A marzo 2025 la Commissione europea ha presentato la strategia per la Savings & Investments Union: il fulcro è un nuovo “conto di risparmio e investimento” pensato per mettere al lavoro i circa 10.000 miliardi di euro oggi fermi sui conti correnti europei. L’obiettivo dichiarato è duplice: offrire ai cittadini rendimenti più interessanti e, al contempo, far confluire capitali verso imprese e progetti innovativi nell’Unione. Nessun prelievo forzoso, dunque, ma un incentivo all’uso di strumenti ispirati al modello svedese ISK (già al vaglio degli uffici di Bruxelles) con un quadro fiscale agevolato da definire entro il terzo trimestre 2025.
Indice
Perché servono nuovi conti di investimento in Europa
Nel 2024 i depositi a vista dell’Eurozona hanno superato quota 10.000 miliardi. Allo stesso tempo la partecipazione diretta dei piccoli investitori ai mercati finanziari resta bassa e frammentata. Per la Commissione ciò genera due problemi: un “risparmio inerte” che perde potere d’acquisto con l’inflazione e una minore competitività del mercato dei capitali europeo, costretto a finanziare l’innovazione con risorse esterne. Da qui la proposta di uno strumento unico, semplice e comparabile in tutta l’UE, capace di convogliare l’eccesso di liquidità verso l’economia reale.
Che cos’è un “conto di risparmio e investimento”
Il progetto, ancora in bozza, prende spunto da esperienze nazionali già collaudate:
- ISK svedese: deposito‐portafoglio introdotto nel 2012 con tassazione semplificata su un rendimento “standard” (tasso dei titoli di Stato + 1 %, con un minimo dell’1,2 %).
- PIR italiani: piani individuali che convogliano capitali verso PMI, con esenzione fiscale dopo cinque anni.
- PEA francesi e Sparplan tedeschi: conti agevolati se il denaro resta investito per un periodo minimo.
L’idea è combinare la facilità di un conto deposito con un paniere di fondi, ETF o obbligazioni selezionati, offrendo una tassazione forfettaria o una no-tax area iniziale. Il risparmiatore verserebbe liberamente, ma otterrebbe l’incentivo fiscale solo rispettando un orizzonte temporale prestabilito (cinque anni è la soglia più citata nei documenti preliminari).
Come funzionerebbe in pratica il nuovo conto di investimento
Il modello discusso prevede un’imposta applicata non sui guadagni effettivi, ma su un rendimento teorico calcolato ogni anno sul valore medio del portafoglio. In Svezia questa semplificazione ha ridotto la burocrazia fiscale e attratto oltre quattro milioni di aderenti in poco più di dieci anni. Bruxelles valuta di replicare il meccanismo con un “tasso standard” ancorato al rendimento del debito pubblico europeo maggiorato di un punto percentuale.
Inoltre, non tutti i conti saranno uguali. La Commissione distingue tre varianti:
- Conto liquido: prelievi sempre possibili, ma senza incentivi se si esce prima di un certo periodo.
- Conto vincolato: capitale bloccato per ottenere l’intero beneficio fiscale.
- Conto flessibile: uscite consentite con penalità ridotte (simile ai PIR italiani).
La scelta finale spetterà a banche e gestori, purché rispettino gli standard UE di trasparenza e costi contenuti.
Differenze rispetto a conti correnti e conti deposito
Caratteristica | Conto corrente | Conto deposito | Conto investimento UE |
Operatività | illimitata | limitata | limitata o vincolata |
Rendimento | vicino a zero | basso | medio, legato ai mercati |
Rischio | minimo | basso | variabile, da medio in su |
Agevolazioni fiscali | nessuna | nessuna | previste (bozza) |
Destinazione fondi | liquidità | tesoreria | economia reale UE |
In sintesi, si tratterebbe di un prodotto intermedio: più redditizio di un deposito, meno volatile di un portafoglio azionario puro, con un regime fiscale favorevole come contropartita di un impegno di durata.
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Vantaggi, limitazioni e tempistiche dei nuovi conti di investimento
Tra i punti di forza che la Commissione mette in evidenza c’è anzitutto la prospettiva di un rendimento più generoso rispetto ai conti correnti o ai depositi tradizionali, grazie anche a un trattamento fiscale alleggerito e gestito con un’unica imposta annuale semplice da calcolare. A ciò si aggiunge un beneficio macroeconomico: i capitali confluiti in questi conti verrebbero reindirizzati verso imprese e progetti innovativi, contribuendo in modo concreto allo sviluppo dell’economia europea.
Accanto alle opportunità non mancano, però, i nodi da sciogliere. Il primo riguarda il rischio di mercato: nessun rendimento è garantito e la volatilità degli strumenti sottostanti potrebbe tradursi in performance deludenti. Il secondo è legato al fattore tempo: chi decide di uscire in anticipo potrebbe perdere gran parte, se non tutti, i vantaggi fiscali. Infine, va chiarito l’impatto sui bilanci pubblici, perché un regime agevolato può ridurre il gettito fiscale nazionale e richiederà un delicato equilibrio tra incentivi ai risparmiatori e sostenibilità delle finanze statali.
Sul calendario legislativo, la Commissione ha già chiuso la consultazione pubblica nel secondo trimestre del 2025. Entro l’estate (terzo trimestre) dovrebbe pubblicare un “blueprint” ufficiale che fisserà parametri su costi, trasparenza e meccanismi di garanzia per i nuovi conti.
A partire dall’ultimo trimestre del 2025 e per tutto il 2026 sono attese proposte normative più dettagliate su vigilanza unica e armonizzazione fiscale, indispensabili per rendere il prodotto operativo in tutta l’Unione.
Parallelamente Bruxelles aprirà anche un portale dedicato, attraverso il quale banche, gestori e investitori potranno segnalare eventuali barriere nazionali: lo scopo è individuare e rimuovere gli ostacoli entro il 2027, in modo da far funzionare davvero un mercato dei capitali unico e integrato.
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