Crollo dettato dall’emotività o da rischi reali? E di conseguenza immediato recupero in borsa o prezzi ancora sottopressione? Sono queste le domande che si pongono gli investitori esposti alle azioni Monte dei Paschi. La sessione di ieri è stata un dramma per la banca toscana. La notizia delle indagini avviate della Procura di Milano su Caltagirone, Milleri e Lovaglio per aggiotaggio e ostacolo alla Consob e alla BCE nell’ambito dell’OPAS su Mediobanca, ha causato uno brusco scivolone del titolo senese. Le azioni MPS hanno tagliato il traguardo con un calo del 4,56%. Per l’ultima di ottava la ripartenza sarà da 8,33 euro. In ribasso anche Piazzetta Cuccia che però ha limitato il danno all’1,9%.
Come logico che dovesse essere è quindi sulle azioni MPS che si sono concentrate le vendite a seguito delle indiscrezioni di stampa. Cosa succederà adesso alla banca? E’ possibile che la scalata e quindi la fusione MPS – Mediobanca sia a rischio? E più praticamente, cosa attendersi ora dalle azioni MPS in borsa? Quando ci sono tanti punti interrogativi in ballo, è già un segnale di possibile volatilità sul titolo. I trader più speculativi sono a loro agio…
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Cosa succederà alla fusione Monte dei Paschi – Mediobanca?
C’è qualcuno che, a seguito del terremoto innescato alle indiscrezioni sulle indagini del PM milanesi, è arrivato addirittura a mettere a rischio la possibile fusione MPS – Mediobanca. In effetti l’indagine riguarda proprio la scalata della banca toscana su Piazzetta Cuccia.
L’ipotesi accusatoria messa su dalla Procura è questa: Luigi Lovaglio in qualità di amministratore delegato di Monte Paschi, il finanziere Francesco Gaetano Caltagirone e il presidente di Luxottica e azionista di Delfin Francesco Milleri, avrebbero tra di loro concordato l’offerta pubblica di scambio da 13,5 miliardi di euro attraverso la quale Monte Paschi ha assunto il controllo di Mediobanca mediante una complessa operazione annunciata a gennaio 2025 e terminata a ottobre. I tre manager avrebbero agito di concerto forti degli interessi da loro rappresentati: Lovaglio alla guida della banca toscana (di cui, all’epoca del lancio dell’OPS poi diventata OPAS, il primo azionista era il Tesoro quindi lo Stato), Caltagirone e la Delfin (Milleri) grandi azionisti di Generali nel cui capitale spicca il 13,2% di Mediobanca.
Un complesso rapporto di quote controllate, legittimo, che si sarebbe tradotto in una sorta di accordo dietro le quinte per coordinare tutta l’operazione. L’ipotesi di reato è quindi aggiotaggio e ostacolo alla Vigilanza della Consob e della BCE.
L’inchiesta è nata da una querela presentata a inizio anno da Mediobanca avente ad oggetto alcuni articoli di stampa ritenuti diffamatori. Da lì si sarebbe poi spostata sull’operazione evidenziando un’azione di comune accordo tra i tre indagati.
Per adesso non c’è alcun rischio per la fusione MPS – Mediobanca. L’inchiesta potrebbe portare a niente ma, al suo interno, ha anche effetti potenziali non di poco conto. In pratica se l’accusa dovesse essere confermata, tutta l’OPAS risulterebbe “pilotata” con i manager che avrebbero nascosto alla Consob e alla BCE sia gli acquisti delle azioni MS già cedute a fine 2024 dal MEF che quelli di azioni Mediobanca violando l’obbligo di OPA che è previsto scatti al raggiungimento della soglia del 25%.
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Cosa attendersi dalle azioni Monte dei Paschi dopo il crollo di ieri?
Le azioni MPS ieri sono andate a picco dopo la pubblicazione delle indiscrezioni da parte del Corriere della Sera. Guardando al grafico balza subito all’occhio il passaggio repentino dei prezzi da 8,74 a 8,27 euro. Lo scoop ha causato il solito effetto shock, tuttavia la banca toscana non ha chiuso sui minimi di seduta. Questo è un elemento che potrebbe pesare nella seduta di oggi. E’ normale che quando arriva una simile notizia, inattesa, la prima reazione sia del tutto emotiva. Il punto diventa cosa attendersi dopo.
Il crollo ha riportato Monte dei Paschi ai livelli di inizio settimana e questo spiega perchè, nonostante il rosso del 4,56% non sia cosa da poco, alla fine il bilancio settimanale è praticamente piatto. Non solo ma su base mensile le azioni MPS restano avanti del 12% e da inizio anno il verde è del 24%. Quindi, almeno per adesso, non ci sono state complicazioni visibili.
Detto questo è palese che l’andamento del titolo dipenderà dalla piega che prenderà l’inchiesta di Milano. Già ieri da Siena è arrivato un comunicato con il quale viene confermata la ricezione da parte della Procura di un decreto di perquisizione e la notifica di un avviso di garanzia a Luigi Lovaglio per ipotesi di reato che fanno riferimento all’ostacolo alle funzioni di vigilanza e alla manipolazione di mercato. Al contempo si afferma che da parte della banca c’è la piena disponibilità a fornire tutti gli elementi a chiarimento della correttezza del proprio operato.
I tempi dell’indagine non saranno brevi ed è altamente probabile che prima di arrivare a un verdetto, i rumors non mancheranno. Detto questo, nel breve termine, il fatto che le azioni MPS ieri non abbiano chiuso sui minimi è un buon segnale. Se il titolo dovesse bucare al ribasso proprio gli 8,11 di minimo intraday di ieri, la curva potrebbe seriamente indebolirsi con i prezzi che potrebbero scendere anche fino a 7,75 euro dove c’è la media mobile a 50 giorni. Viceversa se il rialzo si dovesse consolidare, allora nel mirino potrebbe esserci il superamento del supporto a 8,4 euro.
Fino ad ora nessun analista ha rivisto il posizionamento sulle azioni MPS il cui rating medio resta addirittura buy (5 indicazioni di acquisto su un totale di 9 coperture). 9,75 euro invece il target price medio con upside potenziale del 17%.
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