Intesa Sanpaolo è tornata sul mercato obbligazionario con il collocamento di due nuove obbligazioni denominate in dollari Usa. La banca italiana mancava da oltre un anno dal mercato americano e probabilmente è stato anche per questo motivo se l’emissione di è rivelata un successo sotto tutti i punti di vista.

Gli investitori istituzionali a cui la dual tranche emessa da Intesa SP era destinata si sono messi in fila per sottoscrivere i bond. Risultato di questo forte appeal è il record registrato dall’ammontare degli ordini. Per la prima volta nella storia del gruppo bancario italiano, un’emissione obbligazionaria dual tranche in dollari Usa ha raggiunto un ammontare ordini pari a oltre 10 miliardi di dollari (dato post allocazione).

Insomma le obbligazioni Intesa Sanpaolo in dollari Usa si sono fatte attendere ma una volta arrivate sul mercato obbligazionario americano sono andate a ruba. Come ogni emissione di successo che di rispetti, ad imporsi è stato un target di riferimento ben preciso. Entrambe le tranche, infatti, hanno spopolato presso i Fund Manager. Le percentuali dell’allocazione per tipologia di investitore istituzionale sono bulgare con la categoria Fund Managers che svetta su tutto.

Dopo aver parlato del successo, ed aver incuriosito i lettori, possiamo ora scendere nel dettaglio analizzando quelle che sono le caratteristiche dell’emissione portata in porto da Intesa Sanpaolo. Ricordiamo che la banca guidata da Messina è molto dinamica sul mercato obbligazionario come dimostrano le nuove emissioni di obbligazioni compiute negli ultimi mesi.

Bond Intesa Sanpaolo dual tranche in dollari Usa: le caratteristiche

L’emissione obbligazionaria dual tranche in dollari Usa lanciata da Intesa Sanpaolo è così composta:

  • Senior Preferred a 3 anni bullet per un nominale di 750 milioni di dollari e a un livello pari a US Treasury + 285 bps, cedola a tasso fisso del 7,000%
  • Senior Non Preferred inaugurale a 11 anni con possibilità di call al decimo anno per un nominale di 1,25 mld di dollari e a un livello pari a US Treasury + 440 bps, cedola a tasso fisso di 8,248%.

La tata di valuta di entrambe le emissioni è il 22 novembre 2022.

Le banche che hanno partecipato all’emissione in qualità di Joint book runner sono state, oltre alla Divisione IMI CIB della stessa Intesa Sanpaolo, anche Bank of America, Barclays, HSBC, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Santander e Toronto Dominion. Un parterre di tutto rispetto ha quindi curato il ritorno delle obbligazioni Intesa Sanpaolo in USD sul mercato americano.

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Chi ha comprato le nuove obbligazioni Intesa Sanpaolo dual tranche

Come abbiamo già anticipato in precedenza, l’emissione dual tranche di Intesa Sanpaolo ha conquistato gli investitori istituzionali d’Oltre Oceano. A voler essere precisi non sono stati solo gli americani a fare festa. Vero è che sia l’emissione Senior Preferred che quella Senior Non Preferred  erano destinate agli investitori istituzionali Usa, tuttavia a farsi avanti e partecipare al collocamento sono stati anche investitori europei ed asiatici.

In particolare le obbligazioni Senior Preferred hanno visto la partecipazione di 220 investitori così suddivisi: 

  • 70% Fund Managers, 
  • 16% Banche e Private Banks, 
  • 11% Assicurazioni e Fondi Pensione
  • 2% Istituzioni Ufficiali.

Dal punto di vista geografico ecco la mappa di concentrazione che è emersa al termine del collocamento: Stati Uniti con il 62%, 30% dall’Europa, 6% dal Canada e 2% dall’Asia;

Invece le obbligazioni Senior Non Preferred hanno visto la partecipazione di 250 investitori così suddivisi: 

  • 88% Fund Managers, 
  • 5% Assicurazioni e Fondi Pensione,
  • 4% Banche e Private Banks
  • 2% Istituzioni Ufficiali.

Dal punto di vista geografico, il predominio americano è più sfumato. Stati Uniti sempre nella parte del leone ma con un più contenuto 55%, Europa al 37% e ancora 7% dal Canada e l’1% dall’Asia.

Secondo Alessandro Lolli, responsabile Direzione Centrale Tesoreria e Finanza di Gruppo di Intesa Sanpaolo, il collocamento ha dimostrato ancora una volta il forte apprezzamento per il brand anche da parte degli investitori Usa.

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