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I driver delle azioni Eni (www.risparmioggi.it)

Quella di ieri è la stata la quinta seduta di fila caratterizzata da una intonazione al rialzo per le azioni Eni. Il titolo del Cane a Sei Zampe si è portato fino a 16,35 euro consolidando ad oltre il 2,5 per cento il rialzo messo a segno nell’ultima settimana e al 2,8% quello mensile. Grazie a questa progressione, la situazione tecnica del cane a sei zampe inizia a farsi molto interessante perchè, praticamente, c’è la possibilità che, in caso di consolidamento del trend al rialzo, il titolo possa anche chiudere il gap-down che è stato aperto alla fine dello scorso novembre (21 novembre per la precisione). Se si dovesse realizzare questo scenario, i prezzi delle azioni Eni potrebbero ulteriormente crescere. Servono però i drivers che facciano da supporto e motivino l’hype sul titolo. La buona notizia che fa ben sperare è che ce ne sono più di uno.

Poichè è da questi fattori di visibilità che passa la possibile prosecuzione del trend al rialzo del titolo guidato da Descalzi, è il caso di partire proprio dalla loro analisi prima di parlare di prospettive tecniche.

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Tre potenziali drivers per le azioni Eni

Non uno ma ben tre drivers sono pronti a sostenere il quadro tecnico rialzista di Eni: aggiornamento del buyback, nuovi contratti offshore in Uruguay e anticipo della fase 2 di Congo LNG. Tre notizie price sensitive diverse che potrebbero creare una eccezionale convergenza sul titolo.

Capitolo acquisto azioni proprie. Nelle sedute tra il 25 e il 29 novembre sono state comprate 2.514.082 azioni proprie (corrispondenti allo 0,08% del capitale sociale); il prezzo medio ponderato è stato di 15,9104 euro per azione e quindi il controvalore è ammontato a 39.999.999,45 euro. Da quando il buyback di Eni è stato avviato (20 maggio) sono state comprate 84.135.905 azioni proprie (2,67% del capitale sociale) che corrispondono a un controvalore complessivo di 1.230.047.827,67 euro.

Capitolo contratti offshore in Uruguay. Eni ha acquisito il 50% del Blocco esplorativo OFF-5 nell’offshore dell’Uruguay. Si tratta di un’area che attualmente è in gestione YPF tramite la controllata MIWEN. Molto fresca (è in attività da un anno), ha un’estensione di tutto rispetto: oltre 17.000 km². Già questi elementi sono sufficienti per affermare che si tratta di un’area molto interessante e con ottime prospettive.

E poi c’è la questione dell’anticipazione della Fase 2 del progetto Congo LNG. Su questo fronte la novità non è nell’evento ma nel timing. L’operazione sta infatti procedendo in anticipo sul rullino di marcia e quindi il carico di LNG potrebbe già partire nei prossimi mesi. La Fase 2 prevede non solo la presenza di tre piattaforme ma anche l’azione delle navi Scarabeo 5 e Nguya FLNG che verranno impegnate nella compressione e nella liquefazione del gas. Obiettivo del progetto è quello di arrivare ad una capacità totale di 3 milioni di tonnellate annue. Ambizioso ma fattibile.

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Cosa fare con le azioni Eni

I tre drivers citati danno visibilità alle azioni Eni. Poi è logico che entra in gioco il lato tecnico. Dopo che i prezzi erano precipitati sotto quota 15,6 euro fine novembre, le quotazioni sono ripartite. La posta in gioco è alta perchè se dovesse proseguire anche oggi la tendenza al rialzo e i prezzi dovessero agganciare quota 16,4 euro allora ecco che si realizzerebbe lo scenario che abbiamo messo in risalto nel titolo: quel gap-down che era stato avviato il 21 novembre verrebbe chiuso. Una ulteriore salita potrebbe poi spingere le quotazioni sui massimi di periodo. Da attenzione il supporto più immediato delle attuali quotazioni ossia quota 15,8 euro. Un suo cedimento significherebbe dire addio all’impostazione al rialzo su cui ci siamo soffermati in precedenza e quindi evoluzione al ribasso.

La view degli analisti è positiva con rating medio accumulate (il consiglio è quindi quello di accumulare). I buy superstiti dopo il forte rialzo messo a segno da inizio anno (+21%) non sono tanti (appena cinque), mentre a dominare sono gli hold (mantenere). Il punto è che il target price medio sulla base dei 22 attivi è di 16,4 euro, quindi pochi decimi sopra le quotazioni correnti. L’upside delle azioni Eni (potenziale) si è quindi ridotto all’osso. Anche questo andrebbe tenuto in considerazione.

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