L’esito dell’asta BOT a 6 mesi che si è tenuta oggi dovrebbe dare sveglia anche agli investitori che continuano ad andare con i piedi di piombo ripetendosi, come un disco rotto, che ancora non è il momento, che i rendimenti delle obbligazioni possono salire ancora, che la potenza di fuoco del capitale investibile non va ancora scatenata e altre affermazioni simili. Signori oggi con il rendimento del BOT a 6 mesi, un bond a rischio praticamente zero, siamo arrivati praticamente al 4%!

Qualche domanda sarebbe il caso di farsela e anche qualche sveglia sarebbe il caso di iniziare a suonarla perchè il rischio, a questo punto, è che il picco dei rendimenti sia davvero ad un passo e che da lì in poi possa iniziare la discesa. Ora questa eventualità non è un problema per chi ha già comprato obbligazioni e magari ha già il portafoglio bello pieno di BTP e BOT ma potrebbe esserlo per chi è in attesa di scatenare la potenza di fuoco del suo capitale.

DinDon: i rendimenti obbligazionari sempre più vicini ai massimi

trader che si muove su un grafico
I rendimenti delle obbligazioni sono sempre più vicini al picco: il ruolo fondamentale delle banche centrali

Quando si tratta compiere scelte di investimenti, c’è sempre la paura di essere precipitosi e quindi, spesso, si preferisce attendere. Fino ad ora è andata bene perchè che i rendimenti obbligazionari sono rimasti sempre su livelli alti. Come mostrato delle aste BTP e BOT, ci possono essere sali-scendi ma la tendenza è inequivocabile.

Nulla però è eterno e ci sono tutta una serie di segnali abbastanza chiari sul fatto che il picco potrebbe essere più vicino di quello che si possa pensare. Come sempre avviene i segnali partono dagli Stati Uniti e poi arrivano in differita in Europa. Così è iniziato tutto (con la FED che per prima alzò i tassi creando le condizioni per il rally dei rendimenti e la BCE a seguire mesi dopo) e cosa finirà tutto (per meglio dire questo ciclo).

Dicevamo i segnali. Secondo Bespoke Investment Group i tassi di riferimento si dovrebbero presto attestare ai massimi dal 1995. In questo contesto pensare di rimandare ancora l’investimento in obbligazioni programmato da tempo può essere una scelta suicida. Necessario inserire ora obbligazioni in portafoglio per congelare l’attuale momento del costo del denaro.

Analizzando l’andamento del bond decennale Usa, si può constatare come il livello massimo di rendimento sia stato raggiunto nel giro di un paio di mesi dell’aumento aumento dei tassi FED. Visti i precedenti, le mosse attuali della banca centrale diventano cruciali. A settembre la Federal Reserve ha lasciato tutto invariato, forse nei prossimi mesi ci sarà un ultimo rialzo e poi tutto fermo per valutazioni che porteranno al cambio di rotta monetario.

Comprare obbligazioni con rendimenti vicini ai massimi

Secondo Jim Reid, responsabile della strategia creditizia globale di Deutsche Bank, i precedenti storici insegnano che, l’ultimo rialzo del costo del denaro di uno specifico ciclo di politica monetaria è la fase in cui i rendimenti delle obbligazioni possono toccare i massimi.

Questa è una tendenza consolidata da cui segue un’istruzione pratica: comprare obbligazioni prima che il treno passi.

Quando di parla di investimenti (il discorso vale per tutti e non solo per le obbligazioni) è necessario sempre anticipare la direzione del mercato. Con le azioni questo è evidentissimo perchè chi compra galvanizzato dal fatto che il boom di un titolo sia finito sui media, è già arrivato tardi. Con le obbligazioni questo processo si nota di meno ma vale sempre.

Ora nel momento in cui a tutti sarà chiarissimo che la FED non alzerà più il costo del denaro (non si parla di pausa ma di stop vero) allora fondi pensione e assicurazioni che in Usa sono determinanti avranno il via libera per bloccare i rendimenti delle obbligazioni diventati competitivi con il rendimento atteso dalle azioni nei successivi 10 anni. E a causa della correlazione inversa che c’è tra rendimento e quotazione delle bond, i rendimenti si muoveranno verso il basso. In quel momento del picco non resterà che un lontano ricordo.

Certo il ragionamento è stato elaborato sugli Stati Uniti ma in Europa le prospettive sono le stesse solo con una leggera differita.