Crowdinvesting Italia 2025
Il report del PoliMI sul crowdinvestin in Italia (www.risparmioggi.it)

Il decimo Report dell’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano, pubblicato il 17 luglio 2025, certifica che tra luglio 2024 e giugno 2025 la raccolta nazionale si è ridotta del 14%, fermandosi a 260,65 milioni di euro e portando il cumulato storico a circa 1,57 miliardi. Mentre il mercato italiano rallenta, oltreconfine lo scenario è opposto: nel solo primo semestre 2025 le startup e le PMI europee hanno raccolto circa 160 milioni di euro in 202 campagne pubbliche di equity crowdfunding, secondo i dati Over Ventures. Il contrasto fra i due trend innesca una riflessione sulle cause interne e sulle leve di rilancio.

Crowdinvesting Italia 2025: perché i numeri sono in discesa

La contrazione complessiva riflette dinamiche differenti a seconda del segmento. Nell’ultimo anno le campagne di equity hanno raccolto 110,95 milioni di euro, valore stabile ma con composizione mutata: i progetti immobiliari sono saliti del 32%, mentre quelli “core” non immobiliari hanno perso il 19%.

Più marcata la frenata nel lending: i minibond collocati via piattaforme sono crollati a 7,65 milioni (‑73%), e anche i prestiti diretti alle imprese si sono fermati a 142,05 milioni (‑14% sui dodici mesi precedenti).

Il real‑estate lending, da sempre motore del comparto, ha ceduto il 18%. L’innalzamento dei tassi – il rendimento medio annuo delle nuove operazioni è balzato al 10,07% – ha reso più costoso il capitale, spingendo molti sponsor immobiliari a rimandare i progetti o a cercare fonti di debito tradizionale.

Regolamento ECSP: più piattaforme, meno raccolta

Paradossalmente, mentre la raccolta cala, il numero di operatori autorizzati cresce. Al 30 giugno 2025 le piattaforme italiane abilitate ai sensi del regolamento europeo ECSP sono 42, in netto aumento rispetto alle 33 del 2024 e seconde solo alle 61 francesi. Di queste, 22 hanno scelto di collocare titoli di capitale, 14 di concentrare l’attività sui prestiti e 6 di operare in entrambi i campi.

Il nuovo iter autorizzativo ha però innalzato i costi di compliance e spinto vari player storici fuori mercato, generando una fase di ri‑assestamento che ha congelato la pipeline di offerte nei primi mesi del 2025. A ciò si è aggiunta una platea di investitori più prudente, attratta da asset liquidi dopo due anni di alta volatilità sui mercati globali.

Equity, lending e real estate: luci e ombre dei segmenti

Sul fronte equity continuano a dominare Mamacrowd (213,23 milioni raccolti da inizio attività) e CrowdFundMe, che nell’ultimo anno ha superato Walliance in volumi annuali. Il tasso di successo medio delle campagne resta elevato (88%), ma l’analisi ex‑post del Politecnico rivela una criticità: dopo tre anni, oltre un terzo delle società finanziate presenta ricavi inferiori a 100.000 euro, segno di business plan troppo ottimistici e strategie di crescita spesso irrealistiche.

Nel lending, Recrowd guida ancora la classifica con 61,12 milioni raccolti in dodici mesi, seguita da Ener2Crowd e Trusters. Ciononostante, l’aumento dei tassi e la concorrenza delle banche digitali hanno eroso i margini di molte campagne. Nel real‑estate crowdfunding, il rendimento atteso medio ha toccato il 14,45% per le operazioni equity e il 10,42% per quelle lending, ma la raccolta complessiva del comparto (181,76 milioni) è scesa del 5%, riportando il mercato ai livelli del 2022.

Europa in controtendenza e strategie di rilancio

L’European Equity Crowdfunding Landscape di Over Ventures indica che Francia, Italia, Paesi Bassi e Spagna guidano la crescita continentale, con round medi da 778.000 euro e una proiezione che, a fine anno, punta a oltre 300 milioni raccolti (+26%).

La vitalità estera è favorita da piattaforme cross‑border che agevolano il co-investimento tra paesi, da incentivi fiscali per gli investitori retail e da un’offerta crescente di strumenti ibridi (SAFE, convertibili post‑money) che mitigano il rischio. Per colmare il gap, l’Italia dovrà: semplificare ulteriormente l’iter di pubblicazione delle offerte, introdurre un credito d’imposta permanente sugli investimenti in PMI innovative, agevolare i veicoli professionali che permettono di superare il limite dei 5.000 euro per investitore retail e, soprattutto, promuovere una cultura di trasparenza post‑campagna con KPI pubblici su fatturato, posti di lavoro creati e impatto ESG. Solo così il crowdinvesting potrà tornare ad attrarre capitali domestici e internazionali, rientrando in carreggiata già nel 2026.

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