I buoni fruttiferi postali rappresentano un metodo di investimento offerto dalle Poste Italiane. Con l’acquisto di questi strumenti, i risparmiatori hanno la possibilità di ottenere un ritorno sugli investimenti. Ma come viene tassato questo ritorno? Ecco come funziona la tassazione dei buoni fruttiferi postali nel 2023 e cosa bisogna pagare.

Tassazione dei buoni fruttiferi postali nel 2024: come funziona

tassazione buoni fruttiferi postali 2023

Secondo il Decreto legislativo n. 239/1996, gli interessi maturati dai BFP sono soggetti a una imposta sostitutiva del 12,5%. Ad esemplificazione, se un buono rende un interesse lordo annuale del 3%, al termine dell’anno, il risparmiatore riceverà solo il 2,625% di quel rendimento. La differenza viene trattenuta e versata direttamente alle autorità fiscali. Un dettaglio rilevante è che questa imposta incide solamente sugli interessi maturati, e non tocca il capitale iniziale.

Comparando con altri strumenti finanziari, il tasso del 12,5% sui BFP è certamente vantaggioso. Infatti, la maggior parte degli altri strumenti finanziari ha una tassazione del 26%.

Tassazione buoni fruttiferi postali: il regime di esenzione fiscale

Non tutti pagano questa imposta. Esiste un regime specifico che esenta alcune categorie di contribuenti, in particolare quelli residenti all’estero in Paesi con un solido accordo informativo con l’Italia. Se soddisfano certe condizioni, come essere residenti all’estero al momento dell’emissione del BFP, possono beneficiare di questa esenzione. Tuttavia, ci sono delle eccezioni e dettagli specifici legati a questo regime, rendendo fondamentale informarsi adeguatamente o consultare un esperto.

L’imposta di bollo

Oltre alla tassazione sugli interessi, c’è l’imposta di bollo. Questa è calcolata come lo 0,2% dell’importo investito. Essa viene determinata ogni 31 dicembre e addebitata o alla chiusura del rapporto o in base alle comunicazioni inviate durante l’anno.

Ma, c’è un’ulteriore agevolazione: i BFP con un valore al di sotto dei 5.000 € sono esenti da questa imposta. Tuttavia, la somma totale dei buoni posseduti viene considerata. Quindi, se hai più buoni che complessivamente superano i 5.000 €, l’imposta di bollo verrà applicata.

Dal 2014, con la legge n.147/2013, infatti, l’imposta di bollo è stata revisionata. Mentre prima esisteva un imposta minima di 34,20 € sui BFP, ora abbiamo un’imposta dello 0,2% dell’importo totale. Questo significa che, se detieni, ad esempio, due BFP del valore di 4.000 € ciascuno, la tassa calcolata sarà di 16 euro all’anno.

Un ulteriore dettaglio: i buoni emessi prima del 2009, anche quelli con un valore inferiore a 5.000 €, sono soggetti a questa imposta.

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Tasse buoni fruttiferi postali per gli iscritti all’AIRE

Come funziona la tassazione dei buoni fruttiferi quando si è residenti all’estero e iscritti all’AIRE? La risposta ce la fornisce un caso specifico. Se un residente nel Regno Unito iscritto all’AIRE possiede buoni fruttiferi postali sottoscritti quando era residente fiscalmente in Italia deve considerare la tassazione degli interessi in base alla residenza al momento della riscossione o dell’emissione? Secondo quanto stabilito dall’articolo 6 del Dlgs 1° aprile 1996, n. 239, scatta l’esenzione dall’imposta sostitutiva se gli interessi sono percepiti da residenti in Paesi con adeguato scambio di informazioni (white list), come il Regno Unito. Tuttavia, un decreto del 1998 stabilisce che l’esenzione si applica solo se c’è continuità di diritto dall’emissione del titolo e che non si applica una doppia tassazione. Se le condizioni per l’esenzione cambiano, bisogna fornire una certificazione prima del cambiamento. Pertanto, poiché al momento dell’emissione la richiedente era residente in Italia, Poste Italiane applicherà l’imposta sostitutiva sugli interessi dei buoni.

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