come scegliere piattaforma p2p lending

Il peer-to-peer lending (P2P lending) è passato in pochi anni da curiosità fintech a canale di finanziamento e investimento maturo. Oggi milioni di euro transitano ogni mese su marketplace che mettono in contatto diretto chi presta denaro e chi lo chiede, sostituendo la banca con una piattaforma digitale. Il risultato, per le imprese, è un accesso più rapido ai capitali: per gli investitori, rendimenti spesso a doppia cifra e un livello di diversificazione prima impensabile. La scelta della piattaforma, però, è tutto fuorché banale: occorre orientarsi fra normative europee, indicatori di rischio, tassi di default e, non da ultimo, qualità del servizio. Ecco perché in questo articolo tratteremo i principali indicatori da sapere per scegliere una piattaforma di P2P lending.

Il P2P lending nel 2025: definizione e trend di mercato

A livello operativo la piattaforma P2P smembra ogni prestito in centinaia o migliaia di note che gli investitori possono acquistare anche con importi minimi di 10 o 20 euro. L’interfaccia raccoglie i dati di identità e bilancio del richiedente, processa i pagamenti e gestisce l’incasso delle rate. In cambio, trattiene una commissione.

Gli Stati membri dell’Unione Europea applicano il Regolamento ECSPR, che ha introdotto un passaporto unico: se la licenza è valida in un Paese, la piattaforma può operare in tutta l’UE. In Italia la vigilanza resta di Consob e Banca d’Italia, che verificano solidità, trasparenza dei dati e segregazione dei fondi dei clienti. La conseguenza pratica è che chi investe ha più tutele di qualche anno fa, ma deve comunque controllare che il fornitore compaia nei registri ufficiali: è il primo filtro contro le frodi.

Nel frattempo, il mercato non si è fermato. I grandi player europei continuano a macinare cifre record: Mintos ha superato gli 11 miliardi di prestiti finanziati, Bondora punta su soluzioni semplificate come Go & Grow mentre PeerBerry consolida la presenza in nuovi Paesi. Un’altra piattaforma lettone, Debitum Investments, sta macinando numeri da record (ci torneremo tra poco in maniera più approfondita). In Gran Bretagna, al contrario, l’inasprimento dei requisiti FCA ha spinto alcune piattaforme minori a fondersi o chiudere.

Il trend comune è la selezione: restano in piedi i marketplace con governance solida, reportistica puntuale e bilanci verificati. Di contro, i player con governance debole stanno uscendo dal mercato o cercando fusioni.

Come si sceglie una piattaforma di P2P lending: i criteri davvero utili

La prima domanda da porsi è “la piattaforma è autorizzata?”. Solo dopo si passa ai dettagli. Una volta superata questa soglia, gli elementi da valutare sono essenzialmente quattro:

  1. Tipologia dell’offerta: ci sono portali generalisti, altri specializzati in real-estate, credito al consumo, green project o prestiti garantiti da asset reali. Conviene verificare se la piattaforma offre lo strumento di cui si ha effettivamente bisogno.
  2. Trasparenza dei numeri: ogni sito dovrebbe pubblicare, in tempo quasi reale, volume finanziato, tasso di default, statistiche di recupero crediti e rendimenti medi netti di commissioni e perdite.
  3. Qualità dell’esperienza utente: dall’onboarding KYC in pochi minuti alla disponibilità di un’app mobile, dalla chiarezza delle note informative alla presenza di un help-desk competente in italiano: sono dettagli che fanno la differenza quando qualcosa non va.
  4. Impegno ESG: un numero crescente di investitori cerca progetti a basso impatto ambientale o piattaforme che compensino la propria impronta di CO₂. Non è un dettaglio di marketing: certificazioni e bilanci di sostenibilità sono ormai parte integrante della due diligence.

Come valutare una piattaforma P2P lending: i KPI che contano davvero

Non basta leggere le promesse di rendimento. Per valutare la salute di un marketplace conviene monitorare alcuni indicatori chiave:

  • Loan-to-Deposit Ratio: misura la liquidità. Un valore troppo alto può indicare cassa tesa, uno troppo basso denaro inutilizzato.
  • Tasso di default: fino al 5% è considerato fisiologico. Oltre il 10 % serve capire la strategia di recupero.
  • Rendimento netto storico: calcolato dopo commissioni e perdite effettive, mostra quanto ha guadagnato in media l’investitore.
  • Investor retention: la percentuale di iscritti che continua a investire anno dopo anno. Un livello elevato segnala fiducia nel sistema.

Se questi dati non sono pubblici o aggiornati, è meglio girare al largo.

Debitum Investments: exploit ad aprile

Come valutare una piattaforma di P2P lending? Anche dai suoi numeri. Prendiamo come esempio la piattaforma di investimento Debitum Investments. Nel mese di aprile 2025 Debitum ha registrato risultati sopra la media:

  • 3,2 milioni di euro investiti;
  • 259 mila euro di interessi maturati;
  • Una base di 22.646 utenti;
  • Il capitale totale gestito è salito a 127,6 milioni, di cui 33,6 milioni attualmente in portafoglio.

Per spingere ulteriormente la crescita, la piattaforma ha lanciato tre promozioni valide fino al 31 maggio:

  • 1,5% di cashback per i nuovi iscritti nei primi quattordici giorni (con tetto a 200 euro);
  • 1% di cashback automatico per chi arriva da link affiliato nei primi trenta giorni;
  • Un ulteriore 1% per gli utenti dormienti al momento dei loro primi tre investimenti manuali.

Il caso più interessante, però, riguarda il Latvian Forest Development Fund. Sbarcato su Debitum a metà febbraio, in tre mesi ha raccolto oltre 8 milioni di euro e ha già rimborsato il suo primo titolo da 100.000 euro, emesso al 9% annuo con scadenza di 90 giorni.

Un segnale concreto di affidabilità che rende le notes LFDF (durate da tre a dodici mesi, rendimenti fino al 14,5% e garanzie su terreni forestali) particolarmente appetibili per chi cerca un mix di collateral reale e orizzonte breve.

Sostenibilità e User Experience: due fattori chiave

Quota di emissioni compensate, selezione di iniziative green, report ESG certificati: la sostenibilità è diventata un argomento sensibile quanto i rendimenti. Piattaforme come Opstart hanno già attivato programmi di compensazione CO₂. Altre si concentrano su progetti di riforestazione o energie rinnovabili (vedi la stessa Debitum con i progetti LFDF). Per l’utente finale, oltre all’etica, questo significa trasparenza aggiuntiva e, in prospettiva, accesso agevolato a capitali istituzionali che seguono criteri SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation).

Sul fronte dell’esperienza utente, i marketplace più avanzati hanno ridotto l’iscrizione a un processo di pochi minuti: scansione del documento, selfie biometrico e firma elettronica. Poi dashboard chiara con ROI netto, tassi di default aggiornati, calendario dei flussi di cassa e moduli fiscali esportabili.

Quando un sistema del genere manca, l’investitore tende a fraintendere i dati o, peggio, abbandona la piattaforma.

Considerazioni finali

Investire in P2P lending nel 2025 non è più questione di trovare il tasso più alto, ma di selezionare operatori solidi, trasparenti e rispettosi delle regole. I passi chiave da seguire sono pochi, ma essenziali: verificare la licenza, confrontare gli indicatori di rischio e rendimento, diversificare su più prestiti e originator, analizzare la componente ESG e (se si approfitta di una promozione come quelle di Debitum) ricordare che il bonus non sostituisce la due diligence.

Seguendo questa traccia si può sfruttare appieno il potenziale di un settore che, pur essendo ormai adulto, continua a offrire rendimenti interessanti e un accesso al credito più snello per imprese e privati.

Seguici su Telegram! Iscriviti qui

Questo articolo è stato redatto a solo scopo informativo e non si può considerare in alcun modo un’indicazione operativa. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità sull’utilizzo delle informazioni riportate.