Il crollo della rupia indiana sta facendo tremare il mercato globale del forex. La divisa di Nuova Delhi non era mai arrivata a valere così poco nel cambio con il dollaro. Pur essendo in atto oramai da settimane, il movimento rialzista sul cross USD/INR ha raggiunto oggi il suo picco massimo a ridosso di quota 89 (per farsi un’idea il cambio era a neppure 84 appena a maggio). Mai questo cambio era salito così tanto, mai la rupia era crollata ad un livello così basso sul dollaro Usa.
Mentre gli investitori continuano a vendere INR non modo massiccio, tra gli analisti è dibattito aperto sulle ragioni alla base del crollo. Ambito monetario e ambito geopolitico si intersecano come non mai anche perchè quando parliamo di rupia indiana facciamo riferimento alla valuta di uno dei più importanti BRICS e non di uno qualunque dei paese emergenti. Da qui l’ipotesi che dietro al crollo della rupia ci possa essere il riposizionamento di Nuova Delhi da tempo sempre più vicina a Mosca e a Pechino. Ipotesi estrema perchè non tiene conto del peso della speculazione: più probabile, quindi, che alla base della salita del cross USD/INR ai massimi di sempre ci sia il nuovo braccio di ferro tra Usa e la stessa India questa volta non solo sulle tariffe ma anche sui visti.
Insomma il quadro è fortemente incerto e inevitabilmente ciò va a creare ampi spazi operativi per i trader più speculativi. Per loro la possibilità di operare in day trading con piattaforme come ad esempio la xStation 5 di XTB che offrono spread bassi, rapidità nell’esecuzione degli ordini e tanti indicatori tecnici.
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Crollo rupia indiana: cosa sta succedendo?
Certo in un contesto in cui il cambio USD/INR è arrivato ai massimi storici, quello che vorrebbero sapere gli investitori riguarda la possibile evoluzione nel medio termine. Tuttavia la questione previsioni non può essere affrontata se prima non si hanno ben chiare le cause del rally del cross USD/INR ai massimi storici. Vediamo allora di capire anzitutto cosa sta succedendo alla rupia indiana perchè è la valuta di Nuova Delhi e non il dollaro Usa a dettare l’andamento del cross.
Siamo infatti quasi dinanzi ad una situazione paradossale per cui un dollaro che è debole a livello globale (il Dollar Index viaggia sui minimi da settimane) dovrebbe inchiodare verso il basso il cambio USD/INR ma non riesce a farlo perchè la rupia è ancora più debole e questo a causa sostanzialmente di due driver:
- l’aumento dei dazi Usa sulle importazioni dall’India al 50% in assenza di accordo commerciale tra i due paesi (a differenza della Cina, Nuova Delhi non ha raggiunto alcuna intesa con Trump)
- la decisione degli Stati Uniti di aumentare il prezzo per il visto per lavoratori H-1B a ben 100.000$ contro gli appena 300$ dollari precedenti
Il mix tra questi due market mover ha indebolito come non mai la rupia indiana. In particolare se la questione dazi già da tempo aveva spinto le vendite su INR, è l’altro driver, quello relativo ai visti, ad aver spalancato la porta alla speculazione delle ultime ore. Come sempre i trader vendono su rumors e paure, in questo caso sul timore che tirando la corda con i costi dei visti lavorativi (provvedimento adottato dalla Casa Bianca per incoraggiare l’assunzione di cittadini americani), ci possa alla fine essere un crollo delle rimesse di valuta forte in India (lo scorso anno pari a 35 miliardi di dollari). Ricordiamo che i visti H-1B permettono alle aziende Usa di assumere lavoratori stranieri con competenze specialistiche che non è facile trovare in Usa. Chi se lo vede riconoscere può lavorare negli Stati Uniti per tre anni più altri tre di proroga. Con un costo schizzato a 100.000$ è facile immaginare quante aziende possano ancora usarlo….
Rispondendo alla alla domanda che dà il titolo a questo paragrafo, la rupia indiana è crollata ai minimi storici perchè il sentiment su New Delhi è fortemente pessimista tra dazi, costi dei visti e volendo ci potremmo mettere pure i criticati maxi acquisti di petrolio dalla Russia.
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Come sfruttare il crollo della rupia indiana?
Per chi “crede” poco alla versione data dall’analisi fondamentale per spiegare il crollo della rupia indiana c’è la versione “alternativa” che è più focalizzata sul lato tecnico. Lo abbiamo già accennato ad inizio articolo: la coppia USD/INR era ai minimi a cavallo tra aprile e maggio di quest’anno per poi volare sui massimi. Il crollo attuale come naturale ritracciamento e chiusura delle posizioni long.
Assumendo questo punto di vista, la caduta della resistenza collocata a 87,97 (i massimi da febbraio prima del nuovo rally) potrebbe spianare la strada per un ulteriore allungo. Tutta una serie di indicatori forex sembrano supportare questa prospettiva almeno fino a quando il cambio non dovesse riportarsi sotto la resistenza sui citati 87,97. In tal caso lo sviluppo rialzista si ritroverebbe privo di spinta e quindi la rupia potrebbe riallontanarsi dai minimi storici dove è piombata oggi.
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