
Quale sarà domani la reazione delle borse mondiali e dei mercati finanziati all’attacco degli Stati Uniti all’Iran? E’ questa la domanda che, nonostante la domenica, agita gli investitori di tutto il mondo. Il fatto che Trump abbia deciso di attaccare i siti nucleari iraniani a mercati chiusi, consente di avere quel minimo di tempo necessario per impostare una reazione ragionata ad uno scenario che lunedì 23 giugno sarà come minimo improntato alla volatilità se non al sell-off. Se per effetto dell’attacco Usa all’Iran ci sarà un crollo dei mercati azionari sarà determinato da quella che è la grande variabile che a questo punto entra in gioco: la chiusura dello stretto di Hormuz. E’ da questa decisione, tutta in mano alle autorità iraniane, che dipenderà la reazione del prezzo del petrolio e quindi sugli ETF ad esso esposti e, a cascata, degli indici di borsa.
A prescindere dal colore della reazione, c’è è importante in questa fase è essere pronti a cavalcare immediatamente il movimento di borse e mercati. Il broker XTB ha di recente lanciato la nuova funzionalità “Reagisci con XTB” grazie alla quale è possibile aprire un conto in pochi minuti e investire in azioni e ETF con con 0% di commissioni.
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Indice
Dall’Asia la prima reazione delle borse all’attacco Usa all’Iran
I primi indizi su quella che potrebbe essere la reazione della borsa di Milano all’attacco Usa ai siti nucleari iraniani arriveranno dalla sessione di mercato dell’Asia. Borsa di Hong Kong e soprattutto borsa di Tokyo (indice Nikkei) saranno quindi le osservate speciali ben prima dell’opening bell di Piazza Affari. La Cina ha già criticato in modo durissimo l’azione unilaterale degli Stati Uniti contro l’Iran affermando che essa è fuori dal diritto internazionale. Sulla stessa scia anche la Russia. Tuttavia nè la Cina, nè tantomeno la Russia che è alle prese con la guerra con l’Ucraina, per adesso hanno dato l’impressione di andare oltre le proteste formali. Teheran era e resta sostanzialmente isolata nel panorama internazionale. Questo però non significa che l’Iran sia destinato a subire passivamente perchè destino vuole che abbia dalla sua parte un’arma potentissima: la chiusura della stretto di Hormuz da cui transita una buona parte del commercio globale di petrolio.
Ricapitolando: se le borse asiatiche e soprattutto la borsa di Tokyo domani dovessero registrare un ampio ribasso, allora per la borsa di Milano il rischio di crollo in apertura diventerebbe molto alto. Lo stesso per gli altri mercati azionari europei.
Prezzo petrolio e ETF petroliferi pronti ad esplodere dopo l’attacco di Trump?
Il petrolio è il grande osservato speciale nel day after dell’attacco Usa. Quasi scontato un movimento al rialzo che trascinerebbe con sè le azioni petrolifere e gli ETF esposti al greggio. Il vero nodo è l’ampiezza di questo movimento. Con la chiusura dello stretto di Hormuz da parte dell’Iran, le quotazioni petrolifere schizzerebbero trascinando con loro tutti gli asset legati al greggio. E infatti, nonostante il giorno festivo, è proprio su questo punto che gli investitori si interrogano. L’Iran chiuderà o no lo stretto di Hormuz?
Un segnale negativo è arrivato nel pomeriggio con il Parlamento della Repubblica Islamica che ha approvato a larghissima maggioranza la chiusura dello stretto di Hormuz. La notizia è stata riportata dall’emittente panaraba Al Arabiya. Il punto è che non è il parlamento dell’Iran a poter decidere su questa questione. Il suo voto è quindi una sorta di atto di indirizzo ma la decisione finale se chiudere o meno è solo delle autorità di sicurezza a loro volta sotto le direttive dell’ayatollah Ali Khamenei. Da lui, e dai più stretti collaboratori dipenderà tutto.
Ricapitolando: dall’attacco Usa all’Iran è scontato l’impatto positivo su petrolio, azioni e ETF petroliferi ma il vero rally ci sarà solo con la chiusura dello stretto di Hormuz.
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Azioni e ETF più esposti all’attacco Usa all’Iran
L’attacco Usa all’Iran significa solo una cosa: rafforzamento dei venti di guerra. Israele ha tre fronti oramai attivi con intensità più o meno ampia: Gaza, Libano contro Hezbollah e Iran. Se il secondo è come congelato, il primo e il terzo sono attivissimi. Gerusalemme in questi mesi sta ricevendo armi da molti paesi occidentali ma anche l’Iran riceve missili e armamenti soprattutto della Cina. Un maggiore coinvolgimento degli Stati Uniti nelle guerre di Israele determinerebbe forti movimenti sulle azioni della difesa e quindi sugli ETF difesa. Al pari con il rialzo del prezzo del petrolio, anche le azioni e gli ETF petroliferi subirebbero un forte rialzo. E infine c’è il grande bene rifugio che sembra entra in ballo in situazioni di tensione geopolitica (in questo caso aggravata dalla tensione energetica): l’oro. Con l’attacco Usa all’Iran su anche il prezzo dell’oro e quindi anche gli ETF oro.
Ricapitolando: azioni e ETF esposti su difesa, petrolio e oro possono trarre vantaggio dall’attacco Usa ai siti nucleari iraniani.
E se non succedesse nulla di rilevante sui mercati?
Gli investitori si stanno preparando a scontare una reazione delle borse e dei mercati finanziari (petrolio in primis) all’attacco Usa all’Iran. Non andrebbero però trascurati dei segnali, ad ora minoritari, sulla possibilità che la reazione possa alla fine essere circoscritta e contenuta. Due gli indici alla tesi di chi pensa che non accadrà niente di significativo dopo l’attacco americano ai siti nucleari iraniani.
Primo: il fatto che, nonostante la grancassa mediatica suonata per la devastante azione americana sui siti nucleari dell’Iran, a conti fatti, non risultano per adesso notizie su uscite radioattive dagli impianti colpiti dai super-bombardieri americani e ciò alimenta il sospetto che l’uranio fosse stato già trasferito.
Secondo: le parole di Vance sull’eventuale decisione dell’Iran di chiudere lo stretto di Hormuz con il vice di Trump che ha dato l’impressione che tale ipotesi sia inverosimile poichè sarebbe un suicidio per Teheran.
Unendo i due indizi, ecco emergere un quadro del tutto alternativo all’attacco degli Stati Uniti all’Iran: l’ipotesi che possa essere tutto concordato tra le parti (ossia Usa e Teheran). Trump si sarebbe tolto dall’imbarazzo avvertendo in anticipo l’Iran sull’imminente azione e dando così il tempo per spostare tutto. Obiettivo della Casa Bianca? Zittire Israele e anche i settori dell’amministrazione Usa che premevano per l’attacco.
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