ETF con cedole mensili
JEPI, SPHD e SDIV sono tre ETF a dividendo mensile (www.risparmioggi.it)

La stragrande maggioranza degli investitori a caccia di flussi di reddito continuo si affida soprattutto alle azioni a alto dividendo oppure ai REIT, accettando la cadenza trimestrale delle cedole come una regola intoccabile. Trimestrale nella migliore delle ipotesi perchè se poi l’area di investimento è limitata all’azionariato italiano, le uniche due società del Ftse Mib che staccano un dividendo trimestrale e quindi quattro cedole all’anno sono Eni e STM. Per il resto è tutto un lungo elenco di acconti/saldi o addirittura di cedole unitarie.

Non serve essere dei grandi investitori per comprendere che un sistema simile di certo non aiuta l’obiettivo reddito e questo perchè il ritmo della vita reale, tra bollette, tasse varie e spesa quotidiana, segue un flusso mensile. Non vanno quindi bene i dividendi trimestrali che pure riempiono Wall Street, figuriamoci il sistema acconto/saldo dei dividendi italiani.

E allora cosa si dovrebbe fare? Ovviamente una soluzione c’è: gli ETF a distribuzione mensile. Si tratta di strumenti che proprio le esigenze quotidiane (o sarebbe meglio dire…mensili) stanno rendendo sempre più popolari. Capacità di combinare la semplicità della gestione passiva con un flusso cedolare costante, prevedibile e spesso più generoso rispetto alle stesse cedole azionarie, gli ETF con dividendo mensile rispondono meglio ad un tasso di inflazione reale che, in Europa come in Usa, continua ad essere alto.

Tra gli ETF a alto rendimento con dividendo mensile ci sono tre nomi molto noti tra gli addetti ai lavori: JEPI, SPHD e SDIV. Sono strumenti diversi ma hanno tutti un ben preciso minimo comun denominatore: il rendimento più alto del tasso reale, la regolarità mensile delle cedole e una forte diversificazione.

ETF JP Morgan Equity Premium Income (JEPI): sintesi tra stabilità e reddito

Il JP Morgan Equity Premium Income ETF (ISIN IE000U5MJOZ6) si può considerare una sorta di archetipo dell’ETF a distribuzione mensile di nuova generazione. A differenza dei tradizionali fondi a rendimento, JEPI è attivamente gestito e punta a coniugare tre elementi spesso in tensione tra loro: rendimento elevato, esposizione azionaria di qualità e volatilità contenuta.

La costruzione del portafoglio parte da un processo bottom-up basato su un modello proprietario di selezione dei titoli statunitensi a bassa volatilità e con profilo value. In pratica, JEPI investe in large cap difensive ma senza strafare con le valutazioni eccessive che sono tipiche dei segmenti growth.

L’overlay di opzioni è alla base del suo funzionamento: JEPI vende call out-of-the-money sull’indice S&P 500 attraverso equity-linked notes (ELN), strumenti che replicano la performance delle opzioni e generano premi immediati, convertiti in flussi di reddito mensile. Grazie a questo meccanismo il fondo estrae valore dal premio di volatilità implicita del mercato riuscendo a non risentire troppo delle oscillazioni di prezzo.

Proprio grazie a questa caratteristica l’ETF JEPI presenta rendimento da dividendo dell’8,4%, con un expense ratio (TER) contenuto allo 0,35%.

Disponibile anche per gli investitori europei sempre con stacco mensile del dividendo (il prodotto diventa JP Morgan US Equity Premium Income Active UCITS ETF USD).

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ETF Invesco S&P 500 High Dividend Low Volatility (SPHD): equilibrio e costanza

L’ETF Invesco S&P 500 High Dividend Low Volatility (SPHD) è la classica soluzione intermedia per chi cerca reddito stabile e minore oscillazione di prezzo rispetto al mercato azionario generale. L’approccio di SPHD è sistematico ma conservativo: il fondo parte dai 75 titoli più generosi in termini di rendimento da dividendo all’interno dell’S&P 500, per poi selezionare i 50 con minore volatilità nei 12 mesi precedenti.

Il risultato è una composizione che privilegia settori difensivi come utilities, beni di consumo di base e real estate e riduce l’impatto dei comparti ciclici. Le regole di costruzione del portafoglio prevedono inoltre limiti settoriali (massimo 25%) e per singolo titolo (massimo 10%), assicurando una diversificazione disciplinata.

Con un dividend yield del 3,65% e un TER dello 0,30%, SPHD offre un rendimento più che triplo rispetto all’S&P 500, ma con una volatilità più bassa.

Punto debole dell’ETF SPHD è che in fasi di mercato dominate dai titoli tecnologici o dai grandi nomi growth, tende a sottoperformare i benchmark ponderati per capitalizzazione. Questo tallone d’Achille può essere trasformato in un valore aggiunto nei portafogli più difensivi.

Il forte appeal verso l’ETF SPHD è anche dovuto alla linearità delle distribuzioni mensili di dividendo: essendo basate su utili e dividendi effettivi, le cedole offrono un flusso stabile e prevedibile, perfettamente allineato con le esigenze di cash flow degli investitori a reddito fisso.

ETF corrispondente allo SPHD in Europa è Invesco S&P 500 High Dividend Low Volatility UCITS ETF (ISIN IE00BWTN6Y99).

ETF Global X SuperDividend (SDIV): massimizzare il flusso di cassa globale

L’ETF Global X SuperDividend è forse il più estremo quando si parla di ETF con dividendo mensile e ad alto rendimento. Il prodotto replica le 100 società a più alto rendimento da dividendo al mondo, pesandole in modo equo e distribuendo i proventi su base mensile.

Grazie a questo meccanismo il dividend yield si attesta al 10%, livello imbattile rispetto alla media di mercato. Ovviamente il di più si paga e quindi maggiore volatilità e rischio di erosione del capitale nel tempo sono fattori di non poco conto.

Il TER dello 0,58%, decisamente alto, è il riflesso della complessità operativa di una strategia così estesa. Premesso questo, però, gli investitori che usano gli ETF come strumento di flusso mensile per il proprio budget potrebbero vedere tatticamente interessante l’ETF SDIV.

Lo diciamo chiaramente: l’ETF Global X SuperDividend non è per tutti i portafogli, ma può fungere da acceleratore di reddito in una strategia ben bilanciata, purché l’investitore accetti oscillazioni più ampie sul capitale.

C’è la versione europea: Global X SuperDividend UCITS ETF Dist identificato dall’ISIN IE00077FRP95 (TER 0,45%).

Perché gli ETF a dividendo mensile superano i dividendi azionari

Il vantaggio strutturale degli ETF a distribuzione mensile non si limita alla frequenza delle distribuzioni che è imbattibile (soprattutto se il riferimento sono le azioni italiane). In realtà essi offrono altri due benefici tecnici chiave:

  • il compounding più rapido: i reinvestimenti mensili accelerano la crescita del capitale rispetto ai dividendi trimestrali
  • la diversificazione intrinseca: ogni ETF incorpora decine o centinaia di titoli, riducendo il rischio idiosincratico che un singolo dividendo venga tagliato o sospeso.

Oltre ovviamente al fatto che la cadenza mensile consenta un miglior allineamento con le esigenze di spesa reale, riducendo la necessità di liquidità inattiva.

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