Puntale come un orologio svizzero è arrivata ieri la comunicazione di chiusura anticipata del collocamento delle nuove obbligazioni Eni a 5 anni. Lo stop scatta oggi 20 gennaio 2023 alle ore 17,00. In pratica dopo appena 4 giorni dall’apertura della raccolta ordini (il bond Eni ha aperto il collocamento lo scorso lunedì 16 gennaio), l’operazione viene chiusa a causa del raggiungimento dell’ammontare massimo di emissione.

Considerando che al momento del lancio dell’offerta era stata indicata come data termine dell’operazione addirittura il 3 febbraio (salvo, appunto la chiusura anticipata), non possiamo non parlare di successo oltre ogni aspettativa. Le nuove obbligazioni Eni tasso fisso sono andate praticamente a ruba: una settimana è stata sufficiente per piazzare l’intero controvalore. Attenzione perchè si sta parlando del controvalore massimo dell’emissione, ossia i 2 miliardi di euro, visto che il primo tetto indicato al momento dell’offerta, ossia 1 miliardo di euro, era andato esaurito in appena 2 giorni.

Insomma chi ha comprato (agevolato dal taglio minimo di sottoscrizione fissato a soli 2000 euro) deve ora attendere la comunicazione del tasso fisso definitivo (si parte da un minimo garantito del 4,3%) e chi non ha comprato magari ora starà rimuginando sulla sua scelta o magari è soddisfatto della decisione di disertare l’emissione nonostante la fame di rendimenti.

Ogni investitore è libero per definizione, e anche noi lo siamo per questo motivo cercheremo un attimo di capire se comprare le nuove obbligazioni Eni è stato un affare oppure ci sono dei lati oscuri.

Comprare le nuove obbligazioni Eni è convenuto?

Se c’è un elemento da apprezzare nel nuovo bond Eni a 5 anni questo è la chiarezza che l’emittente e i collocatori (oltre 30 le banche coinvolte a vario titolo) hanno mostrato di avere in tutte le fasi dell’emissione. Sicuramente il mercato ha premiato questo comportamento anche se ci risulta difficile che poteva avvenire diversamente vista la massiccia campagna pubblicitaria che fin dalla scorsa settimana è stata fatta per incentivare i retail a comprare le nuove obbligazioni Eni.

Alcuni amici in privato ci hanno scritto se il successo del bond Eni non sia da imputare anche alla crescente sensibilità green degli italiani. Secondo questa tesi, quindi, l’emissione del Cane a Sei Zampe avrebbe avuto successo in quanto sostenibile. Ci risulta difficile da credere con tutto il rispetto per le obbligazioni sostenibili.

E allora la sola spiegazione si può dare per commentare la riuscita dell’operazione riguarda la notorietà del brand (senza farla lunga Eni è un mito di affidabilità e sicurezza per gli italiani) e soprattutto la cedola minima del 4,3% che il Cane a Sei Zampe riconoscerà.

E’ quel 4,3% per un investimento di soli 5 anni ad aver fatto letteralmente impazzire i risparmiatori che si sono messi praticamente in fila per comprare le nuove obbligazioni Eni.

Ma è stato davvero un affare questo 4,3%? Per quanto lussureggiante non stiamo parlando di niente di eccezionale. Considerando la tassazione in vigore sulle obbligazioni societarie, scendiamo al 3,1825% e se poi consideriamo anche il bolle sulle giacenze sul conto deposito titoli (pari allo 0,2%%), scendiamo ancora di più.

Insomma, a conti fatti, il tasso delle obbligazioni Eni sarà pure attraente ma non più di tanto.

E allora è necessario allargare il discorso ad altri fattori: in primis l’andamento dell’inflazione e il fatto che, dopo mesi di rialzi dei tassi da parte della BCE, i conti correnti dove è parcheggiata la liquidità, continuano a rendere nulla. Chi ha comprato le obbligazioni potrebbe aver agito proprio consapevole dell'”inutilità” del tenere i capitali da investimento fermi sul conto a farsi erodere dall’inflazione. E quel 4,3% tasso fisso minimo per 5 anni sbandierano in ogni modo potrebbe aver avuto un forte peso nella scelta di acquistare i bond Eni.

Ciò però non significa che chi ha comprato le obbligazioni ha fatto un affare. Se è l’inflazione la molla alla base di tutto, allora all’inflazione tra 1,2 e 5 anni è necessario guardare. Le possibilità che il rendimento reale alla scadenza possano essere quasi nulle ci sono e tutto dipenderà da quale sarà il ritmo di discesa dell’inflazione in Italia nei prossimi mesi e anni.

Quindi chi ha comprato le nuove obbligazioni Eni per capire se ha fatto o no un affare dovrà attendere di capire come l’inflazione in Italia si potrà muovere in futuro e soprattutto a che ritmo i prezzi al consumo caleranno.

Diciamo che tutti i soggetti coinvolti nell’operazione (sicuramente Eni ma forse anche e di più le banche collocatrici guidate da Intesa Sanpaolo e Eni) hanno fatto sicuramente di tutto per agevolare in ogni modo l’acquisto delle obbligazioni Eni (pensiamo ad esempio, giusto per dirne una, all’assenza di commissioni bancarie di sottoscrizione).

Il futuro però è in là e chi ha comprato il bond Eni ha ora solo due pensieri: conoscere il tasso fisso definitivo (l’emittente ha 5 giorni lavorativi della chiusura per farlo) e attendere riparto (inevitabile alla luce del boom della domanda).