Il prezzo dell’oro si trova in una fase cruciale e gli investitori guardano con sempre maggiore interesse alle previsioni di medio e lungo periodo. Dopo aver superato a inizio settembre la soglia psicologica dei 3.600 dollari l’oncia, gli analisti si chiedono se il metallo giallo abbia ancora spazio per correre e quale possa essere l’eventuale potenziale di upside. Le stime più conservative parlano di un test a quota 3.900 dollari entro la fine del 2025, mentre nel 2026 l’attenzione si sposterà inevitabilmente verso l’asticella dei 4.000 dollari.
Goldman Sachs, in un suo recente report, si è spinta ancora oltre questa già ambiziosa proiezione, ipotizzando addirittura una corsa a 5.000 dollari l’oncia entro i prossimi 18 mesi, nel caso in cui anche solo una piccola parte della massa di capitali oggi investiti nei Treasury americani dovesse riversarsi. Si tratterebbe di un cambio di paradigma destinato a ridefinire lo stesso ruolo del metallo prezioso nei portafogli globali, consolidandolo come non solo bene rifugio per eccellenza su cui ripiegare un’epoca oramai dominata da incertezze monetarie e geopolitiche ma anche come pilastro oramai irrinunciabile delle stesse strategie di investimento.
Per la serie si investe e si continuerà ad investire sull’oro non solo perchè su tutti gli altri mercati c’è troppa confusione ma perchè il gold è oramai a tutti a gli effetti un asset da investimento. Ed è soprattutto questa la vera novità rispetto al passato. Da qui le previsioni bullish per il 2025 e il 2026.
Perché l’oro continua a salire? Le motivazioni dietro al rally
Le previsioni rialziste sul prezzo dell’oro sono sostenute da una serie di fattori che stanno creando un contesto favorevole senza precedenti frutto del mix tra almeno tre diversi fattori:
- la politica monetaria della FED
- le incertezza politiche e la tensione interna agli Usa
- il quadro geopolitico globale
Vediamoli nel dettaglio uno per uno. Lo stesso dovrebbero fare gli investitori prima di iniziare ad investire sull’oro soprattutto se operano in ottica speculativa e quindi non puntano al possesso reale di lingotti.
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Politica monetaria della Federal Reserve
Gli operatori danno per scontato che la FED taglierà i tassi di 25 punti base nella riunione del 16-17 settembre. Le probabilità, secondo il CME FedWatch, sfiorano il 92%. La riduzione del costo del denaro è quindi ben oltre l’ipotesi basi rappresentando un vero dato per assodato (inutile che se, stupendo tutti, la Federal Reserve non dovesse invece tagliare i tassi per i mercati che da mesi prezzano questo scenario, sarebbe una catastrofe). Ad ogni modo assunto che la sforbiciata ci sarà, il vero tema sarà quello che accadrà dopo: il mercato sta iniziando a scontare una banca centrale più aggressiva, pronta a favorire un ciclo prolungato di tagli.
A chi investe in oro, però dovrebbero interessare le dinamiche. E allora i precedenti storici e i rapporti di correlazione tra asset dicono che i tassi più bassi andranno ad indebolire il dollaro Usa rendendo l’oro più conveniente per gli investitori non americani. Gli effetti innescati andrebbero a quel punto ad impattare sul rapporto tra costi ed opportunità perchè rendimenti obbligazionari in calo, detenere oro –un asset che offre interessi né tantomeno dividendi – diventerebbe meno penalizzante.
Come ha avuto modo di evidenziare l’analista indipendente Ross Norman: i tassi più bassi vanno a stimolare l’economia e al tempo stesso ad indebolire il dollaro “fornendo un forte vento favorevole all’oro”.
Incertezze politiche e tensioni interne negli Stati Uniti
La corsa al metallo prezioso non dipende solo dalla banca centrale Usa. Le turbolenze politiche e istituzionali da mesi in atto in Usa aggiungono un ulteriore livello di rischio. Due le variabili da considerare:
- Lo scontro sui dazi: Donald Trump ha chiesto alla Corte Suprema una sentenza accelerata dopo che una Corte d’Appello ha dichiarato illegali alcune tariffe. Il presidente vuole evitare che tutta l’architettura commerciale che ha creato possa essere messa in discussione.
- Gli attacchi alla FED: il tentativo di estromettere la governatrice Lisa Cook e le pressioni della Casa Bianca sul presidente della FED Jerome Powell stanno mettendo in discussione l’indipendenza della banca centrale americana.
Cosa centra tutto questo con le previsioni 2025/2026 sull’oro?
Anche in questo caso sono i rapporti di causa e effetto a dover essere attenzionati perchè uno scontro prolungato tra Casa Bianca e FED andrebbe ad indebolire ancora di più la fiducia internazionale nel dollaro, alimentando inflazione e volatilità sui mercati obbligazionari. In questo scenario, l’oro emergerebbe ancora di più come alternativa credibile e indipendente da dinamiche istituzionali.
Fattori geopolitici globali
Con le prime due motivazioni abbiamo concentrato l’analisi solo sugli Stati Uniti. Ma c’è vita (anzi ci sono tensioni) anche fuori dagli States. La verità è che il quadro internazionale continua ad essere fragile: tensioni commerciali, conflitti locali (e potenziali regionali) e rallentamenti economici nelle principali aree industrializzate stanno aumentando l’attrattiva dei beni rifugio. In questo contesto ogni nuova scintilla geopolitica andrà a spingere ancora di più la domanda globale di oro. Più domanda significa rafforzamento della traiettoria al rialzo.
Previsioni oro 2025/2026: strategie di investimento
Alla del contesto tracciato nel precedente paragrafo, per investitori che intendono entrare sull’oro oppure capire se conviene ancora restare investiti ai livelli attuali, cruciale sarà capire se il gold è ormai vicino al picco o se ci siano margini per posizionarsi ancora.
Secondo Zain Vawda di OANDA, è chiaro che il rally dell’oro ha ancora spazio di potenziale durata per tutto il 2025 anche se, a conti fatti, tutto dipenderà dal comportamento della Federal Reserve e dai market mover Usa. Più nel nel breve termine, ha aggiunto l’analista, sarà decisivo monitorare le statistiche sull’occupazione americana perchè un mercato del lavoro in rallentamento potrebbe aprire la strada a tagli dei tassi FED ancora più rapidi e incisivi.
Ecco quindi tre indicazioni operative differenti basate sulle sulle previsioni oro 2025/2026 attualmente dominanti:
- Previsioni oro breve termine (prossime settimane): i dati macro USA, in particolare quelli occupazionali, saranno la chiave. Un forte rallentamento potrebbe anticipare mosse più aggressive della FED con un impatto immediato sul prezzo dell’oro.
- Previsioni oro 2025: entro la fine dell’anno in corso, gli analisti vedono obiettivi tecnici chiari prima a 3.900 dollari e poi verso 4.000 dollari.
- Previsioni oro 2026: Goldman Sachs resta la voce più ottimista con l’ipotesi di un rally fino a 5.000 dollari, scenario che diverrebbe concreto se parte della liquidità oggi nei Treasury venisse riallocata.
Dopo le previsioni, cosa puoi fare adesso?
Come abbiamo provato a far emergere in questo articolo, il rally dell’ro non è frutto di una sola dinamica, ma è il risultato dell’intreccio di più fattori: politica monetaria, pressioni politiche interne agli Stati Uniti, instabilità geopolitica. La combinazione di questi elementi sta creando un contesto unico in cui il metallo prezioso continuerà a rappresentare non solo la migliore copertura contro incertezza e volatilità ma anche un vero e proprio asset da investimento.
Per gli investitori, il messaggio è chiaro: l’oro non è più solo un rifugio di breve termine, ma un asset strategico in grado di bilanciare i portafogli nei prossimi anni. Se le previsioni si concretizzeranno, i livelli di 3.900-4.000 dollari attesi per fine 2025 saranno solo tappe intermedie di un potenziale viaggio verso la soglia dei 5.000 dollari l’oncia.
Cosa fare allora? Tanto per iniziare è bene avere ben chiari tutti i modi per investire in oro. L’acquisto di asset fisici non è la soluzione principale per chi punta a trarre profitto dai movimenti di breve breve e medio termine. In tal caso meglio privilegiare le soluzioni di tipo derivato che consentono di investire sulle differenze di prezzo senza possesso reale del sottostante. Molto popolari sono i CFD sull’oro che hanno il loro punto di forza nella leva finanziaria grazie alla quale gli investitori possono aumentare la esposizione sul gold anche fino a 30 volta la somma investita.
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