Ancora una storia di buoni fruttiferi postali prescritti, ancora una storia di risarcimento da parte di Poste Italiane. Andiamo a vedere cosa è successo in Piemonte.
Buoni fruttiferi postali prescritti: cosa significa, cosa comporta e come tutelarsi
Quando si parla di prescrizione dei buoni fruttiferi postali, si fa riferimento alla scadenza entro cui è possibile riscuotere il capitale e gli interessi maturati. Superato questo termine, il titolare perde il diritto a ricevere quanto investito, a meno che non riesca a dimostrare di non essere stato informato correttamente al momento della sottoscrizione.
I buoni fruttiferi postali sono titoli emessi da Cassa Depositi e Prestiti e distribuiti da Poste Italiane. Molti risparmiatori li hanno acquistati tra il 2001 e il 2009, convinti che tutti avessero una durata ventennale, come da tradizione. Tuttavia, diversi buoni appartenenti a serie speciali o promozionali (come quelli “a 18 mesi”, “a 5 anni”, “a 7 anni”) avevano scadenze molto più brevi, spesso non chiaramente indicate sul titolo stesso.
Quando un buono giunge alla scadenza e trascorrono 10 anni senza riscossione, scatta la prescrizione. A quel punto il capitale e gli interessi vanno persi, perché il titolo non è più incassabile.
Questo è quanto è accaduto, ad esempio, all’86enne di Stresa, che solo nel 2023 ha scoperto che i suoi buoni del 2006, apparentemente ventennali, erano in realtà a 18 mesi e quindi prescritti già nel 2018.
In casi come questi, i tribunali possono intervenire se viene dimostrata una carenza informativa da parte di Poste Italiane: mancanza del foglio informativo, dati incompleti sul buono (es. assenza della scritta “a termine” o della scadenza), dichiarazioni fuorvianti al momento della firma. È esattamente ciò che ha stabilito il Tribunale di Verbania il 9 maggio 2025, condannando Poste a rimborsare 15.000 euro all’anziano sottoscrittore.
Il caso non è isolato. Secondo Federconsumatori e una sanzione dell’Antitrust da 1,4 milioni di euro, in Italia potrebbero essere oltre 1,5 milioni i risparmiatori colpiti dalla prescrizione (senza contare la recente denuncia M5S finita in Parlamento) spesso inconsapevoli. Le somme perse vanno da poche centinaia a decine di migliaia di euro.
Chi ha sottoscritto buoni tra il 2001 e il 2009 deve quindi:
- Verificare attentamente il numero di serie e la data di emissione;
- Controllare se sul buono è indicata una scadenza chiara;
- Conservare copia della documentazione informativa ricevuta (foglio informativo, condizioni economiche);
- In assenza di informazioni complete, è possibile presentare un reclamo a Poste Italiane;
- Se il reclamo viene respinto, si può valutare il ricorso legale tramite le associazioni dei consumatori o un avvocato esperto.
È importante sapere che non tutti i buoni prescritti sono automaticamente rimborsabili: serve una valutazione caso per caso, basata su ciò che è stato fornito (o meno) al momento della sottoscrizione.
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