In Italia, la scoperta di buoni fruttiferi postali antichi non è un evento così raro. Questi documenti, spesso dimenticati dietro quadri, in vecchie scatole o soffitte, nascondono storie affascinanti e possono rivelarsi vere e proprie fortune nascoste. La loro riscoperta apre la porta a un viaggio attraverso valutazioni economiche, procedure burocratiche e potenziali benefici finanziari inaspettati. Ma la domanda che sorge spontanea è: quanto possono arrivare a valere?

Buoni fruttiferi postali antichi ritrovati: quanto valgono?

Un evento recentemente riportato ha visto Antonio Salvatore Maggio, residente a Pontinia, ritrovare un buono postale fruttifero emesso nel 1966 dall’Ufficio Postale di Poggiardo, intestato a suo nome. Questo documento, dimenticato per decenni, ha rappresentato un’incredibile scoperta finanziaria, potendo valere oggi intorno ai 65.000 euro.

Valutazione e rivalutazione: il valore attuale dei buoni fruttiferi postali antichi

La stima del valore attuale di un buono fruttifero postale richiede un’analisi dettagliata che considera vari fattori determinanti, quali:

  • Anno di emissione;
  • Tasso di interesse applicato;
  • Rivalutazione monetaria;
  • Leggi succedutesi nel tempo.

Un esperto contabile o un legale specializzato può fornire una valutazione accurata, essenziale per comprendere l’effettivo valore del buono nel contesto economico attuale.

Come riscuotere

La riscossione dei buoni fruttiferi postali antichi può incontrare ostacoli burocratici, in particolare per quanto riguarda la prescrizione dei diritti di rimborso. Tuttavia, l’articolo 2935 del codice civile stabilisce che il termine prescrizionale inizia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere, ossia dalla data di ritrovamento del buono. Questo dettaglio legale apre la possibilità di riscuotere buoni anche decenni dopo la loro emissione, purché si agisca entro dieci anni dal ritrovamento.

Tassazione ed esenzioni

Importante è anche la questione fiscale legata ai buoni fruttiferi. I buoni emessi fino al 20 settembre 1986 godono di esenzione dalla ritenuta fiscale, un vantaggio non trascurabile per chi riscuote somme rilevanti. Diversamente, per i buoni emessi successivamente, si applicano varie aliquote di tassazione sugli interessi maturati, influenzando quindi la somma netta riscuotibile.