Le ultime obbligazioni in dollari emesse da Intesa Sanpaolo sono già entrate nella storia e questo non solo per il rendimento che l’emissione ha strappato ma anche perchè si è trattato del bond dual tranche yankee con il più ampio book ordini di tutti i tempi. Un’emissione obbligazionaria da record, quindi, che ha destato un forte interesse da parte del mercato retail nonostante fosse destinata essenzialmente ad una platea di istituzionali e comunque rivolta al solo mercato americano.

Non è la prima volta che la banca guidata da Messina emette nuove obbligazioni in dollari Usa ma, in questa circostanza, il collocamento è andato meglio delle attese anche perchè Intesa Sanpaolo ha avuto dalla sua un assist niente male: la recente conferma del rating da parte dell’agenzia Moody’s con contestuale miglioramento dell’outlook da negativo a stabile. La banca italiana è stata quindi molto scaltra nello scegliere il timing del collocamento e la forte domanda da parte degli istituzionali ha premiato questa mossa.

Come avvenuto nelle passate emissioni di obbligazioni in dollari Usa, anche in questo caso l’emittente ha optato per un dual tranche per un ammontare complessivo pari a 3 miliardi di dollari. Dicevamo del record: ebbene la domanda da parte degli investitori è stata pari a ben 11 miliardi di dollari, quasi 4 volte l’offerta. Se non è primato questo…

Per la cronaca l’emissione, come già avvenuto con i precedenti collocamenti dual tranche, è stata gestita, in qualità di Joint book runner, da un pool di banche formato dalla Divisione IMI CIB di Intesa Sanpaolo, da Barclays, Bank of America, Citigroup, Goldman Sachs, HSBC, J.P. Morgan, Morgan Stanley, TD Securities e Wells Fargo. Insomma il gotha delle più importanti banche americane. Il successo non poteva quindi che essere scontato.

Vediamo le caratteristiche delle nuove obbligazioni Intesa Sanpaolo in dollari Usa e i rendimenti strappati.

Nuove obbligazioni Intesa Sanpaolo in dollari Usa: le specifiche

grafico, dollari e logo Intesa Sanpaolo
Doppio record nella nuova emissione obbligazionaria in dollari USD di Intesa Sanpaolo

Partiamo con le presentazioni: la nuova emissione obbligazionaria Intesa Sanpaolo, tecnicamente, è detta yankee bond. Lasciando perdere i simbolismi si tratta di obbligazioni che sono emesse per conto di un emittente non americano negli Stati Uniti e che sono registrate presso la SEC. Più praticamente le obbligazioni Yankee Bond vengono usate da società straniere per raccogliere fondi sul mercato del debito statunitense. Considerando il book ordini totale, a Intesa Sanpaolo la raccolta è andata più che bene.

Nel dettaglio, l’emissione dual condotta dalla banca guidata da Messina si compone di due titoli:

  • un senior preferred dalla durata di 10 anni bullet per un ammontare di 1,5 miliardi di dollari
  • un senior preferred a 30 anni per un ammontare di 1,5 miliardi di dollari.

In tutto, appunto, 3 miliardi di euro. Il primo titolo ha una cedola a tasso fisso del 7,2% e ha ottenuto un rendimento pari all’US Treasury maggiorato di 280 punti base; per il secondo titolo cedola a tasso fisso del 7,8% e rendimento pari all’US Treasury maggiorato di 325 punti base.

In entrambi i casi, quindi, la cedola annuale è superiore al 7%. Niente male anche se va tenuto in considerazione l’effetto cambio visto che abbiamo a che fare con obbligazioni in dollari.

E a proposito di record non è solo il book ordini a fare rumore e ad entrare negli annali della storia ma anche la tranche a 30 anni che è la più lunga tra i Senior Preferred emessi nel 2023 da emittenti bancari in dollari Usa.

Obbligazioni dual tanche in dollari Usa con doppio record per Intesa Sanpaolo.

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Nuove obbligazioni Intesa Sanpaolo in Dollari Usa: ecco chi le ha comprate

Come detto in precedenza, la nuova emissione obbligazionaria Intesa Sanpaolo in Dollari Usa era rivolta agli istituzionali attivi sul mercato americano. Sia nel caso della prima tranche che della seconda, l’identità dei sottoscrittori è molto simile. Alcuni numeri:

  • la tranche a 10 anni è stata sottoscritta da 275 investitori totali di cui il 75,3% rappresentato da asset manager, l’11,3% da Official Institutions”, il 9% da fondi pensione e assicurazioni e solo il 2,8% dalle banche. Netto il predominio dei compratori americani e canadesi con il 71,8%. A seguire, staccatissimo, i sottoscrittori del Regno Unito con il 13,6%.
  • la tranche Senior Preferred a 30 anni è stata sottoscritta da 226 investitori con gli asset manager sempre a fare la parte del leone con il 77,9% e a seguire le assicurazioni ed i fondi pensione con il 14,2%, quindi le istituzioni ufficiali con il 4,9% e le banche che non sono arrivate neppure all’1%. Anche in questo caso è stato netto il dominio dei compratori americani e canadesi (73,6%).

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