viene generalmente gestita da enti privati.

Previdenza complementare: chi può aderire

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Chiunque può scegliere di aderire liberamente ad un sistema pensionistico complementare. Infatti questo può interessare i dipendenti pubblici e privati, lavoratori autonomi, liberi professionisti, forze armate e forfettari.

Per quanto riguarda la previdenza complementare per lavoratori nei settori privati, attivata sul territorio nazionale solo dal 2007, è presente il sistema del conferimento tacito del TFR, ovvero se il lavoratore non indica una destinazione precisa del proprio TFR in seguito ad un periodo di sei mesi a partire dal momento in cui è stato assunto.

Al momento la previdenza complementare per dipendenti pubblici si esplica tramite:

  • Espero (dipendenti scolastici);
  • Fopadiva (pubbliche amministrazioni);
  • Laborfonds (anche qui destinati alle pubbliche amministrazioni);
  • Perseo Sirio (personale regionale, enti locali, servizio sanitario nazionali, agenzie fiscali, universitari…).

In generale lo strumento principale per l’effettuazione della previdenza complementare, è rappresentato dalle forme pensionistiche complementari, che si dividono in forme contrattuali o individuali. Le forme pensionistiche contrattuali sono perseguibili tramite l’adesione a fondi pensione negoziali (per specifiche categorie lavorative) o a fondi aperti (formati da società finanziari o assicurative). Per quanto concerne invece le forme individuali, queste si attuano sempre con l’adesione a fondi aperti, oppure a piani assicurativi con polizza e contratti assicurativi sulla vita (quali PIF o FIP in particolare).

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Previdenza complementare: tassazione

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Andiamo ora invece ad analizzare gli oneri deducibili per previdenza complementare e la relativa tassazione sulla stessa. I contributi sono deducibili fino ad un tetto massimo, che è definito in maniera univoca dalla legge. Nel momento in cui decidi di effettuare l’operazione di deduzione, questa non rappresenta un’esenzione dell’imposizione fiscale di riferimento, bensì il momento del “pagamento” viene rimandato nel momento in cui le prestazioni finali dell’investimento sono percepite nel tuo portafoglio.

Cosa accade invece ai rendimenti dell’investimento? Anche in questo caso è presente un’imposizione fiscale per quanto riguarda i rendimenti maturati, i quali sono soggetti ad una tassazione, costituita però da un aliquota molto più contenuta rispetto alle principali fonti di risparmio presenti sul mercato. Per quanto riguarda infine la tassazione sulle prestazioni finali, questa interessa innanzitutto solo la parte di denaro che non è stata già tassata precedentemente in fase di contribuzione. L’aliquota tassata si decrementa a fronte di una crescita negli anni di contributo volontario al sistema di previdenza.