Con 16 dividendi in stacco su tutta la borsa di Milano di cui ben 12 riferiti a quotate del Ftse Mib, tra cui le due in assoluto a maggiore market cap, Unicredit e Intesa Sanpaolo, è più che normale che Borsa Italiana oggi risentirà della remunerazione degli azionisti. Parliamo di impatto degli stacchi di dividendi del 24 novembre sull’andamento del Ftse Mib, tema che interessato soprattutto chi è esposto alle quotate alle prese con questo evento. Come oramai noto l’appuntamento clou del mese di novembre con la remunerazioni vedrà come protagonisti gli acconti sui dividendi 2026.
Fino a pochi anni fa erano davvero poche le quotate ad staccare a novembre una cedola a titolo di acconto: qualche industriali, qualche utility e, raramente, delle banche. Con gli stacchi del 24 novembre, invece, le banche compiuto una vera e propria irruzione. Non solo le due quotate a maggiore capitalizzazione di mercato ma tutta la prima linea del settore bancario italiano, quindi anche Banco BPM e BPER Banca, saranno alle prese con questo appuntamento. Ecco perchè il considerevole impatto degli stacchi di dividendi sul Ftse Mib non deve stupire.
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Quale sarà l’impatto degli stacchi di dividendi del 24 novembre sul Ftse Mib?
Senza perderci in tanti giri di parole proviamo a quantificare subito l’effetto degli stacchi di dividendi sul Ftse Mib.
Quando un titolo passa alla fase ex-dividendo, il suo prezzo di apertura viene rettificato sottraendo l’importo della cedola distribuita. Questo meccanismo, pur non avendo alcuna valenza di mercato in termini direzionali, poiché non riflette vendite reali quindi non c’è un investitore che realmente sta vendendo, provoca tuttavia un arretramento matematico dell’indice di riferimento.
Il calcolo dell’impatto degli stacchi è relativamente lineare: per ciascuna società si considera il dividendo unitario moltiplicato per il numero di azioni in circolazione, ottenendo così il controvalore complessivo distribuito. Successivamente, tale valore viene rapportato alla capitalizzazione delle società incluse nell’indice. Ciascun componente incide sul Ftse Mib proporzionalmente al proprio peso: quanto più elevata è la capitalizzazione di una società, e quindi il suo peso nell’indice, tanto più significativo sarà l’effetto del suo stacco cedola.
Quando a distribuire dividendi sono più titoli contemporaneamente, l’impatto si somma e può comportare una variazione anche superiore all’1%, pur in assenza di movimenti reali di mercato. Proprio questo sarà il caso della seduta di Borsa Italiana del 24 novembre, in cui una serie di big del listino milanese determina un arretramento tecnico superiore all’1,1%, pari a quasi 480 punti indice.
Tale arretramento sarà comunque puramente meccanico: in apertura il Ftse Mib registrerà la correzione dovuta agli stacchi, mentre nel corso della giornata gli scambi reali possono poi ridurre, ampliare o invertire la variazione iniziale.
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Le società del FTSE Mib che staccano la cedola
Come abbiamo già anticipato saranno ben dodici le blue chip che staccheranno la cedola il 24 novembre. Il gruppo è composto da nomi di primo piano appartenenti sia al settore finanziario sia a quello energetico e industriale, determinando proprio quell’alto impatto complessivo rilevante sull’indice che abbiamo calcolato nel precedente paragrafo.
Tra i titoli bancari spiccano Unicredit, che effettua uno degli stacchi più consistenti (1,4282 euro), Intesa Sanpaolo (0,186 euro, Banco BPM (0,46 euro), BPER Banca (0,1 euro) Banca Mediolanum (0,6 euro), tutte realtà che pesano sensibilmente sul paniere principale. Assieme rappresentano la parte preponderante dell’impatto sul Ftse Mib, data la loro elevata capitalizzazione relativa e la numerosità dei loro azionisti.
Sul fronte energetico e infrastrutturale si aggiungono Eni, protagonista di una nuova tranche del proprio dividendo progressivo (0,26 euro), Terna, che prosegue la distribuzione periodica della cedola (0,1192 euro), e Tenaris, che stacca un importo leggermente superiore al trimestre precedente (0,2511 euro). A completare il quadro figurano Poste Italiane (0,4 euro), Mediobanca (saldo di 0,59 euro) e Recordati (0,63 euro), oltre a Inwit, che oltre al dividendo ordinario riconosce anche una componente straordinaria (0,2147 euro).
Su Borsa Italiana oggi la sfida per gli investitori sarà quella di distinguere performance reale dei titoli dal movimento meccanico generato dalle cedole. Ad ogni modo in un contesto di forte attenzione al rendimento azionario, la concentrazione di dividendi è la conferma della capacità del listino milanese di offrire una struttura remunerativa tra le più generose a livello europeo.
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