Azioni Telecom Italia in leggera progressione nella prima seduta della settimana. Il rialzo dello 0,2% è insufficiente per portare l’ex monopolista tra i migliori della giornata ma basta per consentigli di consolidare il rialzo accumulato da inizio 2025 ad oltre il 102%. Quando mancano pochi giorni alla fine dell’anno, TIM si conferma la miglior quotata di tutto il paniere di riferimento. Un dato su tutti per inquadrare l’entità del profitto che si sono messi in tasca quegli investitori che hanno comprato azioni TIM a inizio gennaio: allora bastavano 0,25 euro per un titolo Telecom Italia, ora occorre il doppio.
L’aspetto singolare di questa lunga cavalcata è che essa potrebbe non essere ancora finita. Spesso, quando un titolo cresce tanto, le occasioni di visibilità tendono a calare. Ebbene potrebbe non essere questo il caso di Telecom Italia visto che nuovi potenziali catalizzatori si sono stanno profilando all’orizzonte. La società, infatti, ha avviato un nuovo passaggio nel processo di semplificazione della propria struttura del capitale. Il consiglio di amministrazione ha infatti deliberato di sottoporre all’assemblea degli azionisti una proposta di conversione delle azioni di risparmio in azioni ordinarie, articolata in una fase facoltativa seguita, eventualmente, da una conversione obbligatoria. L’operazione si inserisce in un quadro più ampio di razionalizzazione societaria e di allineamento degli interessi tra le diverse categorie di azionisti, in un momento in cui il gruppo è impegnato nel riposizionamento strategico post-dismissione della rete.
Indice
Cosa succede adesso: iter della conversione delle azioni TIM
La decisione del CdA non produce effetti immediati. La proposta dovrà essere esaminata e approvata dall’assemblea straordinaria degli azionisti, con il coinvolgimento sia dei possessori di azioni ordinarie sia di quelli di risparmio, secondo le maggioranze previste dalla normativa e dallo statuto. In parallelo, saranno definiti il calendario operativo e le modalità tecniche della conversione.
Il cuore dell’operazione è la possibilità concessa ai titolari di azioni di risparmio di convertirle volontariamente in azioni ordinarie. Il rapporto di conversione proposto è di una azione ordinaria per ogni azione di risparmio detenuta, accompagnato da un conguaglio in denaro pari a 0,12 euro per azione. Non è necessario essere degli esperti per comprendere che la fase facoltativa è pensata per incentivare l’adesione spontanea e ridurre il numero di titoli di risparmio ancora in circolazione.
Una volta concluso il periodo di conversione facoltativa, le eventuali azioni di risparmio residue verrebbero automaticamente convertite in azioni ordinarie. In questo caso, il rapporto resterebbe uno a uno, ma con un conguaglio cash ridotto a 0,04 euro per azione.
La differenza economica tra le due fasi introduce un chiaro incentivo temporale a favore dell’adesione anticipata.
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Il valore economico della conversione
Sulla base dei prezzi di mercato delle due categorie di azioni rilevati nella seduta del 19 dicembre 2025, la proposta incorpora una differenziazione significativa tra le due opzioni. La conversione facoltativa esprime un premio implicito dell’8,3% rispetto ai valori di borsa, mentre la conversione obbligatoria incorpora uno sconto implicito del 5,6%.
Questo meccanismo è coerente con la prassi di mercato: TIM riconosce un vantaggio economico a chi accetta volontariamente la conversione, compensando la rinuncia ai privilegi tipici delle azioni di risparmio (in particolare il diritto a un dividendo maggiorato, se e quando distribuito) e accelerando il processo di unificazione del capitale.
Cosa cambia se la proposta viene approvata
In caso di approvazione assembleare e di piena esecuzione dell’operazione, le azioni di risparmio scomparirebbero dal capitale di TIM, lasciando in circolazione una sola categoria di azioni ordinarie. Il risultato sarebbe una struttura azionaria più semplice, più leggibile e potenzialmente più attrattiva per investitori istituzionali, fondi indicizzati e operatori internazionali.
Dal punto di vista della governance, l’eliminazione delle azioni di risparmio comporterebbe una maggiore omogeneità dei diritti patrimoniali e amministrativi, riducendo le asimmetrie storiche tra le diverse classi di azioni. Si tratta di un aspetto particolarmente rilevante in una fase in cui TIM è chiamata a ricostruire credibilità e stabilità dopo anni di complessità societaria e finanziaria.
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Impatti per i possessori di azioni TIM di risparmio
Per gli investitori in azioni di risparmio, la valutazione è principalmente economica. L’adesione alla conversione facoltativa consente di ottenere un premio cash più elevato e di trasformare il proprio investimento in uno strumento più liquido e maggiormente rappresentato negli indici. Di contro, si rinuncia alla priorità sui dividendi, che tuttavia negli ultimi anni ha avuto un valore più teorico che effettivo, data l’assenza di distribuzioni significative.
Chi decidesse di non aderire alla fase facoltativa si esporrebbe al rischio, ormai esplicito, di una conversione obbligatoria a condizioni meno favorevoli. In questo senso, la proposta del CdA riduce sensibilmente l’opzionalità residua delle azioni di risparmio.
Implicazioni per gli azionisti ordinari di TIM e per il capitale
Per i detentori di azioni ordinarie, l’operazione comporta una diluizione tecnica legata all’emissione di nuove azioni a servizio della conversione. Tuttavia, tale effetto è compensato dalla riduzione della complessità del capitale e da una maggiore coerenza tra equity story e struttura societaria.
In parallelo, il CdA ha proposto anche una riduzione volontaria del capitale sociale a 6 miliardi di euro. Questa mossa va letta come un intervento di riallineamento contabile, funzionale a una rappresentazione più efficiente del patrimonio e potenzialmente propedeutica a future operazioni straordinarie o politiche di remunerazione degli azionisti.
Possibili conseguenze di breve sulle azioni Telecom Italia
Non c’è dubbio che proposta di conversione delle azioni di risparmio di TIM rappresenti un passaggio chiave nel percorso di normalizzazione del colosso delle Tlc. Per gli investitori, l’operazione offre un quadro più trasparente, con incentivi chiari e un esito binario: aderire ora a condizioni migliorative o accettare una conversione successiva meno generosa. Non c’è quindi da stupirsi se la reazione di pancia del mercato sia stato positiva e questo nonostante il titolo abbia già messo a segno una crescita a tripla cifra nel 2025.
Dal punto di vista tecnico, le azioni TIM avendo raggiunto un massimo intraday a quota 0,5204 euro sembrano confermare la loro impostazione al rialzo con rafforzamento dello stesso trend primario e conseguente possibilità di allungare anche fino a 0,55 euro, un’area da cui transitano i massimi dell’ultimo quinquennio. In questa dinamica, il supporto più importante resta a quota 0,48 euro: finchè esso resta in piedi, è altamente improbabile l’avvio di una correzione. Questo per quello che riguarda il breve termine.
Nel medio, invece, la semplificazione del capitale potrebbe tradursi in una migliore percezione del profilo equity del gruppo, elemento cruciale per sostenere la valorizzazione del titolo in una fase di profondo riassetto industriale e finanziario.
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