Sono milioni gli italiani che negli anni hanno affidato i propri risparmi ai buoni fruttiferi postali, considerandoli un investimento sicuro e di facile comprensione. Tuttavia, una delle paure più grandi per i possessori di vecchi titoli è scoprire, al momento della riscossione, che il proprio diritto è prescritto e il capitale perso per sempre. Una recente e importante sentenza del Tribunale di Monza, datata 4 giugno 2025, ribalta questa prospettiva, stabilendo un principio chiave: la responsabilità di informare chiaramente il cliente sulla scadenza dei buoni è di Poste Italiane, e la sua mancanza costituisce un inadempimento contrattuale.
Buoni postali: prescrizione non comunicata, il caso di Monza
La vicenda ha inizio tra il 1999 e il 2001, quando due genitori decidono di investire nel futuro dei propri tre figli, intestando a ciascuno di loro due Buoni Fruttiferi Postali per un capitale totale di circa 15.000 euro. Convinti della durata ventennale dei titoli, nel 2024 si presentano all’ufficio postale per riscuoterli. La risposta di Poste Italiane è però una doccia fredda: i buoni sono prescritti.
Secondo Poste, infatti, i titoli appartenevano a serie speciali con durate molto più brevi (7 e 11 anni) e il termine decennale per la riscossione era ormai scaduto. La famiglia, però, non si è arresa.
Assistita da Confconsumatori, ha portato la questione in tribunale, sostenendo di non essere mai stata informata correttamente delle reali condizioni al momento della sottoscrizione, un’omissione che li ha indotti in errore.
Perché Poste è obbligata a informare: cosa dice la nuova sentenza sui buoni postali
Il Tribunale di Monza ha dato pienamente ragione alla famiglia, creando un precedente di grande rilevanza. Il punto focale della sentenza non è la prescrizione in sé, ma la grave mancanza di Poste Italiane nel rispettare i suoi doveri informativi. Per i buoni emessi nel 1999, Poste aveva omesso di apporre sul retro il tagliando con i dati essenziali della serie, della durata e della scadenza. Per quelli del 2001, non aveva consegnato il foglio informativo analitico, come invece prescritto dalla normativa.
Secondo il giudice, non è sufficiente che le condizioni siano pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale o affisse nei locali. L’obbligo di fornire informazioni chiare e dirette al cliente è parte integrante del contratto. L’assenza di una data di scadenza chiara sul titolo o nei documenti consegnati costituisce un inadempimento contrattuale, rendendo Poste Italiane responsabile del danno causato al risparmiatore. Di conseguenza, l’azienda è stata condannata a rimborsare l’intero capitale sottoscritto, maggiorato degli interessi.
Cosa significa per i risparmiatori: un precedente importante
Questa sentenza offre una nuova speranza a tutti coloro che si trovano in possesso di buoni postali che Poste Italiane considera prescritti. Il principio stabilito è piuttosto evidente: la trasparenza non è un’opzione, ma un obbligo. Se un risparmiatore non è stato messo nelle condizioni di conoscere la data di scadenza del proprio investimento, non può essere penalizzato. Per chi possiede vecchi BFP, il consiglio è quindi quello di esaminare attentamente i titoli. Manca il timbro con la serie? Non è indicata una data di scadenza? Non ricordate di aver ricevuto un foglio informativo dettagliato? Se la risposta è sì, la strada per ottenere il rimborso potrebbe non essere chiusa. Anziché accettare passivamente il rifiuto, vale la pena rivolgersi a un’associazione di consumatori o a un legale per far valutare la propria posizione.
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