E’ da metà ottobre che le azioni Eni hanno prima dato vita a una brusca svolta rialzista per poi lateralizzare in un trading range molto stretto: tra i 15,8 e i 15,96 euro. Il titolo del colosso petrolifero resta così ad un passo dai 16 euro, obiettivo non solo perfettamente raggiungibile ma anche mantenibile. Il supporto del prezzo del petrolio è stato decisivo per la svolta del Cane a sei zampe ma a contribuire al consolidamento della fase rialzista sono stati anche gli ottimi conti trimestrali, prima, e l’annuncio di un importante accordo con Petronas, dopo. Frutto del recente andamento positivo è il forte verde che oramai caratterizza la prestazione mensile della quotata. Quel +4,8% non è solo il rialzo messo a segno dalle azioni Eni nell’ultimo mese ma anche quello che hanno guadagnato quegli investitori decisero di comprare a inizio ottobre quanto il Cane a sei zampe prezzava a 15,1 euro e poi hanno mantenuto l’asset in portafoglio fino ad adesso. Visto che stiamo parlando di trend di periodo, vale anche la pena ricordare quel +17% messo in cassaforte dal titolo da inizio 2025. Insomma zitta zitta Eni si è apprezzata.
E adesso, cosa potrebbe accadere? Diciamo subito che, fatti salve le prese di profitto naturali in scia al trend tenuto dalla quotata oil da metà ottobre ad oggi, l’impostazione sembra proprio restare costruttiva. L’intesa con Petronas potrebbe essere un valore aggiunto mentre, più concretamente, il pensiero di molti investitori è già rivolto allo stacco della seconda tranche del dividendo Eni 2026 calendarizzata per il 24 novembre prossimo.
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I dettagli dell’intesa tra Eni e Petronas
Eni e Petronas hanno firmato un accordo vincolante per la costituzione di una nuova società indipendente a partecipazione paritetica (newco), che integrerà i rispettivi asset Upstream in Indonesia e Malesia. L’intesa, sottoscritta da Claudio Descalzi (AD di Eni) e Tengku Muhammad Taufik (presidente e AD di Petronas), segna un passaggio strategico per entrambe le major energetiche, consolidando la loro presenza nel Sud-Est Asiatico.
La nuova entità, che gestirà un portafoglio di 19 asset (14 in Indonesia e 5 in Malesia) porterà ad una integrazione di portafogli complementari con riserve stimate in circa 3 miliardi di barili equivalenti. Il potenziale esplorativo aggiuntivo è valutato in oltre 10 miliardi di barili, con un focus sul gas naturale, elemento chiave per la transizione energetica della regione.
Con un piano di investimenti superiore a 15 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, la newco nata tra Eni e Petronas punterà a sviluppare otto nuovi progetti e a perforare 15 pozzi esplorativi, in un’ottica di crescita sostenibile e di lungo termine. La produzione complessiva prevista nel medio periodo dovrebbe superare i 500 mila barili equivalenti di petrolio al giorno, garantendo al contempo autosufficienza finanziaria e solidità industriale.
L’intesa e la nascita della newco sono state definite dallo stesso numero uno del Cane a sei zampe Descalzi, come passaggi decisivi per la trasformazione di Eni. L’operazione, ha anche aggiunto il manager, genererà valore significativo per tutti gli stakeholder e porterà ad un rafforzamento delle leadership di entrambe le società nella transizione energetica.
Per gli investitori, l’accordo con Petronas, offre prospettive di crescita diversificata e sinergie operative in mercati ad alto potenziale. L’unione tra le competenze tecnologiche di Eni e l’esperienza locale di Petronas potrebbero davvero porre le basi per un nuovo polo energetico regionale, capace di coniugare redditività, sostenibilità e sicurezza energetica nel lungo periodo.
L’accordo e la nascita della newco sono quindi due driver potenzialmente positivi per il colosso energetico italiano. E infatti, nonostante fossero reduci da una lunga fase di rialzo, le azioni Eni ieri all’annuncio dell’accordo hanno subito registrato un ulteriore consolidamento.
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Azioni Eni solo da tenere per Mediobanca
In questo contesto in teoria perfetto, sono stati gli analisti di Mediobanca a riportare un pò tutti con i piedi per terra ricordando che, forse, Eni salita troppo per poter continuare con questo trend. E infatti Piazzetta Cuccia non solo ha deciso di restare abbottonata confermando il rating neutrale (quindi sostanzialmente il consiglio di mantenere in portafoglio) ma non se l’è sentita neppure di azzardare più di tanto con il prezzo obiettivo. Gli analisti, infatti, hanno si alzato il target price a 15,5 euro ma esso è comunque più basso delle quotazioni attuali. Il messaggio che arriva dagli esperti si può quindi riassumere così: restare neutrali sulle azioni Eni anche perchè non c’è margine di crescita. Accogliendo questa view, il titolo non dovrebbe quindi avere grandi possibilità di agganciare i 16 euro ma al contrario rischia di tornare indietro.
E in effetti la stessa analisi tecnica sembra quasi sostenere l’ipotesi di Mediobanca. Ora è vero che i 16 euro sono davvero ad un passo (se non meno) ma il raggiungimento di questo obiettivo potrebbe avere solo un ruolo “psicologico” perchè, per il resto, verrebbe richiesto davvero troppe impegno al titolo. I successivi target, infatti, sarebbero decisamente ambiziosi (ad esempio l’area dei 16,75 euro rappresenta i massimi degli ultimi sette anni!). Viceversa, al ribasso, c’è quota 14,5 euro ossia i minimi degli ultimi tre mesi che potrebbe avere una discreta forza di richiamo.
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