Quando si parla di azioni del settore difesa, i nomi che circolano sono più o meno sempre gli stessi. Non è un problema di area geografica ma di notorietà. E così azioni della difesa europea uguale Leonardo, BAE Systems, Thales, Rheinmetall mentre azioni del settore difesa Usa significa colossi del calibro di Lockheed Martin, RTX (Raytheon Technologies) e Northrop Grumman.
Eppure oltre a queste big che ogni giorno fanno la cronaca delle borse su cui sono listate, ci sono tante altre società forse meno note delle super-big ma che comunque hanno le carte in regola per cavalcare il trend della difesa. Come i lettori più attenti avranno già intuito, in questo articolo pratico parleremo dei titoli meno noti del settore difesa. Quelli di cui si parla di meno almeno sui grandi media. Sono quelle azioni della difesa che esistono solo per gli investitori che hanno già alle spalle una certa esperienza mentre non esistono per i principianti ossia per chi si è avvicinato da poco al settore difesa attratto dal grande hype del trend e guarda solo alle grandi big.
Cosa significa azioni del settore difesa poco note
Azioni del settore difesa meno note non implica basso livello di market cap. Tutt’altro: si tratta di quotate che hanno alta capitalizzazione di mercato ma di cui i media se ne occupano poco. Per il resto è tutto come nel caso delle super-big nel senso che anche queste quotate poco note stanno beneficiando del boom della spesa per la difesa in Usa e in Europa. Come le super-big, anche le meno note continueranno a restare sulla cresta dell’onda perchè la strada per il futuro da qui a 10 anni è già tracciata: le spese militari aumenteranno in modo costante.
A livello globale già nel 2024 ha spesa per la difesa ha raggiunto quota 2,7 trilioni di dollari vale a dire il 2,5% del Pil mondiale. Su base annua l’aumento è stato del 9,4%, il più alto dai tempi della guerra fredda.
In questo contesto, un titolo meno noto dei super-big ha buone probabilità di emergere soprattutto se è attivo in più di una sotto-categoria strategica come ad esempio sicurezza e tecnologia oppure sicurezza e infrastrutture militari. La sorveglianza satellitare, il monitoraggio autonomo e la difesa cibernetica sono poi dei valori aggiunti.
Gli Stati Uniti sono i più avanti nello sviluppo di questo trend. Gli ultimi provvedimenti della Casa Bianca hanno appunto creato le premesse per agevolare quelle quotate del settore difesa attive in modo trasversale e in grado di apportare valore aggiunto. Il noto One Big Beautiful Bill di recente approvato prevede una pioggia di miliardi di dollari nel già enorme budget della difesa federale per tutta una serie di progetti sui sensori spaziali avanzati e sui missili ipersonici. Avio è forse tra le poche in Europa a rientrare in questo gruppo.
E allora vediamo quali sono questi titoli del settore difesa meno noti dei super-big ma pronti a volare grazie proprio alla particolare evoluzione presa dal settore difesa.
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Le 4 azioni meno note del settore difesa su cui speculare
Rating comunque buy, market cap rilevante, area di attività in più sotto-categorie strategiche e ovviamente forte esposizione sul settore difesa del futuro, sono i filtri da usare per trovare le azioni meno noto della difesa su cui scommettere.
Ce ne sono almeno quattro:
- General Dynamics (GD): vanta un portafoglio ordini superiore agli 80 miliardi di dollari, comprendente contratti già firmati e opzioni future. L’azienda opera in diversi ambiti strategici, dalle costruzioni navali e sottomarine per la US Navy ai jet d’affari Gulfstream, fino ai veicoli da combattimento terrestri. La capacità di generare solidi flussi di cassa e la diversificazione delle sue attività hanno sostenuto un andamento borsistico eccellente: da inizio anno il titolo è salito del 31%, superando ampiamente la performance dell’S&P 500 (+14%).
- Parsons (PSN): specializzata in sicurezza infrastrutturale, difesa spaziale, cyber protection e antiaerea, a settembre la società ha ottenuto un importante contratto dalla National Nuclear Security Administration. L’accordo riguarda il supporto end-to-end ai sistemi di contrasto al contrabbando nucleare nei Paesi dell’area Indo-Pacifica, rafforzando ulteriormente il ruolo di Parsons come fornitore chiave di soluzioni integrate per la sicurezza globale. Le azioni hanno reagito con un incremento superiore al 16% nell’ultimo mese. Da inizio anno però il titolo è in calo del 3% e questo significa che, potenzialmente, i prezzi di accesso sono convenienti.
- Booz Allen Hamilton Holding Corporation (BAH): leader nella consulenza strategica per la difesa e l’intelligence, è fortemente impegnata nello sviluppo di soluzioni basate su intelligenza artificiale, analisi dei dati e sicurezza informatica per le agenzie governative. Invariata su base mensile, ha perso il 21% da inizio anno.
- L3Harris Technologies (LHX): tra i principali fornitori di tecnologie avanzate per comunicazioni, avionica e sistemi di sorveglianza, sta mostrando una crescente attenzione all’integrazione tra software e hardware militare. E’ uno dei pilastri dell’innovazione nel settore, avendo mostrato di essere capace di di intercettare la crescente domanda di soluzioni digitali e di difesa di nuova generazione. In progressione delk 35% da inizio anno.
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Ci sono rischi ad investire in azioni meno note del settore difesa?
Ovviamente si anche se, a conti fatti, non sono poi tanto maggiori rispetto a quelli che corrono le super-big del comparto. E allora ecco serie di rischi specifici che è importante valutare con attenzione.
Tanto per iniziare il rischio tecnologico e competitivo. Come abbiamo visto molte società emergenti puntano su tecnologie innovative (cybersecurity, droni, software militare, sistemi spaziali). Se i loro prodotti non riescono a superare le fasi di test o a ottenere l’approvazione militare, i progetti possono essere cancellati o ridimensionati. Inoltre, la concorrenza da parte dei grandi colossi del settore (come Lockheed Martin, Raytheon, Northrop Grumman) è fortissima.
C’è poi la dipendenza dai contratti governativi. Le aziende della difesa basano gran parte dei loro ricavi su contratti con governi e agenzie pubbliche. Una riduzione della spesa militare, un cambiamento politico o la mancata aggiudicazione di un contratto chiave possono avere effetti molto negativi sui risultati finanziari.
E l’annessa bolla dei droni. Oramai siano in pieno boom di produzione dei sistemi UAV (Unmanned Aerial Systems) ma come sempre avviene in questi casi il boom della domanda può anche creare aspettative irrealistiche. E il rischio è che in caso di improvviso stop alla crescita, le aziende della difesa produttrici di droni possano trovarsi in difficoltà a generare profitti elevati.
Quindi la potenziale maggiore volatilità. Le società meno conosciute hanno spesso volumi di scambio ridotti, il che può rendere più difficile acquistare o vendere azioni senza influenzarne il prezzo. Questa bassa liquidità si traduce in maggiore volatilità, con oscillazioni di prezzo più marcate rispetto ai grandi titoli del settore.
Ancora la possibile limitata copertura analitica. Le aziende meno noto della difesa potrebbero ricevere meno attenzione da parte degli analisti finanziari e dei media.
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