sell-off sui mercati e segnale di pericolo
Come reagire al crollo delle borse (www.risparmioggi.it)

Il crollo di venerdì 10 ottobre della borsa di Wall Street ha determinato un’improvvisa ondata ribassista su tutti gli indici europei con il Ftse Mib peggior paniere d’Europa con il suo -1,74%. Il week end sarà servito agli investitori per fare il punto su quello che è avvenuto nell’ultima di ottava e sulle prospettive in vista della riapertura dei mercati finanziari. Il punto non è solo ciò che potrebbe avvenire lunedì prossimo ma soprattutto, ragionando in un ottica che vada oltre il day trading, quanto diventa ora probabile un crollo della borse mondiali. E’ questo l’interrogativo che sta agitando operatori e trader. Oltre ovviamente al relativo corollario su cosa fare dopo il crollo di Wall Street e l’effetto domino sulle borse europee.

Ci sono le minacce rilasciate da Trump a mercati aperti sulla possibile introduzione di dazi al 100% sull’import dalla Cina ma soprattutto ci sono gli “strani” alert arrivati da varie banche d’affari nei giorni precedenti sul fatto che le borse fossero su livelli troppo alti da poter esser retti ancora a lungo e quindi sul rischio di un imminente crollo dei mercati.

Insomma Trump ha fatto crollare Wall Street (e il sell-off americano ha trascinato con sé le borse europee) ma vari analisti già da giorni avevano prospettato un crollo delle borse.

Cause vere (e strumentali) del crollo di venerdì di Wall Street

E’ bastato che Trump postasse sul suo social Truth un post d’accusa nei confronti della Cina per fare tremare Wall Street. Il presidente Usa sembra essere tornato al disco di marzo-aprile. Il tono e i contenuti sono gli stessi sono che, questa volta, c’è un innegabile effetto sorpresa sulle tempistiche (che però cade se si era colto il segnale di alert lanciato nei giorni precedenti ad esempio da JP Morgan). “Sto valutando un massiccio aumento dei dazi sui prodotti cinesi in arrivo negli Stati Uniti” ha scritto Trump accompagnando la minaccia da due parole forse più pesanti “atti ostili” da parte della Cina (NdR) e da una prima rappresaglia concreta: niente faccia a faccia con il presidente cinese Xi Jinping nel corso del vertice Apec in calendario tra due settimane in Corea del Sud.

La bordata di Trump è arrivata a mercati aperti. Tra i trader solito repertorio di accuse di inside trading che alla fine non sposta di una virgole l’effetto della minaccia di Trump. S&P 500 in ribasso del 2,71% a 6.552 punti, Nasdaq 100 in calo del 3,49% a 24.221 punti e Dow Jones a -1,9% a 45.479 punti. Un vero e proprio bagno di sangue con nessun titolo che è riuscito a salvarsi (per i giganti del tech ribassi tra il 3 e il 4 per cento).

Il crollo di Wall Street si è abbattuto sulla coda delle borse europee. Ftse Mib peggior paniere europeo con le vendite che si sono scatenate praticamente nell’ultima mezzora di scambi.

Questi i fatti e sulla base di questi eventi, il messaggio che si è fatto spazio nel fine settimana è stato grossomodo questo: Trump ha fatto crollare Wall Street minacciando nuovi e duri dazi alla Cina. Il rischio che si torni alla guerra commerciale potrebbe ora far crollare tutte le borse mondiali.

Tutto verissimo ma sfugge un dettaglio: il crollo della borsa Usa e di tutti i mercati era nell’aria e non solo perchè Jamie Dimon di JP Morgan lo aveva già anticipato ma perchè le valutazioni negli ultimi mesi erano diventate troppo alte. Gli indici erano passati da record in record con le solite big che avevano gonfiato ancora di più la loro market cap. Un “problema” non solo di Wall Street ma anche delle borse europee. I mercati insomma avevano corso tantissimo e il cambio di passo era diventato sempre più probabile. A scatenarlo sono poi state le minacce di Trump.

E adesso quanto diventa probabile un crollo delle borse mondiali?

Quanto è avvenuto venerdì è un fatto che può restare circoscritto a quella seduta oppure durare ancora qualche giorno o peggio ancora essere avvisaglia di una inversione dei mercati. Solo in questo caso, tecnicamente, avremo a che fare con un crollo delle borse mondiali.

Nessuno ha la sfera di cristallo per dare un peso alle varie probabilità.

Di certo la minaccia di Trump non va presa sottogamba perchè sarà si arrivata come un fulmine a ciel sereno su mercati ingordi di rialzi, ma ha delle sue basi. Da alcune settimane i rapporti Usa-Cina non erano più gli stessi ma è stato giovedì 9 che la situazione, agli occhi di Trump, è precipitata: Pechino ha infatti annunciato l’introduzione di una raffica di restrizioni sui materiali a base di terre rare annunciando che le licenze sui vari tipi di chip verranno concesse caso per caso. Quindi c’era effettivamente un clima di tensione e questo significa che la minaccia di Trump non è una boutade.

Tuttavia, e questo addolcisce la situazione, in solito stile Trump, è stata messa sul piatto anche la soluzione: tre settimane per trattare e trovare un accordo perchè i dazi al 100% (i più duri mai visti) non entreranno in vigore a breve ma dall’1 novembre. C’è quindi tutto il tempo per vedersi e trattare.

Unendo i due elementi l’esito più probabile per i mercati non è quello estremo: quindi qualcosa in più di un crollo di un giorno ma molto in meno di un crollo di lungo termine ossia spiccata volatilità per tutto il tempo che manca alla data limite dell’1 novembre a meno che non ci sia un’intesa prima. Tre ottave tonde tonde in cui a farla da padrone potrebbero essere rumors e indiscrezioni.

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Crollo borse mondiali: le previsioni degli analisti

Il tema di una potenziale bolla speculativa legata al comparto tecnologico, e in particolare all’intelligenza artificiale, è da alcune settimane al centro del dibattito tra gli analisti. L’euforia che ha spinto gli indici azionari su nuovi record storici ha spinto alcune tra le principali istituzioni finanziarie mondiali a lanciare una serie di alert perchè bolla tech legata all’AI significherebbe crollo delle borse mondiali visto il “peso” che questa componente ha da tempo assunto.

Per farsi un’idea sulla probabilità del crollo dei mercati è preferibile guadare proprio a queste preoccupazioni piuttosto che alle minacce di Trump. Assumendo solo quel fronte, elaborare previsioni diventerebbe molto difficile.

  • Jamie Dimon (JP Morgan) ha sottolineato che l’AI ha attirato un’enorme quantità di capitale e che parte di questi investimenti potrebbe andare perduta. Il CEO prevede una probabile correzione significativa nei prossimi 6-24 mesi, paragonando l’attuale entusiasmo a quello della bolla dot-com del 2000.
  • Kristalina Georgieva (FMI) ha segnalato che l’ottimismo sull’impatto dell’AI sulla produttività sta gonfiando le valutazioni, avvertendo che una correzione brusca potrebbe inasprire le condizioni finanziarie globali e rallentare la crescita.
  • Bank of England ha espresso timori simili, rilevando che i prezzi dei titoli tecnologici sono prossimi ai livelli raggiunti durante la bolla delle dot-com. La quota di mercato dei primi cinque titoli dell’S&P 500, oggi intorno al 30%, viene ritenuta insolitamente elevata e potenzialmente instabile.
  • Goldman Sachs: le grandi società tecnologiche, da Nvidia a Microsoft, hanno investito somme colossali in infrastrutture AI, sostenendo un rally che appare sempre più dipendente da pochi titoli. La concentrazione estrema dell’S&P 500 e le valutazioni record suggeriscono la presenza di elementi tipici di una bolla, anche se non ci dovrebbe essere un crollo delle borse almeno nell’imminente.

Come reagire al crollo delle borse mondiali?

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Cosa fare per reagire in caso di crollo delle borse mondiali sarà la domanda da 100 milioni di dollari nel caso in cui, per effetto delle minacce di Trump o peggio ancora di una nuova guerra commerciale Usa-Cina, i mercati dovessero prendere la strada dell’inversione.

La raccomandazioni generiche in caso di crollo dei mercati sono le stesse di sempre e quindi mantenere la calma perchè le cadute di mercato possono essere violente ma il più delle volte sono temporanee e soprattutto evitare di vendere sull’impulso e a casaccio. Vendere durante un crollo delle borse, infatti, cristallizza le perdite. E allora una volta valutata la propria esposizione, ossia quanto del proprio portafoglio è investito in strumenti rischiosi, la sola cosa da fare è rivedere la strategia.

Concretamente si tratta di ribilanciare ossia a comprare a prezzi più bassi nell’ottica di un rafforzamento del proprio portafoglio se si è in grado di resistere alla volatilità oppure di ridurre la quota azionaria più rischiosa in vista della stabilizzazione dei mercati se invece non si è in grado di sopportare la volatilità.

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Cosa puoi fare adesso?

Visto che c’è il rischio di un ritorno alla situazione di marzo/aprile, la rilettura della guida su come investire con i dazi Usa può essere un buon punto di partenza. Se il tuo obiettivo è speculativo e quindi hai intenzione di fare trading sfruttando rumors e indiscrezioni che movimenteranno azioni e indici puoi usare strumenti derivati come i CFD di XTB. Se invece vuoi difendere il portafoglio dalla volatilità allora i migliori ETF utility (accanto alle singole quotate di questo settore possono esserti di aiuto).

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