Mentre è in corso il collocamento del nuovo BTP Italia marzo 2028, si sprecano le analisi sui migliori precedenti storici con particolare riferimento a quelle emissioni che sono state capaci di garantire ai sottoscrittori rendite addirittura a doppia cifra. Quanto c’è di vero in tutto questo? In che misura corrisponde alla realtà il fatto che alcuni BTP Italia del passato siano in grado di garantire rendite fino al 20%?

Sono queste le domande alle quali andremo a dare una risposta in questo post di approfondimento consapevoli del fatto che ogni emissione fa storia a se stante e che i precedenti, nel mondo degli investimenti, non sono mai garanzia per le operazioni successive.

Quale BTP Italia garantisce una rendita del 20%?

Quella in corso di collocamento proprio in questi giorni è la diciannovesima tranche del BTP Italia. La “storia” del titolo di stato indicizzato all’inflazione italiana ha avuto inizio nell’oramai lontano marzo 2012. Sembra ieri ma oramai questo tipo di bond ha alla spalle uno storico di oltre un decennio. Negli anni passati sono sempre stati collocati uno o più BTP Italia. Unica eccezione è stata nel 2021 quando venne collocato alcun titolo indicizzato all’inflazione italiana (il posto dei BTP Italia venne preso dai BTP Futura ma questa è un’altra storia).

Un decennio significa che già ci sono dei BTP Italia a scadenza. Proprio nell’anno corrente scadranno alcun titoli che hanno reso tantissimo ai loro sottoscrittori.

Sarà questo il caso del BTP Italia che venne emesso nell’aprile 2015 e che andrà a naturale scadenza ad aprile 2023.

Fonte – MEF

Diciamo subito che quell’emissione non fu una delle più brillanti con poco più di 76.000 contratti sottoscritti e un controvalore pari a 9,3 miliardi di euro. Praticamente niente rispetto ai BTP Italia che hanno fatto la storia come il novembre 2013 (controvalore di oltre 22 miliardi e quasi 300.000 contratti sottoscritti) o il BTP Italia maggio 2020 (controvalore di quasi 23 miliardi e e quasi 385.000 contratti sottoscritti).

Fermo restando tutto questo, il BTP Italia aprile 2015 ha però un altro primato: un rendimento del 21%. Ciò significa che chi ha avuto la lungimiranza di comprare al momento dell’emissione immettendo anche un solo ordine (quindi 1.000 euro), alla scadenza si metterà in tasca 210 euro lordi (tassazione BTP è al 12,5% come quella di tutti i titoli di stato).

Un dato niente male che però va letto nella giusta ottica. Tanto per iniziare la rendita del 21% non è annuale ma è cumulativa ossia fa riferimento a tutto il periodo. Questo è un primo aspetto fondamentale di cui tenere conto. C’è poi dell’altro. Questo BTP con rendimento totale del 21% venne emesso in un momento molto particolare. Era il 2015 e l’inflazione, senza farla tanto lunga, era solo una voce nei manuali economici.

Punto 2: venne emesso a 100 con un rendimento annuo dello 0,5%. Si trattò di prezzi spuntati sul mercato in una fase storica di profonda disaffezione verso tutto il mondo dei titoli di stato. Diciamo che quella rendita del 21% cumulativo può essere considerata quasi un caso eccezionale.

Non serve essere dei grandi esperti per comprendere un aspetto fondamentale: il contesto in cui viene collocato il BTP Italia marzo 2028 non centrano nulla con quelle che caratterizzano l’emissione del BTP Italia aprile 2013.

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BTP Italia marzo 2028 non è il BTP Italia aprile 2015

La questione di questo famoso BTP Italia aprile 2015 che vanta un rendimento cumulativo del 21% è in questi giorni molto dibattuta sui siti economici big. La rilevazione è stata lanciata per prima dal Sole 24 Ore che ha citato una proiezione effettuata da Skipper Informativa.

La simulazione è impeccabile ma non si possono simulare contesti così differenti e soprattutto non si può parlare di rendimenti di oltre il 20% senza evidenziare che è un dato cumulativo. Poi sarà vero tutto e sarà sicuramente vero che i BOT fruttano meno dell’1% annuo e che fino a quando l’inflazione non si sarà assestata attorno al 2% (target per adesso molto lontano, sono i BTP Italia i titoli di stato più convenienti.

Tutto vero ma il BTP Italia marzo 2028 viene collocato in una situazione del tutto differente. Quindi l’incasso lordo superiore al 20% in 8 anni garantito a chi ha comprato il BTP Italia aprile 2015 di come i titoli indicizzati all’inflazione italiana siano utili ai risparmiatori per proteggersi dall’inflazione, ma stupisce il fatto che se ne parli proprio adesso mentre è in corso il collocamento di un nuovo BTP Italia che con quello super-redditizio centra poco.

E se volete delle indicazioni sulla nuova emissione, è forse meglio restare al presente e non guardare troppo il passato. Questi due approfondimenti, ad esempio, possono essere molto utili: