C’è chi si attendeva un ritraccciamento fisiologico dopo performance brillante di agosto e invece gli ETF sull’uranio hanno continuato a garantire rendimenti a doppia cifra anche a settembre 2023. I dati mensili che Morningstar diffonde sui migliori ETF per rendimento lo hanno certificato: al quarto e al quinto posto della classifica del mese che si è appena chiuso ci sono gli stessi 2 ETF sull’uranio che ad agosto occupavano le prime due postazioni della Top Ten.

La presenza costante dei due Exchange traded Fund conferma quello che gli investitori più sul pezzo avevano già intuito: il settore uranio è pieno trend rialzista e i rendimenti degli ETF corrispondenti riflettono questa situazione. Se il rialzo di un mese può essere considerato occasione per i traders con approccio speculativo, la presenza di una tendenza rialzista costruttiva, come quella che interessa gli ETF uranio, diventa invece situazione ideale per chi ha ragiona in ottica investimento ovvero per chi è interessato ad inserire nel suo portafoglio fondi in grado di generare rendita nel tempo. Ora i migliori ETF uranio hanno già reso tantissimo negli ultimi 6 mesi ma, essendo il contesto inalterato, si può ipotizzare che ci sia ancora margine di guadagno.

Non è quindi tardi per prendere questo treno ma è necessario sapersi destreggiare visto che quello degli ETF uranio è un settore che, fino a poco tempo fa, poteva essere considerato una nicchia.

2 ETF uranio tra i migliori 5 di settembre 2023

centrali nucleari
Prosegue il momento estremamente positivo degli ETF sull’uranio: 2 tra i migliori 5 di settembre per rendimento

Nella Top Ten di Morningstar sui migliori ETF di settembre spiccano al quarto posto SG ETN URANIUM MINING e al quinto Sprott Uranium Miners UCITS ETF Accumulating. Il primo ha conseguito +31% di rendimento e il secondo un +27%. Proprio questi stessi fondi ad agosto avevano guadagnato, rispettivamente, 15 e 13 punti percentuali.

Il loro momentum favorevole prosegue tranquillamente: i 2 ETF non saranno ai primi posti della classifica, ma il guadagno che hanno registrato nell’ultimo mese è stato superiore a quello di agosto. A completare il quadro, poi, è la presenza al settimo posto di un altro ETF uranio: Global X Uranium ETF USD Acc. Per questo fondo, +18,8% di rendimento nell’ultimo mese.

Insomma i fondi a gestione passiva che investono sull’uranio si confermano altamente performanti. Tutto questo non è un caso ma è frutto di dinamiche di mercato in atto oramai da tempo. A maggio molti analisti si interrogavano sulle prospettive del settore uranio sollevando dubbi sulle performance dei relativi ETF.

Alcuni analisti arrivarono ad affermare che il dossier sul nucleare, fin ad allora considerato il principale driver per questo settore, non avrebbe riservato grandi novità restando ai margini di un dibattito tutto incentrato sulla transizione energetica (di cui sarebbero stati gli ETF energie rinnovabili ad avvantaggiarsi). Ebbene proprio da quel momento la visibilità degli ETF uranio è progressivamente aumentata.

A settembre i prezzi dell’uranio hanno raggiunto i massimi da 12 anni ossia da prima dell’ultimo grande incidente nucleare avvenuto a Fukushima nel 2011. Con essi anche i rendimenti degli ETF più liquidi sono saliti. I fondi con esposizione all’uranio sono così finiti nel mirino di investitori retail che fino a pochi mesi fa non li consideravano neppure. Tutto questo è stato semplificato dal fatto che oggi comprare ETF è molto più semplice e accessibile rispetto al passato. Ad esempio con il broker XTB si può avere subito accesso a centinaia di ETF sia reali che derivati con CFD a condizioni molto vantaggiose (sul sito del broker si possono trovare maggiori informazioni).

Boom rendimenti ETF uranio: quali sono le cause?

Se il settore dell’uranio ha attirato l’attenzione degli investitori è perchè l’offerta di questo mercato proprio negli ultimi mesi ha registrato una forte contrazione a fronte di una domanda sempre molto alta. A questo scenario si è arrivati progressivamente, mese dopo mese, per effetto della guerra tra Russia e Ucraina.

Le utilities europee, fino a ieri fortemente dipendenti dalla Russia, hanno dovuto siglare contratti con altri fornitori a condizioni spesso gravose. Le aziende energetiche dell’Europa dell’est si sono ritrovate in una situazione peggiore visto che i loro reattori, tutti di fabbricazione russa, potevano essere alimentati solo da aziende specializzate russe. La rottura dei rapporti con i fornitori russi, ha costrette le utility dell’est a cercare alternative in Usa che però sono arrivate dopo oltre un anno (tanto ci ha messo il competitor americano incaricato per impacchettare le barre di uranio richieste dagli impianti dell’est Europa).

In questo contesto è stato inevitabile il ritorno del nucleare nei programmi per l’energia di molti paesi. Senza andare troppo lontano, la Francia a giugno ha annunciato di aver destinato oltre 100 milioni di euro per sostenere la sua industria nucleare. Una mossa simile è stata decisa dal Canada che, dopo uno stop di 30 anni, è ora di nuovo pronta ad investire sull’energia nucleare. Spostandoci verso l’Asia il trend non cambia: c’è il Pakistan che ha avviato una collaborazione con Cinaper per lo sviluppo del nucleare e poi, più vicini a noi, ci sono i sauditi e i turchi. I primi stanno vagliano la proposta cinese di costruzione di un impianto nucleare mentre Ankara punta a sviluppare 20 GW di nucleare da qui alla metà del 2050.

Insomma il settore nucleare sembra avere davanti a sè un trend di crescita. La crescita dei rendimenti degli ETF sull’uranio è la conseguenza di tutto questo.

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ETF Uranio: quali sono le prospettive per il futuro

Come evidenziato da Eric Balchunas, analista ETF di Bloomberg, gli ETF dell’uranio, nell’ultimo triennio, sono cresciuti di ben 20 volte. Per l’esperto da qui ai prossimi due anni, i fondi che replicano indici legati all’uranio potrebbero crescere ancora di 2 o 3 volte anche perchè, prima o poi, sarà chiaro a tutti che il mondo zero emissioni di cui si parla tanto richiede tantissima energia nucleare.

Essa viene appunto generata dall’uranio ed è una fonte di elettricità a basso costo e a zero emissioni di carbonio. Tra l’altro, secondo il World Economic Forum, nel 2020 il nucleare è stato il 10% della produzione mondiale di elettricità, battendo la generazione combinata di energia eolica + solare. Lo scorso anno, poi, c’è stato un aumento della domanda di energia a livello globale del 2,5% e quindi se davvero l’obiettivo resta quello delle emissioni zero, è inevitabile che la generazione di energia nucleare debba aumentare. Questa dinamica si sta invece sviluppando in un contesto di contrazione dell’offerta a causa geopolitica internazionale. Risultato è proprio il boom degli ETF sull’uranio.

Questo settore non solo sta rinascendo rispetto alle valutazioni pregresse ma, e su questo gli analisti sono ora concordi, ha tutte le carte in regola per poter generare rendimenti interessanti nel futuro.

Investire sugli ETF Uranio per cavalcare il momentum favorevole

Ci sono varie soluzioni per investire sull’uranio ma quella degli ETF è la più completa

Cosa possono quindi fare gli investitori per cavalcare il momentum favorevole dell’uranio? Ovviamente la soluzione più immediata è quella di inserire in portafoglio strumenti derivati che riflettono il valore dell’uranio fisico. Tuttavia, come hanno fatto notare gli analisti di XTB, la liquidità sul mercato dei prezzi spot dell’uranio, resta bassa e questo è un problema per l’investitore poichè, essendo l’asset poco liquido, resta difficile negoziare sulle quotazioni.

Per sfruttare i movimenti del mercato è quindi preferibile investire in società del settore. Ad esempio ci sono Kazatomprom che è uno dei più grandi produttori di uranio al mondo o la canadese Cameco Corporation che è il secondo produttore di uranio al mondo. Il limite dell’investimento in azioni è sempre rappresentato dall’alto livello di rischio che implica l’esposizione su un singolo titolo.

Per questa ragione gli investitori preferiscono investire sull’uranio attraverso gli ETF. Scegliendo i fondi a gestione passiva che replicano panieri di titoli di società estrattive di uranio, il profilo di rischio si comprime. Questa preferenza è visibilissima nell’andamento performante che i fondi hanno segnato negli ultimi due mesi.

Sulla piattaforma xStation del broker XTB è presenta una vasta selezione di ETF sull’uranio. Ci sono ad esempio l’ETF Global Uranium X (URA.US), che consente di esporsi su un’ampia gamma di società coinvolte nell’estrazione dell’uranio e nella produzione di componenti nucleari, il citato Sprott Uranium Miners ETF che ha performato molto bene a settembre e poi il VanEck Vectors Uranium Mining + Nuclear energy (NLR.US) che replica la performance dei prezzi e degli utili dell’MVIS®Global Uranium & Nuclear Energy Index (MVNLRTR).

Al di là dei singoli ETF, però, a rendere interessante il broker XTB sono le condizioni della proposta. Tanto per iniziare ci sono ETF reali e non solo derivati CFD su ETF come spesso invece accade. Se gli elevati prezzi di acquisto dovessero essere un problema è poi possibile ricorrere agli ETF frazionati grazie ai quali si può avere esposizione su una frazione del fondo. A completare poi il quadro della proposta è una vasta selezione di ETF senza commissioni* (si possono conoscere direttamente sul sito ufficiale del broker) grazie ai quali i potenziali margini di guadagno sono ancora più elevati.

XTB è un broker presente in Italia da anni, in Italia regolamentato da KNF e autorizzato da Consob. Il broker è quotato sulla borsa di Varsavia e offre ai clienti servizi di trading online sul Forex, materie prime, indici, criptovalute tramite CFD ma anche la possibilità di comprare azioni e ETF reali (quindi non strumenti derivati).

*Per un volume mensile fino a 100.000 EUR. Alle transazioni superiori a questo limite verrà applicata una commissione dello 0,2% (minimo 10EUR). Può essere applicato un costo di conversione dello 0,5%.