donna di abito tradizionale giappone
La Bank of Japan punterà a vendere ETF per circa 330 miliardi di yen all'anno (www.risparmioggi.it)

La decisione della Bank of Japan (BoJ) di avviare la vendita di ETF è la notizia calda dell’ultima di ottava perchè, di fatto, rappresenta un punto di svolta nella politica monetaria giapponese. Per oltre un decennio, infatti, la banca centrale nipponica non ha fatto altro mche accumulare massicce posizioni in ETF con l’obiettivo di stabilizzare i mercati finanziari e contrastare la deflazione cronica del Sol Levante. L’annuncio sull’avvio di un piano di dismissioni delle dimensioni di circa 330 miliardi di yen all’anno era atteso ma è arrivato molto prima delle attese degli analisti segno che la BoJ, di solito molto ponderata nelle sue valutazioni, stia ritenendo le condizioni di mercato sufficientemente resilienti per assorbire la graduale riduzione di liquidità.

Dal punto di vista sistemico, la vendita di ETF da parte della BoJ riduce il rischio di distorsioni nel pricing azionario, un effetto collaterale spesso citato dagli osservatori come conseguenza delle politiche ultra-espansive. Tuttavia, la scelta implica anche un riequilibrio della funzione della banca centrale, che progressivamente si allontana dal ruolo di acquirente di ultima istanza sul mercato azionario.

Diciamo che quest’ultimo aspetto è più tecnico e interessa marginalmente gli investitori i quali sono invece più interessati alle implicazioni operative di questa operazione.

Proprio di esse contreremo l’attenzione in questo articolo.

Reazioni immediate e implicazioni di medio periodo

La risposta dei mercati alla decisione della Banca del Giappone di vendere ETF e REIT non si è fatta attendere: il Nikkei 225 ha interrotto la corsa ai massimi storici, mentre lo yen si è rafforzato e i rendimenti obbligazionari a breve termine sono aumentati. Un mix di movimenti che va a comporre un vero e proprio segnale: la BoJ ha di fatto accelerato la normalizzazione della politica monetaria del Giappone.

Sul medio periodo, invece, la riduzione degli acquisti di ETF potrebbe contribuire a migliorare l’efficienza allocativa dei mercati, riducendo la dipendenza da interventi esterni. D’altra parte, la transizione potrebbe accentuare la volatilità, specie in fasi di shock esterni, con il rischio di una maggiore sensibilità dell’equity giapponese a fattori globali.

🔐 USA SOLO BROKER REGOLAMENTATI PER COMPRARE ETF 

L’uscita dai REIT: altro segnale simbolico dalla BoJ

Come abbiamo già accennato in precedenza, accanto agli ETF, la BoJ ha comunicato la dismissione dei REIT (Real Estate Investment Trusts) al ritmo di 5 miliardi di yen l’anno. Sebbene si tratta di un ammontare trascurabile rispetto a quello degli ETF, anche questa misura ha una valenza simbolica. Il settore immobiliare, già sostenuto da condizioni di credito ultra-favorevoli, non necessita più del sostegno diretto della banca centrale. Inoltre, la cessione dei REIT riduce l’esposizione della BoJ verso asset particolarmente sensibili al ciclo immobiliare, migliorando la qualità complessiva del suo bilancio.

Prossimo passo sarà aumento dei tassi BoJ?

Avvio della vendita di ETF e uscita dai REIT potrebbero quindi essere preludio a un cambio dei tassi di riferimento, una sorta di preparazione del terreno. Qualcosina, in effetti, sembra intravedersi su questo fronte.

Vero è che la maggioranza del membri del comitato esecutivo della BoJ ha optato per mantenere i tassi sul livello attuale, tuttavia due membri del board, Hajime Takata e Naoki Tamura, si sono detti favorevoli a un rialzo immediato dei tassi dallo 0,5% allo 0,75%. E’ vero si tratta di una posizione minoritaria ma la stessa presenza di due voti contrari segnala l’emergere di una pressione interna a favore di una normalizzazione più rapida.

E così salgono le aspettative su un rialzo dei tassi BoJ già nel meeting di ottobre, anche se le opinioni degli analisti restano divise tra un intervento autunnale e un rinvio all’inizio del 2025. Del resto la stessa banca centrale giapponese ha affermato che il ritmo delle dismissioni di ETF e REIT potrà essere rivisto in base all’evoluzione dei dati macroeconomici e delle condizioni di mercato.

L’accenno di un cambio passo della BoJ assume un significato particolare se confrontato con le mosse della Federal Reserve, che ha appena ridotto i tassi di 25 punti base e aperto la porta ulteriori allentamenti anche nel corso dell’anno per contrastare l’indebolimento del mercato del lavoro statunitense. La divergenza di traiettoria tra le due banche centrali accresce la complessità dello scenario globale, con possibili implicazioni sui flussi valutari e sugli equilibri di portafoglio degli investitori internazionali.

Per il Giappone, un rafforzamento eccessivo dello yen potrebbe ridurre la competitività delle esportazioni, mentre un differenziale di tassi troppo marcato rispetto agli Stati Uniti rischierebbe di generare tensioni sul fronte dei capitali.

L’effettiva sostenibilità del nuovo percorso della BoJ

Il quadro macroeconomico del Giappone resta complesso. L’inflazione core ad agosto si è attestata al 2,7%, rallentando per il terzo mese consecutivo ma ancora sopra il target del 2%. Questo trend conferma che il Giappone ha probabilmente superato la fase di stagnazione dei prezzi, ma resta incerta la sostenibilità di questo trend in presenza di rischi esterni, come l’impatto delle tariffe statunitensi o un rallentamento globale.

In questo contesto, la banca centrale nipponica sarò chiamata a bilanciare due obiettivi: da un lato, consolidare il ritorno a una dinamica inflazionistica stabile e dall’altro, evitare di compromettere la fragile ripresa con un inasprimento eccessivamente rapido.

Per adesso di certo c’è solo la decisione di vendere ETF e REIT. La mossa rappresenta un momento chiave nel percorso di uscita dalle politiche ultra-espansive della BoJ ma soprattutto invia un messaggio chiaro a mercati e investitori: il Giappone intende ridurre gradualmente il proprio ruolo di sostegno diretto agli asset rischiosi, restituendo maggiore autonomia ai meccanismi di mercato. La normalizzazione giapponese è avviata ma resta un percorso fragile e molto condizionato dalla dinamica macro del paese.

Seguici su Telegram! Iscriviti qui

Questo articolo è stato redatto a solo scopo informativo e non si può considerare in alcun modo un’indicazione operativa. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità sull’utilizzo delle informazioni riportate.