magazzino fiscale conti correnti
L'Agenzia delle Entrate spia i conti correnti: torna la storia puntuale, ma cosa succede? (www.risparmioggi.it)

Il “magazzino fiscale” (i crediti delle Entrate non ancora incassati) sfiora 1.300 miliardi. Il governo ha chiesto a una commissione di esperti, guidata da Roberto Benedetti, come sbloccare la riscossione. Sul tavolo ci sono ipotesi che toccano rateizzazioni, pignoramenti verso terzi, uso della fatturazione elettronica e perfino il coinvolgimento di operatori privati. Ma tra proposte tecniche e prudenza politica, cosa è allo studio e cosa è già in vigore a oggi?

Magazzino fiscale e controlli sui conti: da dove si parte

La Commissione parte da due fatti scomodi.

Primo: in termini di numero di cartelle, la maggioranza dei debitori è fatta da lavoratori dipendenti. In termini di valore, pesano di più posizioni complesse e importi alti.

Secondo: sette debitori su dieci sono “recidivi” (avevano già iscrizioni a ruolo nei tre anni precedenti).

L’obiettivo rallentato non è tanto “scovare” l’evasione, quanto incassare: strumenti frammentati, procedure uguali per posizioni minuscole e maxi-dossier, e rateizzazioni talvolta usate come “parcheggio” (si paga la prima rata e, nel frattempo, si congelano azioni esecutive, poi il debitore scompare). Ed è qui che la Commissione chiede regole più stringenti per evitare abusi.

La “cassetta degli attrezzi” proposta: conti, fatture, pignoramenti

Sul piano operativo, gli esperti indicano alcune leve:

  • Dati bancari più mirati: oggi l’Anagrafe dei rapporti dice se il debitore ha conti, ma non quanto c’è sopra. Conoscere la consistenza attuale dei rapporti, nel rispetto di cautele e privacy, renderebbe meno “alla cieca” i pignoramenti. È un suggerimento tecnico, non una misura già approvata. Il ministro dell’Economia Giorgetti ha infatti frenato: “vecchia proposta, non ci sono le condizioni”.
  • Fatturazione elettronica: accesso più efficace ai flussi per attivare pignoramenti verso terzi (clienti, committenti) quasi in tempo reale quando c’è una cartella scaduta. L’idea è ridurre giri a vuoto e tempi morti.
  • Immobili: resta il divieto di pignorare la prima casa. Oggi non si espropriano seconde case sotto 120.000 euro. La Commissione segnala che molti crediti residui (20.000–120.000 euro) cadono proprio nella fascia in cui si può ipotecare ma non espropriare.
  • Segmentazione e personale: trattare in modo diverso un credito da 100 euro e uno da 100 milioni, assumere profili specialistici, usare procedure tarate per taglia e natura del debito alcuni degli obiettivi principali.

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Privati nella riscossione? E quali crediti “cancellare”

Capitolo delicato: outsourcing e pulizia del magazzino. La Commissione propone di stralciare circa 338 miliardi ritenuti irrecuperabili e valutare la cessione ai privati di un ulteriore zoccolo (circa 70 miliardi “quasi a fine corsa”, e in prospettiva fino a 344 miliardi) concentrato su posizioni piccole/medie dove alcune società sono specializzate.

Prima di muoversi, però, serve il parere di Eurostat, per evitare effetti indesiderati sul debito pubblico quando i crediti escono dai conti dell’erario. In parallelo, viene citata la crescente efficienza di operatori che lavorano micro-crediti per enti locali o posizioni sotto determinate soglie.

Cosa può cambiare per contribuenti e imprese (e cosa no, ad oggi)

A oggi non è stata varata una norma che consenta all’Agenzia di “vedere” indiscriminatamente i saldi dei conti correnti: è uno scenario ipotizzato dalla Commissione politicamente controverso (e che torna spesso nelle cronache, praticamente ogni anno), sul quale il MEF oggi non spinge. Restano possibili invece interventi mirati su tre fronti:

  1. Rateizzazioni più serie: aspettati paletti che evitino l’uso “strumentale” dell’adesione per bloccare la riscossione e poi interrompere i pagamenti.
  2. Azioni verso terzi più rapide: collegando meglio fatture elettroniche e pignoramenti si riducono tempi e contenziosi.
  3. Gestione per cluster: procedure diverse per crediti micro, medi e grandi; possibile affidamento selettivo a soggetti specializzati su portafogli minuti, con regole trasparenti.

Sul fronte imposte personali, il viceministro Maurizio Leo ha rimesso sul tavolo una riduzione dell’aliquota IRPEF dal 35% al 33% per la fascia 28–50 mila euro (eventuale estensione fino a 60 mila), con indicizzazione delle detrazioni alla composizione familiare. È un indirizzo politico in valutazione e richiede coperture.

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