Nelle ultime ore il rendimento del BTP a 10 anni è salito al 4,2%, livello massimo dal lontano 2013. L’incremento del rendimento del titolo decennale non è stato una notizia inattesa. Chi ha un minimo di dimestichezza con i mercati finanziari, aveva previsto senza difficoltà questa ulteriore impennata dei rendimenti BTP causata, fondamentalmente, da tre fattori: il rischio recessione in Germania, le previsioni su un possibile nuovo rialzo dei tassi BCE (alimentate dalla consapevolezza che oggi il Fomc FED deciderà, come minimo, un aumento di 75 punti base dei tassi) e l’attesa per l’esito delle elezioni politiche del 25 settembre prossimo.

Il rialzo del rendimento del BTP a 10 anni ai massimi dal 2013, riporta in primo piano le preoccupazione su quello che potrebbe succedere in caso di default dell’Italia. Quali sarebbero le conseguenze sui BTP? Questa è una domanda che tutti gli investitori che in questi ultimi mesi stanno incrementando la loro posizione sui BTP italiani dovrebbero iniziare seriamente a porsi.

L’appeal dei BTP è altissimo e lo dimostra proprio la corsa dei rendimenti. Inevitabile che, in un contesto caratterizzato da fortissima incertezza, la carta tricolore rappresenti una sorta di ancòra di salvezza. Andrebbe però compreso se si tratta di un’ancora finanziariamente solida oppure se sia una semplice ancora psicologica. Un discernimento fondamentale da fare per evitare di esporti troppo e restare bruciati.

BTP a 10 anni rende il 4,2%…e tutti si tuffano a comprarlo

Non c’è nulla di male ma anzi è una reazione spontanea e logica: se il rendimento del BTP sale a livelli così alti, è inevitabile che ci sia la voglia di comprarlo anche perchè, in giro, non ci sono rendimenti in grado di contrastare la crescita verticale dell’inflazione.

Sui conti deposito qualcosa di interessante inizia a vedersi (qui quelli con i rendimenti più alti nel mese di settembre) ma la carta emessa dallo Stato è comunque più affascinante. Interi trattati di finanza comportamentale hanno analizzato le ragioni per cui, non solo gli italiani, tendono comunque a vedere nei titoli di stato un porto sicuro nei momenti di turbolenza. Non è il caso di scendere in questo discorso: è così ed è provato che sia così. Meglio prenderne atto e andare oltre.

Perchè il rendimento del BTP decennale è ai massimi dal 2013

Una notizia rassicurante può essere letta tra le pieghe di un’analisi completa sui motivi della crescita del rendimento del BTP a 10 anni. Contrariamente a ciò che ipotizzano i soliti profeti del pessimismo, non è solo in Italia che c’è tensione mentre altrove va tutto bene.

A differenza di quello che avvenne all’epoca della crisi del debito sovrano, in Italia oggi c’è tensione sui titoli di stato perchè in tutta Europa c’è tensione. Il quadro è soltanto di poco aggravato dal clima di attesa per l’esito delle elezioni politiche ma se non ci fossero le votazioni il rendimento del BTP a 10 sarebbe sempre su livelli molto alti.

L’Italia se la passa male ma anche l’Europa (a partire dalla Germania) è al bivio. Questo non lo diciamo noi di RisparmiOggi ma lo dicono i numeri. Tutti i rendimenti dei titoli di stato europei sono in rialzo. Il bund tedesco rende l’1,93%, il titolo decennale francese il 2,48%, il bonos spagnolo il 3,08%. Non c’è quindi un caso italiano ma c’è una tensione apparentemente ispirata dal rialzo dei tassi da parte della BCE, ma concretamente frutto della paura che il cuore economico dell’Eurozona, ossia la Germania, possa andare in crisi. Se Berlino viene travolta dalla crisi, tutta l’Europa ne pagherà le conseguenze (a partire dalle imprese italiane del nord che con la Germania hanno storici rapporti).

Questo il motivo principale per cui il rendimento del BTP a 10 anni sale ai massimi dal 2013 ma lo spread BTP/BUND resta stabile (e non potrebbe essere altrimenti visto che anche il rendimento del bund a 10 anni sale).

Forse questa prospettiva dovrebbe indurre a preoccuparsi di meno? In realtà la situazione è addirittura peggiore.

Rendimento BTP a 10 anni ai massimi dal 2013: c’è da preoccuparsi?

Oggi il rendimento del BTP a 10 anni è al 4,2%. Considerando che il 25 ci sono le elezioni, non è affatto detto che la crescita non possa proseguire (la speculazione sa perfettamente a quali variabili apparenti agganciarsi, nascondendo quelli che sono i reali fattori di paura).

Attenzione perchè se il rendimento dovesse salire troppo, lo spettro di un default dell’Italia tornerebbe a minacciare la tenuta psicologica di chi investe. In tempi non sospetti abbiamo pubblicato su RisparmiOggi un post su come salvare i risparmi in caso di default. L’articolo resta attualissimo e forse vale la pena leggerlo soprattutto nella parte in cui si afferma che investire i risparmi in titoli di stato quando c’è un rischio di default non è una buona idea.

Cosa succederebbe quindi ai BTP in caso di default dell’Italia? Semplicissimo: una loro ristrutturazione. Questo sarebbe un esito inevitabile. La questione aperta sarebbe l’ampiezza della ristrutturazione che è intimamente legata alla portata del default. Con la ristrutturazione lo Stato (ossia il soggetto pieno zeppo di deboli pubblico e con un produttività bassissima al quale in tanti hanno prestato denaro anche a causa del forte appeal rendimenti) taglierebbe il suo debito.

Ecco un esempio per rendere tutto più chiaro: in caso di default dell’Italia ai BTP succederebbe qualcosa di simile a questo: ha comprato 1000 di BTP? Io stato di restituisco 800 (e ti va anche bene).

Inutile dire che, in caso di default, tutti i beni di valore in Italia (quindi gli immobili, le azioni e gli stessi titoli di stato fino a mesi prima porto sicuro della sicurezza) si deprezzerebbero.

Si può obiettare affermando che le possibilità di un default dell’Italia sono bassissime. Questo è stravero ma è pure vero che può succedere e che il risparmiatore non ha alcun potere di impedirlo.