La gestione del rischio di investimento è uno dei maggiori problemi con cui gli investitori devono fare i conti. Il peso di questo fattore tende a crescere con il peggioramento delle condizioni di mercato. Fino a meno di un anno fa, la questione rischio poteva essere considerata secondaria. In pochi si ponevano interrogativi su come gestire il rischio di investimento in un contesto in cui i mercati sembravano destinato ad una crescita infinita.
Il crollo delle borse e le conseguenti forti perdite che si sono abbattute sui fondi comuni di investimento hanno ridato centralità all’argomento. La situazione è peggiorata e quindi diventa spontaneo interrogarsi sul livello di rischio che si è disposti a sostenere. Questo comportamento è tipico della psiche degli investitori: possiamo stare ore a ripetere che la gestione del rischio di investimento è un argomento da affrontare a prescindere dall’orientamento del mercato, tanto del tema si parlerà solo quando i venti sono contrari.
E così oggi tantissimi investitori sono come paralizzati dinanzi alle perdite che i fondi subiscono. La paralisi conduce ad un blocco e determina un profondo senso di smarrimento.
La posizione dell’investitore alle prese con questa situazione, ricorda molto da vicino la faccia degli ignari cittadini che, come ogni Halloween che si rispetti, questa sera si sentiranno porre la tradizionale domanda: dolcetto o scherzetto?
Ebbene l’investitore che da mesi fa i conti con i suoi fondi comuni in perdita preferirà sempre la tranquillità di un dolcetto (ossia quasi nulla) al rischio di uno scherzetto. Il motivo di questa legge di natura è semplicissimo: sono mesi che il mercato va male, meglio stare tranquilli. Nulla di cui meravigliarsi perchè viviamo in una fase di vero e proprio terrore del rischio.
Ora questa ossessione irrazionale che farà sempre preferire lo zucchero del dolcetto all’insicurezza dello scherzetto, non nasce dall’oggi al domani ma è frutto di alcuni comportamenti consolidati e difficili da cambiare.
Perchè gli investitori hanno paura
Siamo nel mese dell’Educazione Finanziaria e in Italia ci sarebbe davvero tanto da educare sotto questo punto di vista.
Secondo la Consob oltre il 50% degli investitori italiani non sa gestire il rischio di investimento. Inoltre solo un risparmiatore su 3 è in grado di diversificare il rischio. Ciò significa che 2 investitori su 3 non saprebbero neppure quale strade seguire per ridurre le potenziali perdite inserendo nel proprio portafoglio investimenti differenti per livello di remuneratività e rischiosità.
Queste lacune non sono solo un problema dal punto di vista educativo ma anche pratico. Perchè un investitore che non hai idea di come gestire il rischio degli investimenti diventa preda dall’emozione e vittima della paura. Il problema non si limita solo a questo aspetto. In realtà chi ha paura e segue scelte irrazionali è destinato ad effettuare continui errori di valutazione. Un investitore che si si trova in una situazione psicologica di questo tipo ha grandi probabilità di compiere sistematicamente le scelte sbagliate e quindi ad aggiungere perdita alle perdite.
3 errori più comuni degli investitori con portafogli in perdita
Le casistiche tracciate dalla finanza comportamentale in relazione agli sbagli che un investitore con portafoglio in perdita può compiere, sono molto variegate. Molto dipende dalla situazione personale. Tuttavia ci sono alcuni sbagli ricorrenti che, alla lunga, possono portare l’investitore vittima di tutto questo, in un vicolo cieco.
Tre sono gli errori più comuni degli investitori con portafoglio in perdita:
- Siccome tutto va male, si preferisce investire solo in quei pochi strumenti che già si conoscono. Il noto rassicura mentre l’ignoto è oscuro e in un momento difficile non è il caso di aggiungere altra insicurezza. L’errore dell’investitore che adotta questo atteggiamento è un eccesso di fiducia. Non sta scritto da nessuna parte che i prodotti finanziari noti siano i più sicuri. Bisognerebbe sempre essere attenti alle varie alternative magari lasciando perdere il catastrofismo dei media e dedicandosi ad una informazione più utile
- Gli investimenti in guadagno è meglio venderli presto mentre quelli in perdita vanno tenuti più a lungo. Questo errore (connesso alla durata dell’investimento) è tipico delle fasi di forte crisi. Con un sentiment negativo, la fiducia si abbassa e da qui un altro grave errore di valutazione emotiva che porta a sbarazzarsi di investimenti in guadagno troppo presto. In realtà ben altra analisi sarebbe necessario fare per capire quando e cosa vendere o mantenere.
- La perdita negli investimenti funziona come una sorta di morso del serpente. L’investitore che in passato ha già perso (praticamente tutti visto che nessuno ha mai sempre guadagnato) tende a restare scottato dall’esperienza pregressa (e fino ad un certo punto è anche giusto) ma diventa un problema quando si traduce in una perdita di lucidità. L’investitore che si lascia condizionare dal morso del serpente non riuscirà mai a gestire il rischio. Inevitabilmente la sua asset allocation è destinata ad essere inefficiente. Bisognerebbe tenero conto del passato ma restare focalizzati solo sul presente.