I buoni fruttiferi postali CPFR, ovvero cointestati, rimangono insieme a quelli monointestatari tra gli investimenti preferiti dagli italiani. Il motivo di questa preferenza accordata, è piuttosto semplice. Ci troviamo davanti a titoli sicuri perché ad emetterli è la Cassa Depositi e Prestiti, con un’ulteriore garanzia fornita dallo Stato Italiano, senza dimenticare che non sono soggetti ai rischi tipici del mercato. In questo articolo quindi, ci occuperemo di capire esattamente i buoni fruttiferi postali CPFR cosa sono, il loro rendimento, la durata e tutto quello che occorre sapere in merito.

Buoni fruttiferi postali CPFR: che significa

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Quando sui buoni fruttiferi postali è apposto l’acronimo CPFR, ci troviamo di fronte a una tipologia di titolo cointestato. Tale acronimo, il cui significato è “con pari facoltà di rimborso”, definisce appunto la condizione di cointestazione con più persone. Il numero di cointestari massimo per i BFP è di 4, ed ognuno di questi ha facoltà di rimborso disgiunto, nonostante sia possibile l’eclusione di tale clausola nel momento della sottoscrizione. Ad ogni modo è importante sottolineare come non possano essere inclusi nei cointestatari persone minorenni, anche se le altre sono maggiorenni.

Cosa significa esattamente “con pari facoltà di rimborso”? La risposta al quesito in oggetto, è piuttosto semplice. Significa che ognuno degli intestatari può richiedere in maniera autonoma l’intero ammontare del buono, solamente presentando alle Poste il titolo cartaceo. Come detto il buono può essere sottoscritto anche senza questa clausola, ma questo può essere fatto solamente nel momento della sottoscrizione dello stesso.

Buoni fruttiferi postali CPFR: calcolo rendimento

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Sia nel caso si possedesse un buono fruttifero postale che nel caso si volesse sottoscriverlo, è opportuno sapere come calcolarne il rendimento. È importante sapere che esistono dei tool gratuiti, e il più importante di tali strumenti è messo a disposizione direttamente da Poste Italiane sul suo sito ufficiale.

Sarà sufficiente quindi compilare l’apposito form nei campi richiesti, ovvero:

• Tipologia di buono, prestando attenzione al fatto che sia quella corretta (il rendimento cambia sulla base del buono).
• Le date di emissione e scadenza e di nascita dell’intestatario (in caso di cointestazione è sufficiente inserirne una).
• Importo del capitale.

A questo link è possibile accedere al calcolatore ufficiale, che tiene in considerazione anche la ritenuta fiscale e l’imposta sostitutiva, che ricordiamo variano sulla base della data di emissione del buono. È da sottolineare comunque che la certezza matematica sul rendimento effettivo, la si potrà ottenere solamente nel momento della riscossione, a maggior ragione su quelli a lunga scadenza. Potrebbero infatti verificarsi dei mutamenti sulla legge che regolamenta il rendimento, magari andando a toccare l’aliquota dell’imposta sostitutiva.

Buoni fruttiferi postali CPFR: durata

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Dopo aver definito i buoni fruttiferi postali CPFR cosa sono e come calcolarne il rendimento, ora cercheremo di capire quale sia la loro durata. I BFP posso avere tale durata fissata a 20 o a 30 anni. Il termine più lungo si riferisce a quei titoli emessi fino al 27/12/2000 della serie Z. I successivi, ovvero quelli emessi dal 28/12/2000 della serie A1, hanno una durata a 20 anni. La differenza sostanziale tra le due tipologie, è che mentre per i primi gli interessi maturano alla fine dell’anno solare in cui effettivamente scade il titolo, i secondi hanno scadenza alla fine dei 20 anni.

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Infine è opportuno fare una precisazione sul calcolo degli interessi delle due tipologie di buoni fruttiferi postali. Per quelli a 30 anni, il calcolo degli interessi avviene “in regime dicapitalizzazione composta” per il primo ventennio e in “regime semplice” per gli ultimi dieci anni. Per la seconda tipologia di titolo invece, ovvero quella a 20 anni, viene utilizzata solamente la capitalizzazione composta.

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Si deve ricordare inoltre che l’interesse maturato nella capitalizzazione semplice rimane separato dal capitale, e che si aggiungerà a quest’ultimo solamente alla fine. Nella capitalizzazione composta, quindi per operazioni a breve e lunga scadenza, il tempo effettivo d’impiego si suddivide in periodi. Tali periodi solitamente durano un anno e al termine di ognuno di questi, viene effettuato il calcolo dell’interesse semplice che riguarda il periodo trascorso e che successivamente verrà aggiunto al capitale. Così facendo si ottiene un capitale fruttifero più elevato. Questo sistema viene definito “capitalizzazione degli interessi”.

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