Le terre rare saranno probabilmente uno dei più importanti mega-trend del futuro. Se sei un investitore attento non ti sarà sfuggito che per tutto il 2025 e con intensità crescente, queste due parole hanno iniziato a rimbombare nelle stanze riservate dove si tengono meeting tra i potenti del mondo e nelle analisi di geopolitica. Per accaparrarsi le terre rare si stringono accordi e si minacciano guerre; per incentivarne la loro estrazione si stanziano miliardi di dollari. I paesi che nel loro sottosuolo hanno le terre rare sono seduti su un tesoro, quelli che non le hanno invece sgomitano per accordarsi con gli esportatori. Tutto questo perchè c’è oramai piena consapevolezza sul fatto che per sviluppare una tecnologia sempre più avanzata ci sarà sempre più necessità di questi materiali. Non se ne potrà fare a meno in un contesto in cui il peso della tecnologia sarà preponderante su tutto.
Proprio perchè i trend di mercato vanno anticipati e non seguiti, gli investitori più svegli già da tempo hanno iniziato a selezionare i migliori ETF sulle terre rare inserendoli stabilmente nel loro portafoglio. Certo avrebbero potuto puntare sui titoli azionari legati alle terre rare (in genere società di estrazione e di esportazione) ma sanno che, quando un trend è agli albori, è sempre meglio ridurre il rischio e in questo gli ETF sono imbattibili rispetto alle azioni. In più sono trasversali e quindi non richiedono di avere ma massima conoscenza possibile su una singola società, cosa che invece avverrebbe preferendo specifiche stock. Insomma visto che la “storia” delle terre rare e appena all’inizio, gli ETF sono la soluzione più semplice e immediata per esporsi.
In questa guida focalizzeremo la nostra attenzione sui 5 migliori ETF terre rare da mettere nel mirino in vista dell’inizio del 2026.
Indice
Quali sono i migliori ETF terre rare del 2026?
E’ vero che le performance passate non sono mai garanzia di quelle future, tuttavia il 2025 ha già fornito una serie di chiari segnali su quello che sarà il trend per gli ETF terre rare nel 2026. La centralità assunta dagli elementi chimici delle terre rare nella strategia politica di Trump e, di riflesso, le altrettanto audaci mosse che la Cina ha compiuto in questo settore, consentono di isolare i possibili migliori ETF terre rare del 2026. Eccolo qui:
- VanEck Vectors Rare Earth/Strategic Metals (REMX)
- WisdomTree Energy Transition Metals and Rare Earths Miners UCITS (RARE)
- iShares S&P/TSX Global Base Metals Index (XBM)
- SPDR S&P Metals and Mining UCITS (SXLB)
- Global X Lithium & Battery Tech UCITS (LIT)
Probabilmente queste nomi e questi ticker ti diranno poco. Non è un problema perchè si tratta di fondi di assoluta nicchia con focus specifico sulle terre rare. La classifica è a decrescere ossia il primo prodotto, l’ETF REMX è il più focalizzato sul tema mentre l’ultimo, l’ETF FNM) è quello meno rappresentativo. Perchè, come vedremo nel prossimo paragrafo, quando si parla di ETF terre rare c’è un problema di focalizzazione sia strutturale (dovuta alla complessità del sottostante) che contingente (lo sviluppo di fondi con questa tematica è solo all’inizio).
Ecco perchè la lista dei migliori ETF sulle terre rare di RisparmiOggi ha adottato come criterio proprio quello della corrispondenza.
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1 – VanEck Vectors Rare Earth/Strategic Metals (REMX)
E’ in cima all’elenco dei migliori ETF sulle terre rare per il 2026 perchè è il più focalizzato. Il REMX, infatti, replica l‘indice MVIS Global Rare Earth/Strategic Metals che a sua volta ingloba le società a maggiore market cap e più alta liquidità del segmento delle terre rare. La tipologia di replica è fissa quindi c’è l’acquisto di tutti i componenti dell’indice. Non c’è distribuzione di dividendi che vengono accumulati e reinvestiti. Lanciato nel 2021, l’ETF REMX ha un AUM di circa 435 milioni di euro. 21 le partecipazioni con le prime 10 che pesano per oltre il 67% del totale. Ci sono tutte le big del settore dalla cinese China Northern Rare Earth (Group) High-Tech Co., Ltd. fino a MP Materials. A livello geografico, l’area più rappresentata è la Cina con il 33%, seguono gli Usa con il 23%.
I costi sono competitivi (TER 0,59%). Rendimenti in rapida salita con una progressione del 54% da inizio anno che è frutto proprio dell’appeal sul settore delle terre rare. Pesa (e non poco) l’arrivo di Trump. Il fatto che negli ultimi 3 anni il rendimento sia stato negativo per il 37% potrebbe rendere l’ETF REMX molto interessante in vista del 2026.
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2 – WisdomTree Energy Transition Metals and Rare Earths Miners UCITS (RARE)
Ecco un prodotto europeo come si può vedere dalla sigla UCITS. Il ticker RARE è garanzia di focalizzazione totale (come il primo della classe). L’ETF WisdomTree Energy Transition Metals and Rare Earths Miners lanciato nel 2024 (quindi giovane) segue a replica fisica il WisdomTree Strategic Metals and Rare Earths Miners index che a sua volta ingloba le società globali impegnate nell’esplorazione, estrazione e nella raffinazione di materiali rari. Non è grande (l’AUM è di appena 92 m) ma in compenso è ben diversificato con 57 partecipazioni attive. Prodotto ad accumulazione di dividendi quindi niente stacco, non è per niente polarizzato dal punto di vista geografico: Cina e Usa e la contendono (21 e 13%) a sono gli altri paesi (49%) ad essere più rappresentati.
Il TER dell’ETF è dello 0,5% mentre il rendimento da inizio 2025 è del 67%. Non possiamo avere il dato triennale essendo stato lanciato nel 2024 ma quello dalla quotazione è molto nitido: +60%.
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3 – iShares S&P/TSX Global Base Metals Index (XBM)
Fondo che replica l’indice S&P/TSX Global Base Metals Index, è focalizzato sulle società globali attive nell’estrazione e nella produzione di metalli di base. Non c’è quindi una calibratura totale sulle terre rare ma esse sono comunque presenti. Diciamo che è un ETF terre rare più ampio ed è per questo che è collocato al terzo post della lista. Lanciato nel 2011 è quotato sul quotato sul Toronto Stock Exchange. Il numero dei titoli in portafoglio è di circa 40. Tra le più importanti partecipazioni ci sono Rio Tinto Group con un peso di circa il 10%, BHP Group Ltd (tra il 9 e il 10%) e Teck Resources Ltd attorno al 9%. La diversificazione è decisamente più ampia dell’ETF REMX. C’è distribuzione di dividendi (ogni sei mesi) ma attenzione al rischio cambio: essendo denominato in dollari CAD, comprando in Euro dall’Italia sarà necessario fare i conti con le oscillazioni del cross CAD/EUR.
Il TER è dello 0,55% annuo. Da inizio anno ha maturato un rendimento del 33,2%. Positivo anche l’andamento triennale con un +18%. A premiare il lungo periodo è la minore focalizzazione sulle terre rare. Nell’ETF XBM, infatti, c’è tutta una componente che fa riferimento a rame e alluminio, metalli molto meno rari delle terre rare. Da qui la differenza di lungo termine rispetto al primo della classe.
Non c’è la versione europea ma il prodotto è accessibile tramite CFD.
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4 – SPDR S&P Metals and Mining (SXLB)
Con l’ETF SPDR S&P Metals and Mining ci allontaniamo un pò dal focus sulle terre rare. Il fondo replica il Materials Select Sector Daily Capped 35/20 ossia il comparto statunitense delle materie prime. La modalità di replica è fisica completa con acquisto diretto di tutti i titoli che sono inclusi nell’indice di riferimento. Anche qui niente distribuzione di dividendi che vengono accumulati e reinvestiti nell’ETF stesso. Con un patrimonio gestito di circa 26 milioni di euro, il SPDR S&P U.S. Materials Select Sector UCITS è oggettivamente un ETF piccolo e questo quasi stride con la sua longevità visto che è stato lanciato nel 2015. 26 partecipazioni con il peso delle prime 10 che arriva ad oltre il 72%. Il titolo Linde Plc. fa la parte del leone con il 21% di peso.
Il TER è ultra-competitivo (appena lo 0,15%), mentre il rendimento 2025 è negativo per il 5%. In rosso (-1,3% anche quello triennale).
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5 – Global X Lithium & Battery Tech ETF (LIT)
Concludiamo la lista dei migliori ETF terre rare per il 2026 con un prodotto un pò bordeline: l’ETF Global X Lithium & Battery Tech. Ai limiti per un motivo molto semplice: il focus è soprattutto sul litio con annesse terre rare. C’è quindi una sfumatura che lo rende altamente diversificato. Il litio è un materiale al “limite”, non è una terra rara ma ad esse si affianca spesso nella produzione. Lanciato nel 2021 vanta 36 partecipazioni e un AUM di 61 milioni. L’indice replicato è il Solactive Global Lithium che segue le aziende a maggiore market cap attive nell’esplorazione ed estrazione del litio o nella produzione di batterie a litio (dove entrano in ballo spesso anche le terre rare). Non c’è distribuzione di dividendi che invece sono accumulati. Dal punto di vista geografico le aziende cinesi pesano per il 41% doppiando quelle Usa. Nessuna partecipazione arriva al 10% (Abermale è la prima con l’8,9%).
Un pò più caro degli altri (TER 0,6%), da inizio 2025 ha registrato un rendimento del 35% mentre negli ultimi 3 anni presenta un rosso del 23%.
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Come selezionare i migliori ETF terre rare in vista del 2026
L’attuale maggiore “limite” degli ETF sulle terre rare è nella focalizzazione. Lo avrai notato da solo leggendo la nostra lista: i primi ETF hanno piena corrispondenza, gli altri di meno e mischiano anche altre tematiche. Il punto è strutturale perchè non stiamo parlando, ad esempio, di ETF sul rame ma di fondi su una pluralità di elementi chimici. Ora questa è una guida di finanza e non di chimica ma metalli rari sono il cerio, il lantanio, l’eurobio, il neodimio (giusto per citarne alcuni). Tutti sono indispensabili per l’industria tecnologica ma sono molto diversi tra loro. Proprio perchè abbiamo a che fare con un sottostante composito, non è facile individuare ETF che siano unicamente focalizzati su questo tema. Nella lista provocatoriamente abbiamo inserito anche l’ETF LIT. Lo abbiamo fatto perchè nelle batterie al litio sono presente alcune terre rare, quindi sfiorano il tema ma non aderiscono al 100%.
Questo per dire che forse la prima cosa che devi fare nel momento in cui andrai a scegliere i migliori ETF terre rare è quella di verificare la focalizzazione. La tua intenzione è quella di cavalcare questo trend e solo questo trend tramite gestione passiva? REMX e RARE sono gli ETF più adatti.
Tutti altri (soliti) parametri vengono dopo:
- costi (TER/expense ratio) e struttura: è indubbio che i costi contenuti significato più rendimento che resta all’investitore. Nel caso degli ETF terre rare parliamo di asset superspecializzati che generalmente hanno costi più alti (e infatti il TER dell’ETF REMX, il più focalizzato, è del 58%.
- composizione geografica e rischi paese: trattandosi di metalli rari, c’è una forte esposizione al Paese che è punta di diamante su questo fronte: la Cina. Se ricordi gli ETF terre rare che abbia analizzato non ti sarà sfuggito che è Pechino a controllare tutto. Ciò significa rischio politico e rischio regolamentare. Una dritta: se vuoi una allocazione più occidentale evita ETF con quota elevata in paesi ad alto rischio regolamentare.
- qualità degli asset sottostanti: attenzione alle partecipazioni degli ETF perchè se vuoi investire sulle terre rare devi guardare alle società puriste del settore e non è quell ibride. L’ETF REMX è il migliore perchè in esso trovi aziende come LYNAS Rare Earths (Australia), MP Materials (USA) che hanno focus sui materiali rari
- rischio tematico e volatilità: è fuori dubbio che l’importanza delle terre rare sarà in costante aumento. Alta crescita però uguale alto rischio. Addirittura ci sono analisti che dicono che il worst drawdown per il settore è alto
Come investire in ETF terre rare con XTB

Per investire sugli ETF terre rare è preferibile usare broker specializzati in questi fondi a gestione passiva. La stragrande maggioranza delle piattaforme copre gli ETF ma il più delle volte la proposta è limitata. Non con XTB. Questo broker, infatti, offre un’esposizione a oltre 1800 fondi negoziati in borsa + lo scanner ETF per selezionare e raffrontare i vari asset. Il vero vantaggio, però, è economico: con XTB avrai ETF senza commissioni fino a 100.000€ di fatturato mensile per conti di ogni valuta (superato questo limite scatta una commissione dello 0,2% (min. 10€). Insomma niente lista a zero commissioni che cambiano in continuazione ma al contrario la certezza che restando sotto ad un certo limiti non scattano.
Con riferimento ai migliori ETF sulle terre rare, REMX, RARE e LIT sono disponibili senza problemi. Gli altri non avendo qualifica UCITS non sono disponibili in Europa ma con XTB c’è sempre l’alternativa dei CFD su ETF, strumenti a leva che permettono di speculare sia al rialzo che al ribasso.
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Strategia specifica sugli ETF terre rare in vista del 2026 secondo l’Ai
Visto che l’obiettivo è investire sui migliori ETF terre rare in ottica 2026, ecco alcune dritte operative suggerite dall’AI:
- prediligi ETF con buona diversificazione geografica e non eccessiva esposizione solo a un singolo paese ad alto rischio
- verifica che l’ETF abbia un patrimonio abbastanza grande (AUM) da garantirne solidità e liquidità
- inserisci l’ETF magari come peso tematico nel portafoglio, non come core principale
- pianifica un orizzonte multi‑annuale (almeno fino al 2026‑27) considerando che i tempi di maturazione del settore potrebbero essere più lunghi
- monitora con attenzione le notizie geopolitiche / regolamentari che possono impattare fortemente il settore
E l’ultima la aggiungiamo noi: ricorda sempre di mantenere una soglia di rischio accettabile per te: se la volatilità degli ETF terre rare dovesse essere elevata, assicurati che non vada a destabilizzare il tuo portafoglio totale.
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Questo articolo è stato redatto a solo scopo informativo e non si può considerare in alcun modo un’indicazione operativa. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità sull’utilizzo delle informazioni riportate.















