Abbiamo spesso letto notizie a volte fin troppo allarmistiche sui controlli del fisco sui versamenti sul conto corrente. In questo articolo vorremmo chiarire alcuni punti su questo tema, facendo anche riferimento alle leggi. Iniziamo subito con alcune risposte dirette. Il fisco controlla i versamenti sul conto corrente? Sì, ma si focalizza prevalentemente su quelli sospetti. Quali sono i versamenti sospetti? Ne parleremo in un prossimo paragrafo. Intanto, andiamo a vedere cosa dice la legge vigente in merito e perché può nascere il sospetto di controlli sui versamenti sul conto corrente.

Versamento somme su conto corrente: cosa dice la legge

La legge nazionale non stabilisce alcun limite di importo per quanto riguarda i versamenti sul conto corrente. Tuttavia, bisogna prestare attenzione al decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 29 settembre 1973, secondo il quale il Fisco presume che tutti i versamenti di soldi in contante su un conto corrente, così come gli accrediti ricevuti siano dei ricavi. Spetta inoltre al contribuente provare, una volta ricevuto l’accertamento, la regolarizzazione della sua posizione, tramite apposita documentazione che attesti quanto presunto dal fisco. Da ciò ne consegue che, se le somme versate o l’accredito ricevuto non sono derivate da un ricavo, da un utile correttamente e opportunamente dimostrato e verificato, il fisco può presumere l’illegalità della percezione di queste somme.

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Un altro aspetto è quello puramente contabile. Infatti, se le somme versate sono ricavi, allora questi sono soggetti a tassazione, pertanto andranno indicati nella dichiarazione dei redditi, oppure presentare apposita documentazione che dimostri che si tratti di soldi già tassati o esentasse.

Come funzionano i controlli sul conto corrente

Il controllo del fisco sui versamenti sul conto corrente non è in tempo reale, ma si tratta di una macchina burocratica un po’ più lunga e complessa. In parole povere, se versi 3.000 euro su un conto, il fisco non lo sa subito. L’Agenzia delle Entrate si serve di uno strumento denominato Anagrafe dei conti correnti, una sorta di database nel quale sono contenuti tutti i movimenti effettuati dai titolari dei conti correnti bancari o postali, quindi anche i versamenti o gli accrediti.

I controlli spettano agli uffici dell’AdE territorialmente competenti, i quali, tramite un incrocio di dati e informazioni relativi ai movimenti sul conto, alla dichiarazione dei redditi e alle azioni effettuate dal titolare del conto corrente, possono far scattare i controlli.

Se un contribuente riceve un’eredità una grossa somma e fa una dichiarazione dei redditi di poco conto, ma al tempo stesso in quell’anno ha sostenuto spese per, ad esempio, arredare una casa o effettuare degli interventi di riparazione e sistemazione, il fisco capirà che, nonostante la dichiarazione dei redditi dimostri un reddito annuo esiguo a fronte delle spese sostenute, queste ultime saranno state permesse dalla somma ricevuta in eredità.

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Di contro, se un contribuente versa una somma di 10.000 euro sul conto corrente, o effettua dei versamenti periodi da 1.000 euro ogni mese e poi presenta una dichiarazione di redditi il cui risultato dimostra una somma inferiore a quanto versato, allora questo versamento risulta sospetto e parte la macchina dei controlli. A questo punto spetterà al contribuente dimostrare di essere in regola e presentare opportuna documentazione che attesti la regolarità delle somme ricevute e versate.

Quali sono i versamenti sospetti?

Eccoci al paragrafo di cui abbiamo accennato all’inizio di questo articolo: quali versamenti possono essere considerati sospetti dal fisco? Ecco quelli più comuni:

  • Versamento di grandi somme (esempio: 20.000 €);
  • Versamento periodico di cifre identiche (esempio: 500 euro ogni inizio mese);

Ricordiamo inoltre che l’istituto bancario ha l’obbligo di avvisare le autorità fiscali in caso di versamento di importo superiore a 10.000 euro. Lo stesso vale anche per il medesimo prelievo. I successivi controlli sul contribuente sono a discrezione delle autorità stesse.

A ogni modo, in caso di versamenti regolari (donazioni, risarcimenti, etc.), si consiglia di tenere apposita documentazione da presentare nel caso in cui si sia vittime di accertamento. Tuttavia, ribadiamo: in caso di importi minimi e una tantum, è molto difficile che parta la macchina dei controlli.