Investire oggi sui buoni fruttiferi postali non è certamente redditizio quanto lo era diversi anni fa. E basta sfogliare il calendario di un paio d’anni per capire che il momento migliore per accantonare qualche solo da parte e farlo fruttare per qualche anno sarebbe stato proprio quello. Tuttavia, i buoni fruttiferi restano uno dei titoli più apprezzati dai risparmiatori italiani che vogliono mettere soldi da parte e vederli crescere nel tempo, anche oggi che i rendimenti non sono proprio altissimi. Per capire meglio, andremo adesso a fare una simulazione, immaginando di voler investire 25.000 euro sui buoni fruttiferi a breve-medio termine e capire quanto questa idea possa rendere.
Quanto conviene investire 25.000 euro sui buoni fruttiferi 4 anni Plus
Il primo buono fruttifero che andremo a valutare è il 4 Anni Plus: ha una durata, com’è facilmente intuibile, di 4 anni e un tasso di rendimento predefinito e fisso a scadenza dell’1,25%. Come per tutti gli altri buoni, anche per questo titolo è possibile richiedere il rimborso, totale o parziale, del capitale in qualsiasi momento entro il termine di prescrizione (10 anni da quando diventano infruttiferi).
Investendo 25.000 euro sul Buono 4 Anni Plus e portando il titolo della Serie TF504A241114 a scadenza, si potrà ottenere dopo 4 anni l’importo di 1.273,64 euro di interessi lordi, a cui bisognerà sottrarre 159,20 euro di ritenuta d’acconto, per un totale restituito di 26.114,43 euro netti.
Quanto conviene investire 25.000 euro sui buoni fruttiferi Rinnova 4 Anni
Il secondo buono fruttifero di cui parliamo è il Buono Rinnova 4 Anni, un titolo che si può sottoscrivere solo ed esclusivamente se, a partire dal 15 settembre 2024, abbiamo rimborsato uno o più buoni o, a partire dal 1° ottobre 2024, abbiamo portato a scadenza uno o più Supersmart.
Anche in questo caso, la durata è di 4 anni e il rendimento annuo lordo a scadenza è pari all’1,50%.
Questo significa che portando i 25 mila a scadenza, si potranno ottenere dopo 4 anni di possesso di questo titolo della serie TF604A250103, ben 1.534,09 euro di interessi lordi, a cui andranno sottratti 191,76 euro di ritenuta, per un totale restituito netto di 26.342,33 euro.
Quanto conviene investire 25.000 sui buoni indicizzati all’inflazione italiana
In un panorama abbastanza avaro di soluzioni a breve-medio termine, dopo la dismissione del Buono 3×2, possiamo estenderci fino a una durata decennale, puntando al Buono indicizzato all’inflazione italiana, che ha un tasso di rendimento predefinito, a cui si aggiunge la possibilità di extra-rendimento variabile legato all’andamento dell’inflazione italiana.
Anche qui si può chiedere il rimborso totale o parziale in qualsiasi momento, ma bisogna tenere a mente che gli interessi iniziano a maturare trascorsi 18 mesi dalla data di acquisto.
Per sapere il rendimento, bisogna calcolare il tasso effettivo fisso annuo lordo di rendimento per anno, come esplicato nella seguente tabella:
PERIODO DI POSSESSO | TASSO EFFETTIVO ANNUO LORDO DI RENDIMENTO |
1 anno | 0% |
2 anni | 0,25% |
3 anni | 0,28% |
4 anni | 0,30% |
5 anni | 0,33% |
6 anni | 0,36% |
7 anni | 0,41% |
8 anni | 0,47% |
9 anni | 0,53% |
10 anni | 0,60% |
Oltre al tasso di rendimento predefinito, ricordiamo che c’è anche la possibilità di extra-rendimento variabile legato all’andamento dell’inflazione italiana.
Conviene investire in questo titolo? Bisogna valutare pro e contro.
Vantaggi
- Protezione dall’inflazione: il vero vantaggio di questo buono è l’indicizzazione al tasso d’inflazione FOI (senza tabacchi). Se l’inflazione italiana nei prossimi anni sarà stabile o in crescita, potresti ottenere un rendimento reale positivo, che protegge il potere d’acquisto.
- Capitale garantito: anche in caso di inflazione nulla o negativa, il capitale investito non perde valore nominale, e viene rimborsato integralmente.
- Flessibilità del rimborso: è sempre possibile richiedere il rimborso anticipato (anche parziale), anche se gli interessi maturano solo dopo 18 mesi, quindi non è adatto per investimenti di brevissimo termine.
- Tassazione agevolata: gli interessi sono tassati al 12,5% invece del 26% applicato a molti altri strumenti finanziari.
Svantaggi
- Tasso fisso molto basso: lo 0,60% lordo annuo a 10 anni è praticamente simbolico. Il rendimento reale dipenderà quasi esclusivamente dall’inflazione futura, che è oggi difficile da prevedere con precisione.
- Rendimento nullo nei primi 18 mesi: se dovessi disinvestire prima, non otterresti nulla in termini di interessi.
- Scarsa liquidità rispetto ad altri strumenti: sebbene il rimborso sia sempre possibile, non c’è un mercato secondario. Il riscatto anticipato avviene solo al valore nominale, senza capitalizzazione di interessi se non superi le soglie temporali.
Sostanzialmente, conviene se vogliamo proteggere il nostro capitale dall’inflazione in modo prudente, se non abbiamo bisogno di liquidità nei primi 18 mesi e se stiamo cercando un’alternativa sicura per un orizzonte medio-lungo (7-10 anni).
Non conviene, invece, se ci serve flessibilità a breve termine, puntiamo a rendimenti più alti accettando un minimo di rischio (BTP, ETF monetari, conti deposito vincolati, anche europei) e infine se crediamo che l’inflazione italiana sarà molto bassa o negativa nei prossimi anni.
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