gestione attiva gestione passiva

Ogni investitore si sarà spesso trovato dinanzi a quello che è il bivio classico degli investimenti: è meglio la gestione passiva o la gestione attiva? La risposta è questo interrogativo sarà sicuramente cambiata di volta in volta e questo perchè sono le condizioni del mercato a variare. In questa guida partiremo dalle basi, e quindi della definizione di gestione attiva e gestione passiva, per poi approdare alle differenze che esistono tra le due modalità di gestione del risparmio.

Infine ci staccheremo dal discorso ever-green per tornare all’attualità spiegando chi sta facendo meglio tra gestione attiva e gestione passiva sulla base degli ultimi dati.

Cosa è la gestione passiva

La gestione passiva negli investimenti è un approccio che mira a replicare l’andamento di un indice di mercato, invece di cercare di battere il mercato stesso. In altre parole, gli investitori che adottano una strategia di gestione passiva cercano di ottenere un rendimento simile a quello dell’indice di riferimento, piuttosto che tentare di superarlo attraverso la scelta di titoli individuali o di altre tecniche di investimento attivo.

Per raggiungere questo obiettivo, gli investitori passivi investono in fondi indicizzati o ETF (Exchange Traded Funds), che sono strumenti finanziari progettati per replicare l’andamento di un particolare indice di mercato. Questi fondi sono costruiti in modo da contenere una selezione di titoli che rispecchiano l’andamento dell’indice di riferimento, come ad esempio il S&P 500 negli Stati Uniti o l’FTSE MIB in Italia.

L’obiettivo della gestione passiva è quello di offrire un investimento a basso costo che si adatta bene a coloro che non hanno la capacità o il desiderio di dedicare tempo ed energia per effettuare scelte di investimento attive. Inoltre, la gestione passiva può anche aiutare a ridurre il rischio di un portafoglio attraverso la diversificazione, poiché gli investitori possono investire in fondi che coprono diverse classi di attività o settori del mercato.

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Cosa è la gestione attiva

La gestione attiva negli investimenti è un approccio che mira a battere il rendimento del mercato attraverso la selezione attiva di titoli individuali o l’utilizzo di altre tecniche di investimento. In altre parole, gli investitori che adottano una strategia di gestione attiva cercano di superare il rendimento dell’indice di riferimento, invece di limitarsi a replicarlo.

Gli investitori che adottano una strategia di gestione attiva utilizzano una vasta gamma di tecniche per cercare di battere il mercato, come l’analisi fondamentale, l’analisi tecnica, l’utilizzo di modelli matematici e quantitativi, e altre strategie di investimento avanzate. Gli investitori attivi cercano di identificare le opportunità di investimento promettenti e di evitare i titoli che hanno il potenziale di sottoperformare.

Tuttavia, la gestione attiva comporta spesso costi più elevati rispetto alla gestione passiva, poiché gli investitori attivi devono investire tempo ed energia nella ricerca di titoli individuali e nella gestione del portafoglio. Inoltre, la gestione attiva può comportare un maggior rischio di sotto-performance rispetto alla gestione passiva, poiché gli investitori possono sbagliare nell’identificare le opportunità di investimento o nel gestire il portafoglio.

Differenze gestione attiva e gestione passiva

La gestione attiva e la gestione passiva sono due approcci diversi per investire in borsa. Le principali differenze tra i due approcci sono:

  1. Obiettivi: La gestione passiva mira a replicare l’andamento di un indice di mercato, mentre la gestione attiva cerca di battere il mercato.
  2. Selezione dei titoli: Nella gestione passiva, gli investitori investono in fondi indicizzati o ETF che replicano l’andamento di un indice di mercato. Nella gestione attiva, gli investitori cercano di selezionare i titoli che hanno il maggior potenziale di crescita o che si stima saranno i migliori performer.
  3. Costi: I costi della gestione passiva sono generalmente più bassi rispetto alla gestione attiva, poiché la selezione dei titoli è ridotta e le decisioni di investimento sono meno frequenti. La gestione attiva richiede invece una maggiore attività di selezione dei titoli, con conseguenti maggiori costi di transazione e di gestione.
  4. Diversificazione: La gestione passiva offre una maggiore diversificazione del portafoglio, poiché gli investitori investono in un ampio range di titoli. La gestione attiva può comportare una maggiore esposizione al rischio, poiché la selezione dei titoli è limitata e può essere concentrata in un numero più limitato di titoli.
  5. Risultati: I risultati della gestione passiva sono generalmente in linea con l’andamento del mercato, mentre la gestione attiva può portare a risultati migliori o peggiori rispetto all’andamento del mercato.

Tirando quindi le somme: la gestione passiva è più adatta a coloro che cercano un investimento a basso costo e una maggiore diversificazione del portafoglio, mentre la gestione attiva può essere più adatta a investitori esperti e attivi che cercano di battere il mercato attraverso la selezione di titoli individuali e altre tecniche di investimento avanzate.

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Chi fa meglio tra gestione passiva e gestione attiva?

Meglio gestione passiva o la gestione attiva sul fronte rendimenti?

Dalla teoria alla pratica: cosa ha reso di più tra la gestione attiva a le gestione passiva? Dare una risposta a questa domanda non è semplice perchè c’è sempre da tenere conto del peso della volatilità. “Logica” vorrebbe che il mercato, almeno sul lungo termine, tenda a superare i fondi attivi. Tuttavia se c’è la volatilità, allora sono i gestori attivi a poter far meglio del mercato. Secondo Scott Ford, presidente della gestione patrimoniale affluent della US Bank, in una situazione come quella attuale caratterizzata da incertezza e stress, i gestori attivi hanno il loro terreno ideale.

Questo vale come principio, mentre in pratica tutto è più complesso. Secondo Bloomberg in un arco di tempo coincidente con gli ultimi 10 anni, l’83% dei fondi large-cap a gestione attiva ha sottoperformato l’indice S&P 500 e l’85% ha sottoperformato il benchmark nel 2021. Inoltre chi ha comprato un ETF che replica l’S&P 500 quando era al suo minimo, nel marzo del 2020, ha praticamente raddoppiato il sui denaro all’inizio del 2022.

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Un rally impensabile per ogni fondo attivo. Inoltre gli ETF sono più efficienti da punto di vista fiscale visto che seguono gli indici e di conseguenza sono “portati” ad accumulare ingenti guadagni in conto capitale come invece avviene con l’acquisto di singole azioni.