conto corrente per tutti
Conto corrente per tutti: arriva il DDL (www.risparmioggi.it)

Chiudere un mutuo, ricevere lo stipendio, pagare il canone RAI: senza un conto corrente oggi è quasi impossibile partecipare alla vita economica. Proprio per questo la maggioranza di governo ha depositato un disegno di legge (DDL) che rende l’apertura del conto un diritto soggettivo, sottraendolo alla discrezionalità degli istituti. Il testo, unificato dalle proposte AC 1091 e AC 1240, ha ottenuto il via libera in Commissione Finanze il 16 luglio 2025 e sarà votato in Aula il 23 luglio 2025. 

Se il DDL sarà, le banche non potranno più rifiutare l’apertura o la chiusura unilaterale di un conto con saldo positivo, a meno che non vi siano fondati sospetti di riciclaggio o terrorismo. Vediamo in dettaglio cosa prevede la norma, quali obiezioni solleva e che cosa cambierà per correntisti e intermediari.

Conto corrente per tutti: che cosa contiene il DDL “obbligo di contrarre”

Il testo introduce l’articolo 1857‑bis nel codice civile e modifica l’art. 33 del Codice del Consumo. In sintesi:

  • Diritto universale all’apertura: chiunque soggiorni legalmente in Italia può pretendere l’attivazione di un conto ordinario, non solo del “conto di base”.
  • Divieto di recesso con saldo attivo: la banca non potrà chiudere il rapporto se il cliente non è in rosso, se non per ragioni antiriciclaggio formalmente motivate.
  • Termini rapidi: l’istituto dovrà rispondere entro dieci giorni lavorativi; il silenzio equivarrà ad accoglimento della domanda.
  • Sanzioni: per mancato rispetto è previsto un indennizzo minimo di 2.000 euro più il risarcimento dell’eventuale danno ulteriore.
  • L’obiettivo dichiarato è l’inclusione finanziaria: eliminare gli ostacoli per protestati, ex cattivi pagatori o imprese che, pur sane, vedono chiudere i conti perché considerate “troppo piccole” o rischiose.

Il nodo del diritto europeo e della Payment Accounts Directive

L’Unione europea riconosce già, dal 2014, il diritto a un “conto di pagamento con caratteristiche di base”. La Payment Accounts Directive 2014/92/EU obbliga tutte le banche a offrirlo, ma permette di rifiutarlo se vi sono seri indizi di riciclaggio. 

Il DDL italiano estende il diritto a qualsiasi conto corrente e impone un divieto generalizzato di recesso: una misura che, secondo diversi costituzionalisti, potrebbe entrare in rotta di collisione con la libertà d’iniziativa economica (art. 41 Cost.) e con il principio di armonizzazione UE. Il rischio è che Bruxelles censuri la norma per “gold‑plating”, costringendo Roma a modificarla o a limitarne la portata.

Le critiche di ABI e Banca d’Italia

Nel corso dell’audizione del 27 febbraio 2025 l’ABI ha definito «ingiustificato» l’obbligo a contrarre, ricordando che i casi di chiusura immotivata sono episodici e già sanzionabili dall’Arbitro Bancario Finanziario. L’associazione teme tre effetti negativi:

  1. Funzione para‑pubblica imposta alle banche, in contrasto con l’art. 10 TUB che qualifica l’attività come impresa privata;
  2. Asimmetria competitiva rispetto agli istituti esteri, che non hanno obblighi analoghi;
  3. Indebolimento dei presidi antiriciclaggio, perché la banca potrebbe dover tenere rapporti con soggetti ad alto rischio. 

La Banca d’Italia, richiamata dall’ABI, aveva già espresso perplessità su una proposta simile nella scorsa legislatura: un “dovere di contrarre” generalizzato, avvertiva Palazzo Koch, rischia di minare la sostenibilità operativa e i sistemi di controllo interni, oltre a confliggere con la normativa AML europea.

Conto corrente per tutti: cosa cambia per cittadini e istituti di credito

Se il disegno di legge passerà senza emendamenti sostanziali, i beneficiari diretti saranno soprattutto:

  • Persone segnalate in CRIF o Centrale Rischi: potranno aprire un conto senza più veto basato sulla loro storia creditizia.
  • Piccole attività con cash‑flow stagionale: nessuna chiusura improvvisa se il saldo resta positivo, garantendo continuità operativa.
  • Categorie fragili (senza fissa dimora, over‑70, nuovi residenti): maggiore facilità di incasso di pensioni, sussidi, salari.

Per le banche, invece, aumenteranno i costi di compliance: dovranno gestire pratiche in più, rafforzare i controlli AML e accantonare per possibili indennizzi. Non è escluso che trasferiscano tali costi su altri servizi o che segmentino l’offerta, allargando il numero di conti “low service” gratuiti, ma con operatività limitata.

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