Il Vietnam ha ufficialmente avviato una fase di sperimentazione normativa per regolamentare il settore del P2P Lending, una forma di finanziamento alternativa sempre più diffusa anche in Europa. Al centro di questo processo si trova Tima, piattaforma fintech pioniera, che ha già tracciato un percorso di successo. L’esperienza vietnamita offre spunti utili anche per il mercato italiano, dove le soluzioni digitali di credito diretto stanno lentamente guadagnando fiducia.
Vietnam regola il P2P Lending: nasce il Decreto 94
Dal 1° luglio 2025 il governo vietnamita ha avviato un sandbox legale della durata di due anni per testare e regolare il Peer-to-Peer Lending. Il Decreto 94/2025/ND-CP stabilisce un quadro normativo sperimentale che coinvolge solo le piattaforme autorizzate dalla State Bank of Vietnam (SBV), escludendo le banche estere. L’obiettivo è duplice: incentivare l’innovazione nel fintech e tutelare i consumatori da truffe, tassi usurari e pubblicità ingannevoli.
Oltre al credito tra privati, il decreto regolamenta anche sistemi di credit scoring e condivisione dei dati tramite API aperte, riflettendo l’intenzione di costruire un’infrastruttura digitale moderna e trasparente.
Il caso Tima: dieci anni di innovazione e crescita
Fondata nel 2015, Tima si è affermata come la principale piattaforma di P2P Lending in Vietnam. Ha gestito oltre 17 milioni di richieste di prestito e servito 10 milioni di utenti grazie a tecnologie avanzate come Big Data, intelligenza artificiale ed eKYC biometrico. La piattaforma ha introdotto meccanismi di monitoraggio in tempo reale e sistemi automatici di gestione contrattuale, diventando un benchmark per trasparenza ed efficienza.
Accesso al credito e inclusione finanziaria
In Vietnam, il P2P Lending ha rappresentato una risposta concreta alla difficoltà di accesso al credito da parte di fasce di popolazione escluse dal sistema bancario tradizionale: piccoli commercianti, lavoratori informali, startup senza garanzie o storico creditizio. Il modello ha consentito a milioni di cittadini di ottenere prestiti agili, con processi semplificati e valutazioni basate su algoritmi intelligenti invece che su parametri rigidi.
Lo scenario non è poi così distante da quello italiano: partite IVA, liberi professionisti e microimprese spesso faticano ad accedere a linee di credito bancarie a causa di insufficienza di garanzie, assenza di storico creditizio solido o flussi di reddito irregolari. Anche per le PMI, nonostante la loro rilevanza, l’accesso al credito è ancora frenato da burocrazia, lentezza dei processi e scarso dialogo con gli istituti.
Conclusioni
Non è solo una questione di tecnologia o regolamentazione: il vero tema che emerge dall’esperienza vietnamita è il coraggio di reimmaginare l’accesso al credito in funzione dei cambiamenti economici e sociali. Il P2P Lending, quando ben governato, non è un’alternativa marginale, ma un laboratorio in cui si sperimenta un nuovo rapporto tra finanza e persone, basato su fiducia, dati e rapidità.
Osservare ciò che accade in Vietnam significa interrogarsi non tanto sul se adottare un modello simile, ma sul come superare una cultura del credito ancora ancorata a metriche del passato.
È diffusa convinzione, infatti, che nel futuro del credito, il Paese che saprà integrare meglio regolazione, tecnologia e impatto sociale sarà quello in grado di far crescere non solo le imprese, ma l’intero tessuto economico.
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