Ci abbiamo sperato a lungo un pò tutti. Ci siamo ripetuti che magari era questione solo di tempo e che il rialzo dei tassi sui conti correnti sarebbe stato inevitabile. E invece niente da fare: i tassi sui conti correnti delle banche italiane sono rimasti al palo. Praticamente due anni fa la liquidità sui conti restava immutata (ma non c’era l’inflazione a mordere) e oggi resta immutata ma fa i conti con l’erosione del potere di acquisto causata dall’inflazione.

La vendetta dei risparmiatori è però arrivata visto che oramai da mesi è in atto un deflusso dai conti correnti ai bond. In poche parole tantissimi correntisti, preso atto dell’egoismo delle banche, spostano liquidità dai loro conti alle obbligazioni.

I numeri sono in tal senso molto chiari: a febbraio le giacenze sui conti correnti dei privati hanno registrato un calo a quota 1.787,5 miliardi di euro con una flessione del 2,25 anno su anno. Ricordiamo che a luglio le giacenze avevano raggiunto il massimo a quota 1.873,1 miliardi. Ebbene da allora c’è stato un crollo del 4,6% ovvero oltre 85 miliardi sono stati spostati dai conti ai bond.

Dove sono finiti questi soldi? Sicuramente una parte sono andati a fronteggiare le spese improvvise causate dal boom dell’inflazione. Una quota importante è stata però indirizzata agli investimenti in obbligazioni che, guarda caso, nello stesso periodo di tempo, hanno segnato un aumento del 10,8 miliardi a quota 211 miliardi.

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E del resto la conferma di tutto questo si ha tenendo conto della raffica di obbligazioni che da inizio anno sono state emesse. E che dire ancora del boom della domanda registrato dal nuovo BTP Italia marzo 2028 o della fila che si crea ad ogni asta di BOT o BTP?

I (penosi) tassi dei conti correnti italiani

Siamo tutti correntisti e tutti sappiamo quanto offrono le banche italiane per tenere liquidità sul conto corrente ovvero nulla. Una frustrazione se si considera che invece le banche guadagnano. Di quanto parliamo? Stando alla più recente rilevazione, il tasso medio sulle giacenze dei conti correnti delle banche italiane è dello 0,2%.

Qualcuno potrebbe ora dire: ma ci sono i conti deposito. Forse negli altri paesi, perchè in Italia ad aumentare i rendimenti dei conti deposito sono state sono le banche fintech e online (e solo alcune tra l’altro).

I conti deposito delle banche tradizionali offrono un tasso medio dello 0,5% sui vincoli. Vero è che poi ci sono alcune eccezioni come Banca AideXa che remunera il 4% sui depositi a 36 mesi ma si tratta, appunto, di iniziative isolate.

La verità è che in Italia i conti deposito non svolgono la funzione che dovrebbero avere.

Insomma le banche tradizionali tradiscono sui conti correnti e anche (sia pure in misura minore) sui depositi. E lo fanno per un solo motivo: perchè il loro obiettivo è avere alte scorte di liquidità in cassa.

Non solo. Le banche non sembrano prestare soldi neppure alle imprese e alle famiglie visto che tra settembre 2022 e febbraio 2023, gli impieghi hanno registrato un ribasso di 34 miliardi.

La verità è che gli istituti bancari devono ancora restituire alla BCE quel fiume di denaro ricevuto tra il 2020 e il 2021 ad un tasso pari al -1%. Solo quando il rimborso sarà almeno in parte completato, le banche torneranno a guardare ai correntisti.

In pratica: alle banche va benissimo così per adesso.

E allora in questo contesto meno male che ci sono le obbligazioni a generare reddito. Una rivincita visto che per anni, diciamo la verità, i bond hanno avuto un appeal scarsissimo e le aste di titoli di stato erano quasi una litania (i rendimenti sotto zero dei BOT sono indimenticabili).

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