10.000 euro disponibili sul conto, a farsi mangiare dall’inflazione: ci sono alternative a rischio zero per farli fruttare senza impegnarli per periodi eccessivamente lunghi?

La domanda che abbiamo riportato in alto potrebbe essere il classico interrogativo dal risparmiatore medio italiano. La maggior parte delle famiglie italiane ha gruzzoletti simili sui propri conti e oramai da tempo assiste con impotenza al deterioramento del loro potere d’acquisto a causa dell’inflazione. Del resto il risparmiatore medio italiano è sempre stato poco avvezzo agli investimenti più speculativi, figuriamoci nell’attuale fase dei mercati!

E allora la soluzione, anche alla luce del trend rendimenti, non può che essere rappresentata dai titoli di stato. BTP nella fattispecie visto che i BOT al massimo durano 1 anno e francamente per trovare guadagni appetibili serve un’orizzonte temporale un tantino più lungo.

Tantino in che senso? 2 anni scarsi con la possibilità di avere il 5% di cedola da qui alla scadenza, pensiamo possa andare bene alla luce della caratteristiche del risparmiatore medio italiano.

Il titolo che presenta questi capisaldi è il BTP scadenza 01/03/25 e cedola del 5% identificato dall’ISIN IT0004513641.

Spostare 10.000 dal conto al BTP-1mz25 5% in ottica investimento

barca di soldi
Il BTP scadenza marzo 2025 rende fruttosi i 10.000 euro che sul conto vengono divorati dall’inflazione

10.000 euro è la somma a disposizione sul conto che può essere sganciata per farla fruttare. Come per tutti i titoli di stato, il taglio minimo di sottoscrizione del BTP IT0004513641 è 1.000 euro e ciò significa che sul secondario se ne possono comprare 10 unità (in realtà si spenderà qualcosa in più perchè questo titolo corto quota sotto la pari).

Guardando la denominazione ufficiale BTP-1mz25 5% c’è un numero che balza subito all’attenzione: quel 5% di cedola annua.

Lo stacco della remunerazione è semestrale (l’ultima cedola è stata pagata il 01/03/23). In generale gli interessi sono pagati in modo posticipato semestralmente l’1 marzo e l’1 settembre di ciascun anno. Ovviamente ogni 6 mesi viene corrisposta metà della cedola annuale ossia il 2,5%.

Si tratta di un vero e proprio reddito passivo che viene incassato semplicemente detenendo il titolo. Non ci sono rischi di compressione di questo 2,5%: questo è e questo resta fino alla data di scadenza del BTP.

Alcuni investitori reinvestono questo 2,5% semestrale. Altri lo mettono in saccoccia e basta. Tutto dipende dall’approccio che si va verso gli investimenti.

Accanto alla cedola fissa che poi il secondo pezzo forte: il rendimento. Il prezzo del BTP IT0004513641 sul secondario è pari a 103,5, siamo ben oltre la pari. Chi lo compra oggi e lo tiene fino alla scadenza naturale mette in cassaforte un rendimento effettivo a scadenza lordo del 3,47%. C’è sempre la tassazione BTP da considerare ma comunque si resta sul 2,85% netto. Non è affatto male anche in relazione ad altre soluzioni dove mettere i risparmi a rischio nulla come ad esempio i conti deposito (che non beneficiano di tassazione di favore quindi siamo sul 26%).

Certo il rendimento tende a variare nel tempo, ma c’è sempre la possibilità di vendere BTP prima della scadenza (con pro e contro annessi). Le mani, quindi, restano del tutto libere. Ad ogni modo ieri la BCE ha alzato ancora i tassi di interesse (25 punti base) e ora siamo ai massimi dal 2001 con il costo del denaro. Ergo, le previsioni BTP 2023 (rendimenti) restano alte.

Altro pezzo forte del BTP corto 2025 è la durata

Nell’ipotetica domanda iniziale, era segnata una ulteriore condizione: la necessità di non impegnare i 10.000 disponibili per periodi lunghi.

Beh con il BTP-1mz25 5% l’impegno non è neppure di 2 anni visto che il titolo scade nel marzo 2025. La durata è corta (ma più lunga del BOT 12 mesi) e questo permette di non finire in balia delle oscillazioni del mercato secondario. Per alcuni amici investitori questo è l’essenziale, più del rendimento alto. Il ragionamento è semplice: se la durata è corta è molto probabile che si possa riuscire a detenere il titolo fino alla scadenza mettendo così a frutto il proprio investimento di 10.000 euro (il capitale torna poi sul conto alla scadenza).

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E qui chiudiamo. Ricordiamo perchè che quando si parla di investimenti è sempre meglio diversificare. Questo vale sempre sia se il capitale a disposizione è di 20.000 euro che nel caso in cui è di solo 10.000 o anche meno.

Per trovare altri spunti, c’è la nostra guida su dove investire 10.000 euro in cui sono presentate le soluzioni più convenienti dell’anno.