Il 25 giugno 2025 Parlamento europeo e Consiglio hanno trovato l’intesa politica sulla revisione del quadro CMDI (Crisis-Management & Deposit-Insurance). Al centro dell’accordo c’è la possibilità, per le autorità di risoluzione, di usare in modo mirato i fondi di garanzia dei depositi nazionali e il Single Resolution Fund (SRF) dell’Eurozona per salvare banche in dissesto, senza ricorrere ai soldi dei correntisti né ai bilanci pubblici. Il passo è considerato decisivo per completare l’Unione bancaria e rafforzare la fiducia dei risparmiatori europei.
Indice
Conti correnti più sicuri con riforma CMDI: perché serviva una nuova rete di sicurezza?
Dopo la crisi del 2008 l’Europa ha imposto l’MREL (un cuscinetto minimo di capitale e obbligazioni sacrificabili) per assorbire le perdite prima di coinvolgere i depositanti. Nella pratica, molte banche di piccole e medie dimensioni non riescono a emettere abbastanza passività sul mercato, restando esposte alla liquidazione o, peggio, a un bail-in sui depositi non garantiti.
Con la riforma CMDI, Bruxelles offre loro un’uscita ordinata: se l’MREL non basta, potranno attingere (in condizioni rigorose) alle risorse dei fondi di settore, evitando di toccare i conti dei clienti.
Come funzionerà il nuovo meccanismo di risoluzione
Quando una banca entra in dissesto, l’autorità competente confronterà i costi di due scenari:
- Liquidazione in insolvenza, con rimborso dei depositi garantiti (fino a 100.000 €) da parte del fondo nazionale.
- Risoluzione ordinata, che prevede la vendita del ramo d’azienda sano o la creazione di una “good bank”.
Se la seconda opzione risulta meno onerosa per il fondo depositi, la banca potrà usare quel fondo (o, nell’eurozona, l’SRF) per colmare il gap senza intaccare i correntisti. Restano quindi tre salvaguardie chiave:
- L’MREL rimane la prima linea di difesa;
- Azionisti e creditori subordinati continuano a sopportare le perdite per primi;
- L’intervento del fondo è una “ultima risorsa” e non può superare il valore dei depositi coperti presso l’istituto.
Cosa cambia per i depositanti fino a 100.000 €
La garanzia europea sui depositi sotto i 100.000 euro esiste già, ma finora poteva essere aggirata se le risorse del fondo non bastavano, costringendo al bail-in dei depositi sopra soglia. Con il nuovo schema, i fondi di settore possono integrarsi l’un l’altro per evitare quel passaggio critico.
Di fatto, la probabilità che un risparmiatore retail venga coinvolto in un salvataggio interno diminuisce nettamente: prima della riforma bisognava contare solo sull’MREL della banca. D’ora in poi entreranno in gioco reti di sicurezza finanziate dall’intero sistema.
Conti correnti più sicuri, ma quali conseguenze per piccole e medie banche?
Gli istituti locali dipendono quasi esclusivamente dai depositi e hanno scarso accesso ai mercati obbligazionari, quindi faticano a raggiungere l’MREL. L’accordo permette loro di essere risolte (e magari vendute a un concorrente) invece di finire in liquidazione giudiziaria. Ne derivano due vantaggi: continuità operativa per famiglie e imprese del territorio, minori costi socio-economici per la regione servita (aspetto ora esplicitamente valutato nel test dell’interesse pubblico).
Salvaguardie e limiti da chiarire
Alcuni analisti segnalano rischi di moral hazard: sapere che esiste un paracadute potrebbe ridurre l’incentivo delle banche a rafforzare l’MREL. Per questo l’accordo conferma la gerarchia di assorbimento perdite e introduce un controllo ex ante sui costi di risoluzione.
Restano poi da definire i seguenti elementi:
- Criteri uniformi per calcolare quanto un fondo depositi può spendere;
- Interoperabilità tra fondi nazionali di Paesi che non partecipano all’euro;
- Tempistica per completare il back-stop comune (il cosiddetto “SRF 2.0”) richiesto da alcuni Stati membri.
Quali sono i prossimi passaggi? Il calendario
I prossimi step seguono una tabella di marcia ormai definita.
Con la fase di consultazione pubblica chiusa nel secondo trimestre 2025 e l’accordo politico già raggiunto, Commissione, Parlamento e Consiglio stanno lavorando ai testi tecnici con l’obiettivo di chiudere entro l’autunno.
A quel punto scatterà l’approvazione formale, prevista entro la fine dell’anno.
Nel 2026 gli Stati membri dovranno recepire le nuove regole nei rispettivi ordinamenti.
In parallelo, Bruxelles attiverà un portale dedicato alle segnalazioni: l’idea è individuare e smantellare in tempo reale gli ostacoli nazionali che potrebbero frenare l’applicazione uniforme del pacchetto, così da arrivare al 2027 con una rete di sicurezza pienamente operativa e realmente integrata.
Conti correnti più sicuri: cosa significa per i correntisti la revisione del CMDI?
Per i correntisti il cambiamento è più sostanziale di quanto sembri a prima vista. L’ampliamento delle risorse a disposizione delle autorità di risoluzione rende più solida la protezione anche per la parte di deposito che supera i 100.000 euro perché, in pratica, riduce la probabilità di un bail-in estemporaneo.
Con una cassa di pronto intervento più capiente, eventuali perdite continueranno a essere assorbite innanzitutto da azionisti e obbligazionisti, lasciando i risparmiatori all’ultimo posto. In caso di dissesto di una piccola banca, inoltre, sarà più facile gestire la crisi con la cessione a un istituto sano, evitando chiusure improvvise di sportelli o interruzioni dei servizi.
Nulla cambia, invece, per le incombenze del cliente: non serve correre a diversificare i conti o spostare i fondi. Di fatto, è la rete di protezione a essersi fatta più robusta.
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