volto di Trump, bandiera Usa e grafico volatile
Investire sfruttando i dazi di Trump (www.risparmioggi.it)

Da mesi i mercati globali sono in subbuglio a causa della guerra commerciale scatenata dai dazi Usa. La strategia dello stop and go di Trump ha creato un forte senso di smarrimento tra i trader. Inevitabile a causa del tira e molla della Casa Bianca con annunci improvvisi sull’introduzione di dazi all’import da un certo paese con l’unico obiettivo di aprire un tavolo negoziale, sospensione delle tariffe, reintroduzione delle stesse nel caso in cui non ci dovesse essere un deal. E poi ci sono i dazi reciproci da parte degli altri paesi che ovviamente non subiscono passivamente le tariffe di Trump. I fronti più caldi sono quello Usa-Cina e Usa-Unione Europea mentre il fronte interno all’America (Messico e Canada) dopo un forte scontro iniziale è stato normalizzato.

Stare appresso alle mosse imprevedibili di Trump non è semplice. Comprenderle ancora meno. Ma poichè esse condizionano le borse mondiali e il forex (cambio Euro Dollaro in testa) è impensabile non prendere le misure di ciò che avviene prima di investire.

Tanti trader sono rimasti bruciati dai sell-off generati dai dazi Usa. Alcuni hanno poi recuperato parte delle perdite. Pochissimi hanno saputo gestire la situazione.

Ecco perchè è arrivato il momento di provare a capire come investire con i dazi Usa senza farsi travolgere dalla paura.

Un primo passo per iniziare ad operare in questa fase particolare è quello di fare pratica con un conto demo prima di usare soldi veri. Ad esempio la demo di XTB con 100.000 euro virtuali per fare pratica senza rischi e l’operatività da una sola piattaforma su tutti i mercati che subiscono gli effetti dei dazi Usa.

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Cosa sono i dazi Usa

Dazi Trump o dazi Usa: è in questo modo che vengono chiamate le tariffe commerciali aggiuntive che sono state introdotte dalla nuova presidenza americana. Non essendo questa una guida economica non scenderemo nel dettaglio del loro ammontare pre e post aumento. A noi interessa capire solo come poterli cavalcare per fare trading.

Di alcuni concetti-base, però, abbiamo bisogno:

  • I dazi Usa sono tasse che vengono pagate da qualsiasi soggetto presente sul territorio degli Stati Uniti per comprare ogni bene che arriva dall’estero. L’aliquota delle tariffe è calcolata in termini percentuali sul valore della merce. Il soggetto tenuto al pagamento del dazio è l’importatore o comunque l’intermediario che agisce per suo conto. Facciamo un esempio: con dazi al 125% sulle importazioni cinesi (a tanto Trump li aveva portati prima della tregua con Pechino, un bene prezzato 1.000 dollari, costerà all’importatore 2250 dollari. La differenza di 1250 dollari va al fisco americano. Questo esempio è perfetto per mettere a fuoco quanto sconveniente diventi per l’importatore effettuare l’operazione. E del resto i dazi al 125% furono decisi da Trump proprio per incentivare la produzione in Usa (obiettivo iniziale) o per ritrattare il sistema tariffario reciproco su condizioni più favorevoli per gli Usa (obiettivo secondario ma, secondo alcuni analisti, in vero intento di Trump.
  • Gran parte delle merci straniere in ingresso in Usa valgono meno di 800 dollari. Prima dell’introduzione dei dazi di Trump per merci fino a questa soglia vigeva l’esenzione dai dazi. E’ quello che tecnicamente si chiama “de minimis”. Ebbene, tra i passaggi della guerra tariffaria scatenata da Trump, c’è anche la revoca di questa esenzione. Quella sulla Cina è stata la prima a saltare ma nel mirino ci sono i de minimis con tutti gli altri paesi con cui gli Usa effettuano scambi commerciali. Anche nel caso della revoca dell’esenzione sul de minimis si tratta di un’arma usata dalla presidenza americana per strappare accordi reciproci sulle tariffe.

Quali sono i principali partner commerciali degli Stati Uniti

Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Customs and Border Protection Agency degli Stati Uniti e ripresi nell’analisi di JP Morgan AM “Come investire in un’era di dazi e tensioni commerciali crescenti” nei primi undici mesi del 2024 gli Stati Uniti hanno importato merce per un valore complessivo di 3.000 miliardi di dollari. Una cifra imponente che dimostra la forte dipendenza dell’economia americana dal commercio internazionale.

Una seconda analisi questa volta della Banca Mondiale sui flussi commerciali ha invece evidenziato che nel 2022, tre Paesi — Canada, Cina e Messico — rappresentavano il 44% del totale delle importazioni di beni degli Stati Uniti. Un dato significativo che, includendo anche la quota dell’Unione Europea, sale al 60%. Questa secondo JP Morgan AM è la quota delle importazioni in Usa che finirebbe vittima dei dazi di Trump (sia pure in modo variabile).

I settori maggiormente coinvolti nell’import negli Stati Uniti sono i beni di consumo e i beni strumentali. La loro somma copre il 66% del totale dell’import in Usa. A seguire con una quota del 17% ci sono poi i beni intermedi.

Cosa ci dicono tutte queste informazioni?

Non è necessario essere dei grandi esperti per capire che essi sono la dimostrazione di quanto la produzione e il commercio americano siano integrati a livello globale. E’ la globalizzazione con tutte le sue implicazioni.

Effetti dei dazi Usa sui mercati

I dazi, se attuati nel modo estremo con cui vengono presentati da Trump farebbero saltare lo stesso sistema del commercio globale. Ma l’obiettivo di Trump non è questo ma bensì quello di usarli come strumento di persuasione. Ecco spiegato il tira e molla del presidente americano con conseguente forte volatilità sui mercati. A prescindere dalle asset-class, il primo effetto della guerra commerciale sono appunto le forti oscillazioni: si passa dai sell-off che seguono l’annuncio sull’introduzione di nuovi dazi al rimbalzo rapido che avviene nel momento in cui la posizione Usa si addolcisce o viene addirittura annunciata una tregua commerciale. In mezzo i vari movimenti creati dalle indiscrezioni di stampa e dagli oramai celebri post di Trump sul suo social Truth.

Ovviamente poi le conseguenze variano in base al tipo di mercato. Ecco il punto sulle principali ripercussioni dei dazi Usa sulle varie asset class secondo un report di Deutsche Bank diffuso all’indomani dell’introduzione dei dazi (il focus era quindi sul sell-off).

💱 Tassi di cambio

E’ il mercato con l’impatto più immediato a significativo. Le 4 dinamiche indicate definiscono quello che è il precedente da considerare per le volte successive.

  • dollaro debole: il Trade-Weighted USD Index è precipitato ai minimi da 3 anni
  • valute rifugio in rialzo: il Franco svizzero è salito dell’8,2% contro il USD. Forte domanda anche per Yen e Euro, con il cross EUR/USD che ha raggiunto 1,1473
  • disallineamento con i tassi: nonostante i rendimenti USA siano saliti, il dollaro si è indebolito, rompendo la correlazione storica
  • pressione sulle valute emergenti e AUD: il dollaro australiano ha sofferto per via della dipendenza commerciale dalla Cina mentre la Corona norvegese ha risentito del crollo dei prezzi energetici

Quale è la lezione che gli investitori dovrebbero ricordare per la prossima volta?

La fase di debolezza del dollaro potrebbe persistere, sia pure con momento di ripresa, visto che è palese che l’amministrazione Usa preferisca una valuta più debole per favorire le esportazioni americane.

Il forex è il mercato più liquido al mondo e quindi, per i trader con approccio speculativo, è punto di riferimento naturale.

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🌍 Materie prime

Le varie commodities si sono mosse in direzione diversa a seguito dell’annuncio Usa sui dazi. Molto significativo, come si può vedere dall’elenco in basso, il comportamento dell’oro.

  • Oro:
    • inizialmente in calo per necessità di liquidità
    • successivo forte rimbalzo al momento dell’implementazione dei dazi
    • visto sempre più come bene rifugio alternativo ai Treasury.
  • Energetiche:
    • forte calo: il petrolio Brent è letteralmente affondato per timori recessivi scatenati dalla guerra commerciale
    • gas naturale anch’esso in calo.
  • Metalli industriali:
    • rame: in ribasso ma comunque in recupero minimi precedenti
    • alluminio: in forte ribasso dopo i dazi
    • recupero sostenuto dagli acquisti cinesi e aspettative di stimoli fiscali in Cina e Germania

E nel caso delle commodity quale è invece la lezione?

Due dati su tutti: con i dazi l’oro si rafforza per la questione rischio, il petrolio invece crolla perchè lo scontro sulle tariffe significa minore produzione. Rame più resiliente dell’alluminio che invece è una delle materie prime da sempre nel mirino dei dazi di Trump.


📊 Mercati azionari

A seguito dell’introduzione dei dazi, le azioni Usa sono crollate a picco. Viceversa le azioni europee, almeno all’inizio, hanno retto meglio ma solo perchè partivano da valutazioni più basse rispetto al pompato azionariato Usa. E infatti non appena Trump ha dato un ultimatum anche all’Europa (o accordo a dazi), anche le azioni europee, soprattutto quelle esportatrici hanno iniziato a soffrire.

  • caduta generalizzata: S&P 500 e Nasdaq 100 hanno perso fino al 13% nei giorni più caldi dei dazi, Europa con lo STOXX 600 il -13% mentre per Asia (MSCI China) si è profilato un “bear market”.
  • breve rimbalzo post-sospensione dazi: rally iniziale seguito da nuovi cali con gli indici azionari globali che restano comunque sotto ai massimi.

A livello settoriale i comparti più compiti sono stati:

  • ciclici: energetici (-18,4%), IT (-14,4%), materiali (-14,3%)
  • difensivi più resilienti: sanitario (-7,8%), utilities (-8,0%), beni primari (-6,3%).

Quale è la lezione che gli investitori possono trarre per le prossime volte?

Tutte le borse soffrono perchè una guerra commerciale globale mette a rischio il sistema esistente. Il ripiego degli investitori è sui titoli difensivi (e infatti i migliori ETF utility hanno tratto vantaggio dal sell-off). Attualmente lo scenario recessivo parzialmente prezzato (solo al 50% secondo alcuni analisti).

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Strategie di investimento per gestire i dazi di Trump

La strategia di investimento da strutturare per gestire i dazi Usa deve tenere conto che ai crolli che seguono gli annuncio succedono poi i rimbalzi non appena la situazione migliora. Un’altalena continua che non è massimo per gli investitori poco avvezzi al rischio mentre lo è per chi fa trading proprio sulla volatilità. L’indice Cboe (VIX) è un utile punto di riferimento per avere il polso della situazione fermo restando che il livello di incertezza, pur tra varie oscillazioni, resta sempre alto.

In questo contesto le principali opportunità sono:

  • mercato azionario: i comparti ciclici come industria, semiconduttori e logistica sono quelli più favoriti in caso di accordo stabile sui dazi. le utilities pagherebbero invece il conto
  • ETF: intelligenza artificiale e sicurezza delle catene di approvvigionamento sono i trend pronti a cavalcare un’intesa commerciale globale (qui abbiamo analizzato i migliori ETF intelligenza artificiale)
  • mercati emergenti: se la tensione dovesse durare alcuni paesi asiatici potrebbero anche trarre beneficio dallo spostamento delle catene produttive dalla rotta Usa – Cina

Il “problema” che impedisce una linearità dell’impostazione strategica è che, almeno nel medio termine, la parola fine alla guerra commerciale non sembra esserci. Con la Cina c’è una tregua ampia ma pur sempre tregua, con l’Europa invece l’accordo non c’è proprio e il rischio di dazi è altissimo. In più c’è Trump che ha sempre mostrato di essere imprevedibile: un suo messaggio su X può riportare la paura.

In questo contesto la diversificazione resta la migliore strategia da adottare. Quindi evitare la concentrazione dell’investimento su singoli settori o su aree geografiche e tenere aperto il più ampio ventaglio possibile di opzioni.

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Questo articolo è stato redatto a solo scopo informativo e non si può considerare in alcun modo un’indicazione operativa. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità sull’utilizzo delle informazioni riportate.