A settembre il segmento di mercato della cannabis ha registrato un exploit che ha fatto molto rumore. Le azioni di molti players del comparto hanno registrato un’impennata improvvisa. Mi chiedevo se ci fosse una spiegazione a tutto questo ed eventualmente quali fossero gli asset più indicati per sfruttare questa fiammata.

Questa richiesta è arrivata un pò di tempo fa da un amico lettore. Non essendo RisparmiOggi una testata giornalistica ma un semplice blog fatto da appassionati investitori (come i nostri lettori), ho trovato solo ora il tempo per rispondere a questo quesito. Ricordando che non siamo consulenti finanziari, non forniremo alcun consiglio personalizzato ma ci limiteremo, come sempre facciamo, a sfruttare la domanda soprattutto per chiarire i motivi per cui il settore azionario dalla cannabis ha brillato così tanto a settembre. In merito alla seconda parte della questione, quella relativa agli asset più indicati, resteremo molto sul generico sempre per la stessa ragione.

Fatta questa premessa, veniamo alla questione sollevata dal nostro amico. In effetti il comparto cannabis è davvero esploso nel mese di settembre. Tutto è avvenuto all’improvviso. Tuttavia, già nella parte finale del mese, diciamo dal 20 settembre in poi, c’è stato una sorta di assestamento. I prezzi non sono tornati ai livelli di fine agosto/inizio settembre ma il ribasso rispetto ai picchi massimi è stato evidentissimo. Giustamente l’amico lettore chiede lumi proprio sulle ragioni di questo rally.

Il settore cannabis esplode a settembre: cosa ha infiammato i mercati?

foglia di cannabis
Dopo una fase di forte ribasso, torna la visibilità sul settore cannabis ma tutto resta molto incerto

Dietro all’improvvisa esplosione del settore della cannabis non ci sono questioni di tipo fisiologico nonostante stiamo comunque parlando di un comparto decisamente poco brillante da inizio anno in poi. Un segmento di mercato molto sottovalutato che ha trovato un assist decisivo in una notizia arrivata a fine agosto.

Proprio questa news è alla base dell’improvvisa esplosione del segmento di mercato che quindi non è stato un evento casuale.

Preciso subito che il sottoscritto non è un amante del settore cannabis perchè ritiene che si tratti di un’area di mercato molto vulnerabile e caratterizzata da oscillazioni spesso poco gestibili (almeno dal mio punto di vista). Vero è che il segmento, anche in passato, ha sempre dato la possibilità di ottenere ottimi rendimenti ma questo a prezzo di un livello di rischio che non è per tutti. Proprio per questa ragione, se dovessi scegliere, non inserirei mai in portafoglio delle azioni cannabis ma quantomeno degli ETF in modo tale da diluire il peso del rischio.

Fatta questa puntualizzazione, veniamo ora alla notizia che ha accesso gli animi: proprio il 30 agosto scorso, il Ministero della Salute degli Stati Uniti ha chiesto al dipartimento anti-droga di procedere ad una riclassificazione della cannabis come “poco rischiosa”. Parliamo sempre della cannabis per uso terapeutico (quindi non ricreativo) eppure l’accoglimento di questa raccomandazione potrebbe essere decisivo per i players del settore.

Per un motivo ben preciso: se la cannabis viene classificata come meno rischiosa a dipartimento anti-droga Usa, le società del comparto potrebbero pagare meno tasse di quella attuali e potrebbero anche investire di più grazia ad un più facile accesso al credito. Gli investitori hanno fiutato tutto questo e da qui la pioggia di acquisti sulle azioni del settore (ad esempio Aurora Cannabis) e la riscoperta degli ETF Cannabis. Tutto favorito dal fatto che entrambe le classi di attivi erano disponibili a sconto a causa dei forti ribassi dei mesi precedenti. Attenzione: il sottoscritto non ritiene che quello della cannabis sarà un nuovo megatrend. Tuttavia è un’area da guardare con attenzione senza tanta euforia.

Cosa succederà adesso al settore della cannabis?

Dopo la fiammata di metà agosto, c’è stato un assestamento delle quotazioni. Lo si può vedere chiaramente dall’andamento delle azioni Aurora Cannabis, il titolo che meglio rappresenta il comparto. All’apice del rally è arrivato a 1,33 dollari canadesi (CAD) per poi scendere a 0,8 CAD a fine settembre restando però decisamente più alto rispetto agli 0,65 CAD di fine agosto (prima della bomba).

Il segmento è imprevedibile e quindi potrebbe accadere di tutto. Attualmente la cannabis per uso medico è legale in 37 stati Usa mentre in altre 23 stati è legale anche per uso ricreativo (sotto precise regole). A livello federale, però, la politica resta restrittiva. Un accoglimento della richiesta da parte del Ministero della Salute aprirebbe la porta a scenari nuovi inimmaginabili. Viceversa se tutto dovesse restare come è adesso, le asset class connesse al settore ritraccerebbero. Insomma la situazione è ancora molto confusa e poco chiara.

Allo stato attuale dei fatti, la vendita della cannabis in Usa a livello federale resta illegale. Sono però arrivati degli spiragli che sta all’investitore interpretare e tradurre in una precisa esposizione. Personalmente ritengono ovvio che i profitti si facciano anticipando le notizie del mercato ma il settore è così rischioso che l’esposizione dovrebbe essere comunque molto circoscritta per evitare di bruciarsi in caso di scenario avverso. Anche per questa ragione la mia preferenza non va alle azioni cannabis ma agli ETF che, diversificando, implicano un rischio più basso.

Leggi anche >>> Trading ETF: le 7 migliori strategie per farlo

ETF o azioni per sfruttare l’hype del settore cannabis?

Molte società del settore cannabis operano su mercati non regolamentati e quindi non sono neppure tenute presentare regolarmente i bilanci. Senza queste informazioni è impossibile potersi fare un’idea precisa. Non va meglio alle società, come Aurora Cannabis, che sono invece quotate. In questo caso il limite è l’eccessiva volatilità che spesso è parallela ad una scarsissima liquidità (quindi c’è il rischio di comprare in scia all’euforia e poi avere difficoltà per rivendere).

Gli ETF cannabis, invece, contenendo molti titoli del comparto, consentono sempre di diluire il rischio riducendo in questo modo la volatilità.

Anche gli ETF cannabis però non sono immuni a dei limiti che sono connessi con la particolarità del mercato su cui essi investono. La stragrande maggioranza dei fondi a gestione passiva che replicano indici legati alla cannabis, sono giovani oppure sono poco liquidi (o entrambi e questo è ancora peggio).

Per aggirare tutto questo è preferibile andare sugli ETF cannabis più liquidi e più grandi come ad esempio ETF Alternative Harvest MJ e AdvisorShares Pure U.S. Cannabis ETF MSOS. Il primo ha fatto la storia essendo quotato dal 2015. Il sottostante è molto ampio essendoci ben 34 titoli legati alla cannabis. Il secondo è quello più grande ed è concentrato solo sul mercato americano della cannabis. 26 i titoli inclusi nell’indice replicato da AdvisorShares Pure U.S. Cannabis ETF MSOS che ha anche un punto in più: paga un dividendo (poco consistente ma comunque gratificante).

Ci sono anche tanti altri fondi che investono sulla cannabis come si può vedere dal post dedicato ai migliori ETF cannabis ma essi hanno spesso una liquidità piuttosto limitata che, come detto prima, è un problema perchè aumenta il profilo di rischio.