Il 2022 è stato l’annus horribilis per le IPO sia per quanto riguarda le nuove quotazioni che per quanto concerne i volumi. Come per effetto della legge del contrappasso, dopo i numeri record registrati nel 2021, nell’anno che si appena chiuso l’attività globale di IPO ha subito un profondo ridimensionamento.

Il calo era facilmente immaginabile ma il bilancio di fine anno mette a fuoco una situazione che, appena 365 giorni fa, ben pochi potevano immaginare. La flessione è in realtà un quasi dimezzamento di tutta l’attività del settore delle offerte pubbliche. Nessun comparto si salva (anche perchè quello che era stato il motore del 2021, ossia il tech, è il segmento uscito peggio lo scorso anno per quanto concerne nel performance di borsa). Anche a livello di area geografica, ci sono si delle sfumature, ma, nel complesso, tutte le borse mondiali hanno registrato un brusco calo delle IPO.

A mettere a fuoco le dimensioni del crollo dell’attività globale di IPO è stato il report dell’Ey Global Ey Trends 2022 diffuso appena ieri. L’analisi non solo fa il punto sulle IPO che ci sono state nell’anno appena chiuso ma conteggia anche i capitali che sono stati raccolti attraverso le offerte pubbliche. Per finire, nel report non manca un riferimento a quello che potrebbe essere il trend del 2023.

Quante IPO nel 2022?

Dopo i dati record del 2021 (sia per quanto riguarda le operazioni che per quanto concerne i volumi), tutti si attendevano un 2022 in scia. Previsioni del tutto smentite dai fatti. L’anno si è infatti chiuso con appena 1.333 IPO portate a termine e una raccolta totale di capitali pari a 179,5 miliardi di dollari. Numeri molto ridimensionati rispetto a quelli record del 2021. Infatti l’ammontare totale delle operazioni è stato più basso del 45% mentre i capitali raccolti sono calati del 61%.

Quindi nel 2022 ci sono state molte meno IPO dell’anno precedente e la raccolta da esse generata è stata più bassa anche in proporzione alle operazioni effettuate. Per la serie meno IPO e meno volumi. Questo il bilancio di fine anno.

Del resto per avere un’idea della contrazione del settore, basta tenere conto che la stragrande maggioranza delle nuove IPO che erano state prospettate alla fine del 2021 sono rimaste sulla carta. La sola offerta pubblica di una certa rilevanza annunciata ed effettivamente portata a termine è stata l’IPO di Porsche.

Perchè nel 2022 le IPO sono crollate?

Le ragioni del brusco calo delle IPO nel 2022 sono di facile intuizioni. Le borse mondiali hanno chiuso l’anno in negativo (ribassi a doppia cifra per tantissimi indici) e pensare che società pure interessate a quotarsi potessero lanciare operazioni di IPO in questo contesto avverso era ed è pura fantasia.

Ecco un elenco dei motivi per cui le IPO nel 2022 sono state così poche e di valore contenuto:

  • forte incertezza e crescente volatilità dei mercati a causa della tensioni geopolitiche
  • crisi energetica
  • aumento dell’inflazione
  • politiche aggressive di rialzo dei tassi da parte delle banche centrali (FED e BCE)
  • debolezza delle performance realizzate post-IPO dalle poche società che hanno deciso di quotarsi

Insomma il 2022 è stato per l’IPO l’anno della tempesta perfetta.

Borse con più IPO nel 2022

Fermo restando che è andata ovunque più o meno male, accenniamo brevemente alla geografia delle IPO. Insomma su quali borse ci sono state più offerte pubbliche o comunque le operazioni che hanno generato maggiore raccolta?

Ovviamente il dominio americano non è tramontato ma l’Asia, pur in un anno di crisi, ha confermato che lo spostamento dell’asse finanziario verso est è in pieno svolgimento. Nel complesso, infatti, l’Oriente ha rappresentato il 63% delle operazioni e il 67% dei fondi raccolti a livello globale.

Wall Street continua ad essere la patria delle IPO ma sempre più spesso in coabitazione con i grandi mercati asiatici.

Nel 2022 le IPO americane (WS + le altre borse del continente) sono crollate ai minimi degli ultimi 13 anni per quanto riguarda i volumi e ai minimi degli ultimi 20 anni per quanto concerne la raccolta. Ma i dati pesati sono soprattutto due: 130 come le IPO che si sono tenute sulle borse americane nel 2022 e 9 come i miliardi raccolti da queste IPO. Per quello che riguarda le operazioni totali siamo a -76% rispetto al 2021, per quanto riguarda i volumi a -95%.

Vero è che i due dati contenuti nel Ey Global Ey Trends 2022 fanno riferimento non solo a Wall Street ma a tutte le Americhe, tuttavia tenendo con che delle 130 operazioni totali, ben il 69% è avvenuto a Wall Street, si può comunque avere un’idea del ridimensionamento record delle attività di IPO sui listini Usa.

E altrove nel mondo come è andata con le IPO? Ecco alcuni dati in sintesi:

  • Area Asia-Pacifico: 845 IPO per un totale di 120,6 miliardi di dollari
  • Area Emeia (Europe, Middle East, India and Africa): 358 IPO (calo del 53% su base annua) e raccolta pari a 50 miliardi di dollari (in calo del 55%). Scorporando il dato emerge come in Europa l’attività di IPO sia calata del 78% ma nel Medio Oriente e Nord Africa abbia registrato un aumento del 115%

E in Italia come è andata?

IPO Borsa Italiana 2022: bilancio di fine anno

Sul fronte IPO il 2022 di Borsa Italiana è stato allineato a quello degli altri mercati europei. L’IPO di Plenitude che doveva essere l’operazione di cartello è stata congelata per avverse condizioni di mercato e rinviata da Eni.

Complessivamente a Piazza Affari ci sono state 26 IPO, il 47% in meno rispetto al 2021 con una raccolta di capitali di 1400 milioni di euro, in calo del 46% anno su anno. Mota delusione soprattutto sul quarto trimestre quando si sono tenute appena 6 IPO contro le 24 di un anno fa.

Se a ciò aggiungiamo che le IPO che ci sono state su Borsa Italiana nel 2022 hanno riguardato società di medio-piccole dimensione, la quadratura è completa.

E adesso cosa avverrà? Quali sono le prospettive per il 2023?

IPO torneranno protagoniste nel 2023?

Il 2021 è stato l’anno record per le IPO; il 2022 quello più pesante e il 2023 sarà quello del riscatto? Non è così semplice. Secondo il report è altamente probabile che nel primo trimestre dell’anno possa proseguire il trend già emerso nel 2022 quindi poche operazioni e volumi contenuti.

Già in primavera, però, si potrebbero creare le condizioni per una ripresa di tutto il mercato con più operazioni e maggiore raccolta. Da quel momento in poi ci potrebbe essere spazio per l’esecuzione delle migliori IPO 2023.

Gli indizi ci sono tutti e la grande crisi sembra aver raggiunto il suo apice con conseguenze ritorno dell’appeal sull’azionariato e sugli asset più speculativi (e potenzialmente remunerativi).

Una buona notizia per gli investitori che puntano sul trading IPO. Attenzione però, perchè per esserci la svolta e quindi un rilancio del settore nel secondo trimestre è necessaria una ripartenza dei rendimenti dei mercati azionari a sua volta possibile solo se le banche centrali allenteranno il ritmo di rialzo dei tassi.