sell-off sulle azioni
Crollo azioni Unicredit, BPER e MPS (www.risparmioggi.it)

Verso un venerdì nero per i titoli del settore bancario? In effetti, guardando all’entità dei ribassi registrati da tutte le banche del Ftse Mib, il rischio che ci possa essere un’evoluzione di questo tipo non sarebbe poi così remoto: -3% a 61,3 euro per Unicredit, -3% a 9,11 euro per BPER Banca e poi ancora -2,9% a 6,9 euro per il Monte dei Paschi di Siena. Bagno di sangue sulle banche con rossi che, per la loro profondità e omogeneità, lasciano intendere che sia quasi in atto una fuga dal settore bancario con spostamento verso asset più sicuri. Ma come si spiega tutto questo? Perchè le azioni Unicredit, BPER e MPS stanno crollando nell’ultima di ottava? Cosa è successo da terrorizzare così tanto gli investitori da spingerli a vendere in modo massiccio le banche in portafoglio?

Queste sono le domande calde della giornata. Dare una risposta a questi interrogativi non solo significa capire quello che sta accadendo in borsa (perchè è chiaro che il crollo delle banche significhi tracollo del Ftse Mib essendo il paniere di riferimento di Piazza Affari imbottito di bancari) ma anche provare ad azzardare una risposta.

Crollo azioni delle banche: cosa sta succedendo e quali sono le cause

Il fattore scatenante del crollo delle azioni delle banche ha nome, cognome e localizzazione geografica. I titoli bancari stanno andando a picco per effetto della crisi delle banche regionali Usa. Nel corso della notte ben due istituti regionali americani hanno annunciato di non essere più in grado di gestire la loro esposizione a causa delle innumerevoli frodi sui prestiti che avrebbero subito.

In particolare Zions Bancorp ha comunicato una svalutazione di 50 milioni dovuta a un prestito della California Bank & Trust e poco dopo è stata la Western Alliance Bancorp a rendere noto di avere lo stesso problema con lo stesso soggetto. Risultato le azioni Zions sono crollate del 13% mentre quelle della WAB del 9%. Un bagno di sangue che ha gettato nel baratro tutto l’indice S&P Regional Banks Select Industry che non a caso è crollato del 6,5%, la flessione più pesante dal sell-off di aprile causato all’introduzione dei dazi Usa.

Nonostante l’entità dei danni che le due banche regionali dovrebbero aver subito non sia niente di eccezionale rispetto ad esempio al disastro con cui in passato dovettero fare i conti altre banche regionali come First Brands Group e Tricolor Holdings, è la consecutività della rivelazione sulle frodi legate ai prestiti, ad impensierire il mercato. Magari se l’annuncio fosse arrivato da una sola banca non ci sarebbe stato alcun panico, ma essendo doppio e riguardando lo stesso soggetto, ecco che i mai sopiti timori sulla crisi del credito Usa sono tornati ad imperversare. Da qui il sentiment negativo su tutto il settore bancario globale e da qui, a Piazza Affari, il crollo delle azioni Unicredit, MPS e BPER.

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Cosa stanno facendo i trader dinanzi al crollo delle banche

Quando c’è un crollo di specifici settori azionari, nel caso specifico il comparto banche, come prima cosa gli investitori provano a riposizionarsi in modo più o meno audace. Non sembra però essere questa la situazione perchè tenendo conto che a Piazza Affari almeno per adesso non c’è un solo verde su 40 quotate, l’impressione è che in tanti stiano preferendo vendere e ritirare.

Non è nostro compito dire se ciò sia una mossa giusta o sbagliata: ci limitiamo a riportare i fatti che dicono che, almeno per ora, neppure le azioni delle utility, tradizionale rifugio in momento di instabilità, sono in rialzo. Con le banche capofila, sull’azionario è bagno di sangue.

Di certo impattano le alte valutazioni di molte banche (le azioni Unicredit, che sono le peggiori della seduta odierna, sono in rialzo del 60% da inizio anno) e quindi dinanzi ai timori in arrivo dagli Usa, si è preferito realizzare e alleggerirsi. Ma non si tratta solo di questo. In vista di possibili novità dal fronte geopolitico (ieri lunga telefonata tra Putin e Trump) che potrebbero arrivare nel week-end sembra proprio che si sia ritenuto più prudente ritirare la posta. Gli investitori stanno quindi vendendo le azioni delle banche in primis ma in genere tutto quello che sa di stocks per andarsi a rifugiare sui tradizionali asset rifugio, dall’oro ai titoli di stato. In questo contesto il prezzo dell’oro è schizzato ad un passo dai 4.000 l’oncia con un rialzo dell’8,9% su base settimanale. E qui scatta l’alert perchè questo verde è il più intenso dai tempi del crollo della Lehman Brothers. Correva il settembre 2008 ma fa ancora paura.

Cosa puoi fare adesso?

Per orientarsi nelle fasi di sell-off fai riferimento alla nostra guida su cosa fare con il crollo delle borse dove puoi trovare tanti spunti. Se vuoi anche tu rifugiarti sui beni rifugio, la nostra guida su come investire in oro che analizza tutti i modi possibili può essere un buon punto di riferimento. Se però il tuo approccio sul gold è speculativo, allora meglio il report su come fare trading sull’oro con i CFD senza possesso del sottostante.

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