Il mese di luglio ha confermato un quadro complesso ma interessante per i mercati globali dei titoli di stato. Secondo l’analisi di Florian Späte, Senior Bond Strategist di Generali Investments, le previsioni per i prossimi mesi sono essenzialmente stabili per quello che riguarda i titoli di stato europei (compresi i nostri BTP) mentre dell’altra parte dell’Oceano i Treasury americani dovrebbero avviarsi verso una tendenza al ribasso, sostenuta dalle attese di ulteriori tagli dei tassi da parte della Federal Reserve.
Questo in linea generale ma vediamo in modo più approfondito quali sono le dinamiche in atto in modo tale da definire le possibili strategie per chi investe in titoli di stato italiani.
Indice
Titoli di stato a luglio: le forze in gioco
Nel mese di luglio i rendimenti obbligazionari sono saliti sia negli Stati Uniti sia in Europa. A determinare questa dinamica hanno contribuito diversi fattori:
- dati macroeconomici positivi, che hanno ridimensionato i timori di recessione;
- incremento dei prezzi dell’energia, con impatto diretto sulle aspettative d’inflazione;
- politiche monetarie restrittive, con banche centrali ancora orientate alla prudenza;
- decisioni politiche, come l’approvazione del “One Big Beautiful Bill” negli USA e gli sviluppi politici in Giappone, che hanno generato riflessioni sulla stabilità fiscale globale.
Nonostante questo contesto, il quadro prospettico appare più sfumato. Mentre i Treasury sembrano destinati a un calo dei rendimenti nel medio periodo, l’Eurozona mostra segnali di stabilità con margini di miglioramento soprattutto per i titoli non core.
Vediamo più nel dettaglio.
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Stati Uniti: tassi Fed e rendimenti dei Treasury
Negli Stati Uniti la Federal Reserve ha scelto di non ridurre i tassi a luglio, ma gli analisti stimano due tagli entro la fine del 2025 e ulteriori riduzioni nel 2026. Il mercato, tuttavia, sconta solo 36 punti base di taglio entro fine anno, meno dei 50 punti base attesi dagli esperti.
Questa discrepanza tra aspettative e previsioni ufficiali genera una tensione che si riflette sulla curva dei rendimenti. In particolare:
- I Treasury decennali sono stimati al 4,30% a 3 mesi e al 4,05% a 12 mesi.
- La curva si sta distanziando, segnalando aspettative di crescita nominale più alte (dal 2,5% al 4% entro il 2026).
- L’aumento del premio di durata ha ridotto l’impatto delle attese sui tassi a lungo termine, sostenendo i rendimenti oltre l’orizzonte breve.
In sintesi, il mercato obbligazionario statunitense si trova in una fase di attesa: la politica monetaria sarà l’elemento chiave per stabilire la traiettoria dei rendimenti nei prossimi trimestri.
Eurozona: rendimenti stabili e spread in calo
Diverso lo scenario europeo. In Eurozona, i rendimenti core dovrebbero stabilizzarsi nel breve periodo, sostenuti da alcuni elementi favorevoli:
- stagionalità estiva, che storicamente riduce la volatilità;
- possibile taglio dei tassi BCE a settembre, alimentato dal calo dell’inflazione e dalla crescita economica sotto potenziale;
- accordo commerciale UE-USA, che ha eliminato un rischio geopolitico rilevante;
- stimolo fiscale tedesco, che sostiene la crescita interna e indirettamente l’intera area euro.
Un dato significativo riguarda la riduzione degli spread dei titoli non core. A luglio il differenziale BTP-Bund decennale è sceso a 80 punti base, livello minimo pluriennale. Ciò è il riflesso di una percezione del rischio sovrano italiano molto più contenuta rispetto al passato.
Emissioni sovrane e strategie dei governi europei
Sul fronte delle nuove emissioni, i governi dell’Eurozona hanno adottato un approccio più prudente, riducendo la quota di titoli a lunga scadenza: dal 43% del 2024 si è infatti passati a meno del 25% nel secondo trimestre 2025.
Questa scelta ha favorito l’assorbimento dell’offerta, data la ridotta domanda di duration da parte degli investitori. Inoltre, oltre il 70% dell’obiettivo di raccolta 2025 risulta già raggiunto, segnale di un mercato primario solido.
Ad agosto l’attività resterà ridotta (in Italia sono state cancellata un’asta medio e lungo termine e l’asta di BTP€I), ma le prospettive per il collocamento post-estivo restano positive, grazie alla stabilità finanziaria e alla fiducia degli investitori istituzionali.
Spread e previsioni per i prossimi mesi
Guardando agli spread, gli spazi per ulteriori riduzioni appaiono limitati, soprattutto per i principali Paesi periferici. Eventuali compressioni potrebbero riguardare mercati minori, come Slovacchia e Lituania.
Tuttavia, non è atteso un calo sostenuto degli spread: i titoli non core dell’Eurozona continueranno probabilmente a sovraperformare i Bund tedeschi, grazie alla combinazione di rendimenti più elevati e percezione di rischio contenuta.
L’attenzione si sposterà quindi sulle aspettative di crescita nominale, che potrebbero determinare un incremento graduale dei rendimenti a lungo termine.
Cosa aspettarsi dai titoli di stato dopo l’estate?
In sintesi, il quadro complessivo ha mostrato un’Europa più stabile rispetto agli Stati Uniti. In sintesi:
- Eurozona: rendimenti core stabili, spread compressi e probabile ultimo taglio BCE a settembre. I titoli non core rimangono interessanti per chi cerca extra rendimento senza assumere rischi eccessivi.
- USA: orientamento al ribasso dei rendimenti nel medio periodo, ma con incertezza legata alle decisioni della Fed e alla crescita economica.
Per gli investitori, la fase attuale suggerisce un approccio selettivo:
- privilegiare titoli governativi non core europei, beneficiando della riduzione del rischio sovrano;
- monitorare con attenzione le mosse della FED, che resteranno determinanti per il mercato dei Treasury;
- considerare che l’aumento del premio di durata potrebbe rendere i titoli a lungo termine più sensibili alle aspettative di crescita futura.
E poi se ne parla dopo l’estate…
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