In un mondo finanziario che affronta tensioni geopolitiche, incertezze macroeconomiche e minacce cyber, è fondamentale capire se la propria banca sia davvero “abbastanza solida”. I risultati del processo di revisione e valutazione prudenziale (SREP) 2025 della Banca centrale europea (BCE) tracciano un profilo rassicurante per molte banche italiane, anche se non mancano aspetti da tenere d’occhio.
Indice
Banche più solide 2025: cosa misura la BCE con il processo SREP
La BCE valuta annualmente le principali banche europee attraverso il meccanismo SREP, che si concentra su quattro elementi essenziali:
- Modello di business;
- Governance e gestione del rischio;
- Rischi per il capitale;
- Rischi per la liquidità e il funding.
Tra i parametri quantitativi più rilevanti figura il requisito del secondo pilastro (Pillar 2 Requirement, P2R): si tratta di un capitale aggiuntivo che la banca deve detenere per coprire rischi che il requisito minimo (Pillar 1) non cattura pienamente.
Nel giugno 2025 la BCE ha reso noto che il requisito medio CET1 (common equity tier 1) resta circa l’11,2%, mentre il requisito P2R medio è all’1,2%. La guidance non vincolante scende all’1,1%. In breve: più basso è il P2R assegnato alla banca, più la BCE la ritiene in grado di far fronte ai rischi con un margine relativamente più ampio.
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Come stanno messe le banche italiane e quali sono le più solide
Per l’Italia lo scenario è positivo. Alcune banche italiane si distinguono per requisiti P2R molto contenuti, segno che la vigilanza le giudica tra le più solide in Europa.
Ad esempio, il gruppo Credem è stato valutato con un requisito P2R pari all’1,25%, uno dei più bassi in Europa, e ciò lo colloca come “prima in Italia e tra le prime tre in Europa” sul parametro del capitale addizionale.
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Subito dietro troviamo Banca Mediolanum (P2R all’1,50%) e Intesa Sanpaolo (P2R all’1,65%).
L’interpretazione è chiara: la vigilanza considera questi istituti in grado di far fronte a imprevisti con un buffer patrimoniale ristretto, ma comunque sufficiente, grazie alla qualità della gestione, della governance e dei crediti.
Nel complesso “il sistema bancario italiano viene visto come stabile e ben gestito” da parte della BCE.
Scenario europeo e conseguenze per il risparmiatore
A livello europeo la BCE conferma che le banche mostrano “posizioni robuste di capitale e liquidità e una forte generazione di utili”.
Ma ci sono segnali da monitorare:
- La guidance non vincolante P2G è scesa dall’1,3% all’1,1%, segnale di minori vulnerabilità individuate.
- Le misure qualitative imposte, in particolare su governance, rischio credito e patrimonializzazione, sono circa il 30% in meno rispetto al ciclo precedente: segno che la BCE ha riscontrato una gestione migliore dei rischi delle banche.
Per il risparmiatore questo significa che scegliere una banca ben vigilata e con requisiti bassi è un buon segnale, perché, secondo la BCE, ha meno “fardelli” nascosti e un buon livello di resilienza. Tuttavia non è una garanzia assoluta: la banca deve continuare a gestire bene i rischi e restare efficiente.
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Priorità di vigilanza per il triennio 2026-2028
La BCE ha individuato alcune priorità di vigilanza per il triennio 2026-2028, che le banche devono affrontare per restare solide:
- Resilienza ai rischi geopolitici e alle incertezze macro-finanziarie.
- Rafforzamento operativo e dei sistemi IT, per far fronte a malfunzionamenti, attacchi informatici e interruzioni.
- Miglioramento continuo della governance, del controllo del rischio di credito e della capacità di generare utili in scenari più difficili.
Quindi, anche se una banca oggi ha un requisito basso come Credem o Mediolanum, la vera prova sarà saper gestire i rischi futuri, non solo quelli già noti.
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